Torre Annunziata. "Caro Babbo Natale, chiedo scusa alle persone cui ho fatto del male, anche ai miei genitori. A quest'età è molto facile sbagliare, ma devo essere forte. Spero che anche i figli dei boss, schiavi della camorra, si pentano come ho fatto io. Per capire le cose belle della vita, imparando ad essere onesti. Riempite, tutti, i vostri cuori di gioia. Buone feste". Sembra una sorta di miracolo, ma non lo è.

Angelo, a soli 15 anni, mise a segno 3 rapine in 5 giorni a Torre Annunziata. Oggi, minore a rischio dell'area penale, è ospite del centro salesiano di recupero "Mamma Matilde". Festeggia il Natale in via Margherita di Savoia, nella sua città, in un salone dei locali dedicati alla memoria di Matilde Sorrentino, la cosiddetta mamma coraggio uccisa perchè denunciò i pedofili del rione Poverelli. Quegli orchi abusarono anche dei suoi due bambini.

Angelo, adesso, festeggia il Natale con Domenico, che invece a 17 anni è un ex baby-pusher del Piano Napoli di Boscoreale. Insieme a loro, ci sono i minorenni extracomunitari. Tutti immigrati originari del Gabon e della Nigeria. Attorno all'alberello colorato, pure 10 orfani del Vesuviano. La tavola è imbandita, finalmente. Luci e colori risplendono in via Margherita di Savoia, quasi un'altra vita. Un calcio al passatofatto solo di triste criminalità. Sembra una sorta di miracolo, ma non lo è.

Angelo, dopo la festa organizzata all'interno del centro salesiano dal parroco anti-clan, don Antonio Carbone, prende una bic nera: scrive a Babbo Natale, chiede scusa e lancia appelli contro la camorra. Perchè grazie al percorso di recupero, dopo le rapine, Angelo ha capito. Cambiare si può, soprattutto se chi ti sta accanto "aiuta il tuo cammino". Difficile, in salita. Ma possibile e divenuto in breve "un'opportunità", scrive ancora il 15enne, indirizzando la sua letterina, almeno con la mente, al Polo Nord.

Angelo, prima rapinatore seriale a 15 anni, mette in pratica l'appello lanciato proprio da don Antonio, solamente ieri. Nel corso della IX edizione del memorial "Giuseppe Veropalumbo", intitolato all'operaio torrese ucciso da un proiettile vagante, sparato in strada per festeggiare il Capodanno. "Armatevi di una penna e non di una pistola - aveva detto il prete - . Scrivete soltanto messaggi d'amore". Segnali d'amore e di speranza. Perchè cambiare si può. Lo insegna una banale "letterina", spedita a Babbo Natale da chi, appena 15enne, mise a segno 3 rapine in 5 giorni a Torre Annunziata.

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