Il 13 giugno 1999 non è una data qualunque a Torre Annunziata. Il Savoia con una prestazione maiuscola batté 2-0 la Juve Stabia e conquistò un’insperata promozione in serie B.

A distanza di 20 anni in città è ancora vivo il ricordo di quell’impresa firmata dalla squadra guidata da Osvaldo Jaconi, con Mario Moxedano presidente e Francesco Maglione direttore generale.

Davanti a oltre 20mila torresi giunti al Partenio di Avellino, i bianchi annichilirono le Vespe di Zoratto. Giocatore simbolo di quella gara fu Cristiano Masitto, autore di un gol e un assist per il gol vittoria del torrese Alberto Nocerino.

IL RICORDO DI MASITTO. Proprio l’attaccante milanese ripercorre quei playoff nei quali il Savoia si qualificò per un soffio per poi battere non solo la Juve Stabia, ma anche una corazzata come il Palermo di Massimo Morgia e dell’attuale dg della Juventus Fabio Paratici. “Eravamo preoccupati, perché pensavamo che i rosanero fossero la squadra che politicamente dovesse salire. Dovevamo stare attenti soprattutto alle situazioni in area, dove ogni situazione poteva scaturire un rigore per loro. Fin dall’andata ci furono scaramucce con i nostri avversari e io giocai con il naso rotto in entrambe le occasioni. Poi fummo fortunati e bravi a giocare e vincere entrambe le sfide”.

Le emozioni del Partenio fanno venire ancora i brividi a Masitto. “E’ come se l’avessi giocata ieri, è stato uno dei giorni più belli della mia vita. Prima della gara c’era tanto silenzio nello spogliatoio. Per stemperare la tensione mi misi a palleggiare e passare la palla ai miei compagni. Poi entrammo in campo consapevoli non solo di avere un risultato a disposizione, ma anche di non poter deludere i nostri splendidi tifosi. La situazione si mise subito bene e vincemmo con enorme merito, battendo la Juve Stabia con un mio gol già in avvio”.

“Per festeggiare girammo la città in carrozza – ha proseguito l’ex attaccante dei bianchi- Fu davvero spettacolare, pensavamo stesse passando la regina”.

Masitto, in prestito dal Cesena, non giocò mai trai cadetti con il Savoia e l’anno successivo andò al Como. Nonostante ciò, a conferma del forte sentimento verso la piazza oplontina,  il suo addio al calcio lo celebrò proprio al Giraud. “Mi dispiacque lasciare questo ambiente, ma le società avevano idee diverse. I bianchi sono comunque nel mio cuore e spero che un giorno possa tornare a Torre Annunziata e poter allenare una squadra gloriosa con un pubblico indimenticabile”.


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