Era il giorno della testimonianza “eccellente” di Fabio Quagliarella oggi al Tribunale di Torre Annunziata. L’attaccante stabiese doc, ora al Torino ma ex Napoli e Juventus, era infatti atteso nell’aula Siani del Palazzo di Giustizia di Corso Umberto, per raccontare la “sua verità” nell’ambito del processo che lo vede costituito come parte civile e presunta vittima di un “poliziotto-stalker”: l'assistente capo in servizio presso la polizia postale di Napoli, Raffaele Piccolo, che per il pm della Procura della Repubblica oplontina, Barbara Aprea, avrebbe avuto nel mirino una decina di personaggi famosi.

I FATTI. Quasi tutti vip e professionisti oggetto di lettere anonime, finte accuse e foto ritoccate – questa la tesi dell’accusa - che arrivavano ai destinatari via mail o sms. A questo punto il poliziotto, fingendosi esperto di indagini telematiche, in cambio di presunte ricompense prometteva alle sue “vittime” di risalire ai colpevoli. Nella “rete” di Piccolo, come svelato a processo da papà Vittorio, anch’egli parte civile, era finito pure Fabio Quagliarella. Il bomber della Nazionale veniva descritto, falsamente, come frequentatore di festini vicino ai clan della camorra. «Sì, mio figlio ha presentato numerose denunce per le lettere e i messaggi ricevuti», affermava Vittorio Quagliarella in aula, dinanzi alla giudice Emma Aufieri del Tribunale di Torre Annunziata, il 18 febbraio scorso.

RISCHIO PRESCRIZIONE. Oggi, il colpo di scena in tribunale. Fabio Quagliarella, nonostante le maggiori misure di protezione disposte ai varchi d’ingresso, non c’è. Ha ricevuto un avviso il giorno prima: “Non muoverti da Torino. Il Giudice cambia, va via da Torre Annunziata, ci sarà rinvio”. La testimonianza “eccellente” slitta, così come la sentenza e il grosso faldone d’inchiesta, che passa nelle mani di una nuova “toga”, Ernesto Anastasio della prima sezione penale. Forse tutto sarà da riscrivere, anche l’ampia istruttoria già svolta. Ma lo “stalking” ha una prescrizione breve: sette anni e mezzo al massimo. I fatti denunciati risalgono all’incirca al 2008. Sarà una vera e propria corsa contro il tempo.

“Il rischio concreto c’è – afferma a fine udienza l’avvocato Gennaro Bartolino, difensore tra gli altri di Fabio e Vittorio Quagliarella – ma non possiamo farci nulla. Lo impongono i decreti e le misure tabellari”. Per evitare che l’indagine riparta da zero c’è una sola strada: i difensori di Piccolo (gli avvocati Di Maio e Sartore) dovranno accettare che le carte del processo passino al nuovo Giudice senza colpo ferire. Ma in aula, oggi, entrambi hanno già chiesto che almeno un teste chiave sia riascoltato su alcuni punti ancora “oscuri”. 

 

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