Sì è conclusa con un bel nulla di fatto, ed un nuovo rinvio a novembre, l’attesa udienza in programma oggi al Tribunale di Torre Annunziata sul presunto scandalo “abusivopoli-bis” al Comune di Torre del Greco: abusi edilizi, falso ideologico in atto pubblico, concussione, abuso d’ufficio, favoreggiamento e violazione dei sigilli. Queste le accuse mosse a vario titolo dal pm della Procura della Repubblica oplontina, Silvio Pavia, nei confronti di quattordici imputati.

A tre anni dalla chiusura dell’inchiesta, oggi tutti tirano un sospiro di sollievo. “Stop” al processo, il collegio giudicante cambia, ma i termini di prescrizione continuano a correre. Giusto il tempo di depositare una perizia sulle lunghissime intercettazioni, disposte in quattro anni d’indagine, e in Tribunale salta pure l’esame dei primi testi “eccellenti” della pubblica accusa.

Alla sbarra per “abusivopoli-bis” c’è anche l’ex vicesindaco del Comune di Torre del Greco, Donato Capone, ora assessore con delega alle Politiche sociali. L’ex consigliere provinciale, per l’accusa, era il titolare “di fatto” dell’impresa edile “Il Castoro”. Impresa che si sarebbe occupata di ristrutturare un rudere, all’angolo tra via Nazionale e via Lava Troia, da trasformare in un supermarket della catena “Despar”.

Una classica “soffiata” fece emergere, nel 2008 e secondo la Procura, una serie di irregolarità anche nella documentazione necessaria ai lavori. Irregolarità “da mascherare”, per il pm Pavia, sfruttando la compiacenza di imprenditori ma soprattutto di politici e di dipendenti comunali. Tra questi il vigile urbano Pasquale Migliozzi, all’epoca in servizio presso il nucleo anti-abusivismo dei caschi bianchi, accusato di favoreggiamento per “aver rivelato” a Capone ed a Vincenzo Ifigenia, committente dei lavori, la notizia dell’imminente sequestro del cantiere nel maggio del 2009.      

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