Torre Annunziata. Fu ucciso da un proiettile vagante, sparato per festeggiare il Capodanno 2008. E’ un pentito di camorra, Michele Palumbo “munnezza”, ex-killer spietato del clan Gionta, a riaprire il caso sull’omicidio irrisolto di Giuseppe Veropalumbo. Il 30enne carrozziere di Torre Annunziata venne colpito a morte la sera del 31 dicembre 2007: un proiettile gli entrò in casa, al nono piano di uno stabile in via Vittorio Emanuele, trapassandogli il cuore mentre in braccio stringeva la figlioletta Ludovica, di soli 14 mesi. Da 9 anni, chi sparò quella tragica notte intorno alle ore 23 non ha né un nome, né un volto. Ora la possibile svolta. Grazie ai racconti dell’ultimo pentito.

LA SVOLTA. Palumbo, 46 anni, già da 6 in carcere e condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio del pregiudicato Ettore Merlino, agli inquirenti ha fatto il nome del presunto autore del folle gesto. Si tratta – secondo quanto riferito dal “munnezza” ai magistrati della Dda di Napoli, nel corso di un recente interrogatorio – di un 38enne pregiudicato ritenuto vicino al clan Gionta. Il racconto del collaboratore di giustizia (Palumbo si è pentito il 26 maggio 2015, ndr) ha così spinto la Procura della Repubblica di Torre Annunziata a riaprire il caso. Le indagini sulla morte di Giuseppe Veropalumbo furono archiviate nel 2013 dall’allora Procuratore Capo Guido Marmo, per “assenza di prove certe sull’identità” dell’omicida.

UN NUOVO INDAGATO. Il nome del 38enne, autore degli spari secondo la versione di Palumbo, è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio preterintenzionale. L’uomo è già stato interrogato dal pm titolare del fascicolo d’inchiesta, Silvio Pavia, e dinanzi all’accusa ha negato ogni addebito. Le indagini proseguirebbero spedite con nuovi accertamenti attesi a breve. Già nel 2014 arrivò una presunta svolta nell’inchiesta, grazie alle rivelazioni di due collaboratori di giustizia, che in carcere raccolsero voci sul presunto responsabile della morte di Veropalumbo. Voci, però, mai suffragate da concreti elementi di prova. Carmela Sermino, la moglie di Giuseppe, non ha mai smesso di chiedere verità e giustizia. Oggi, da Presidente dell'Osservatorio comunale per la Legalità, grida ancora la sua rabbia tra i banchi delle scuole di Torre Annunziata. Anche di recente agli studenti ha dichiarato: "Non mi arrendo. Non voglio altri morti di camorra come mio marito".

Nella foto, Carmela Sermino e Giuseppe Veropalumbo

 

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IL COMMENTO DELLA VEDOVA

L'omicidio