Pompei , uno dei più importanti siti archeologici al mondo, sempre più nel mirino dell’interesse nazionale  per restituirgli  la sua dignità e il suo splendore. E’ stato l’oggetto di studio per i giornalisti  nella sala di Villa Campolieto a Ercolano durante la giornata di formazione e aggiornamento del secondo ciclo triennale organizzato dall’Ordine dei Giornalisti di Napoli. 

Il “Grande Progetto Pompei ed il Territorio Vesuviano” è stato trattato dal Direttore Generale del Parco Archeologico  Massimo Osanna  in prima persona come un viaggio  nel tempo,  nello spazio, nelle modalità, nelle difficoltà, nella comunicazione, tra le mille esigenze e responsabilità, tutto per riportare  l’area archeologica all’antico splendore . Racconto pienamente in linea con la politica di comunicazione e trasparenza attuata dal  direttore Osanna  che  cura personalmente e che consente di avere un filo diretto del grande parco archeologico con il pubblico nazionale e internazionale.

Un nuovo modo di raccontare anche gli interventi di lavoro nel sito e rendere il pubblico partecipe delle attività di restauro e valorizzazione in corso. Pompei restaurata ha raggiunto quasi  3 milioni di visitatori, dopo che le  strutture sono state in gran parte riprese, dopo che gli intonaci non si staccano più e i muri non cadono  per le infiltrazioni  e i mosaici non si sollevavano dai pavimenti. Il progetto degli interventi, racconta Osanna, fu varato nel lontano 2011 con la disponibilità di 105 milioni di euro, quando  l’area archeologica era in condizioni drammatiche e i  crolli fecero  comprendere l’entità dei problemi. E fu così che Pompei  fu finalmente considerata un’opportunità. 

“All’inizio  sembrava che il grande progetto fosse un altro degli scandali italiani cioè non si sarebbe arrivati a definire il progetto e quindi a spendere tutti  i soldi  - racconta Osanna -  Entro il 2016  si sarebbero dovuti spendere 104 milioni mentre ne erano stati spesi solo 400 mila . Allora si scatenò un putiferio con interventi anche da Bruxelles, un vero e proprio incubo. Ma ci fu un incontro al vertice del Ministro Franceschini con il responsabile di Bruxelles con il quale si fece un accordo e si trovò la soluzione per la quale il finanziamento restava in essere nella nuova programmazione 2014/2020  se si fosse  riusciti a spendere altri 40 milioni entro dicembre, e fu così che i fondi furono salvi. In questi anni stiamo lavorando con calma e questo significa lavorare bene. Sono ormai solo 2 i cantieri dei 55 iniziali”.

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