Affare Cirio. Rolex e valigette cariche di soldi: così agiva Adolfo Greco
Per gli inquirenti, grazie all'aiuto di Pentangelo e Cesaro aveva ottenuto il permesso a costruire
15-05-2020 | di Redazione
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Rolex e valigette piene di soldi. Agiva così Adolfo Greco secondo l’operazione è stata coordinata dalla Procura di Torre Annunziata e condotta dalla squadra mobile della Questura di Napoli, dal commissariato di Castellammare e dal Nucleo di polizia Economico Finanziaria della guardia di finanza di Napoli.
Nel corso delle indagini è stato scoperto un ramificato sistema di corruzione di esponenti politici, regionali e nazionali e di pubblici ufficiali posto in essere da Adolfo Greco, già destinatario di altre due ordinanze di custodia cautelare.
Tramite operazioni di intercettazioni telefoniche e ambientali e con l’installazione di impianti di videoripresa, assieme a controlli e pedinamenti, è stato scoperto il piano di Adolfo Greco in merito al progetto di riconversione del complesso industriale dismesso, ex Cirio, in Traversa Mele a Castellammare.
E’ emerso anche il coinvolgimento di Tobia Polese, titolare dell’Hotel La Sonrisa, titolare assieme a Greco della Polgre 2000 srl che era la società proprietaria dell’area in questione.
I due dopo aver presentato al Comune di Castellammare, sulla base di una relazione tecnica stilata dall’ingegnere Elefante, un progetto di recupero e riqualificazione dell’area, a seguito del decorso dei termini per l’esame della richiesta, avevano attivato la procedura per la nomina di un commissario ad acta che, in sostituzione all’ente rimasto inerte, avrebbe dovuto provvedere all’istruttoria e all’adozione del provvedimento conclusivo per il rilascio del permesso a costruire.
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Gli inquirenti hanno scoperto che Greco, con la complicità di Polese e Giuseppe Passarelli, amministratore unito della sua società che avrebbe dovuto realizzare i lavori, aveva tentato di ottener la modifica della legge regionale 35/87 (PUT della costiera sorrentina-amalfitana) e avrebbe provato ad accordarsi con il consigliere regionale del Pd Mario Casillo, affinché intervenisse sugli esponenti del suo partito per ritirare una serie di emendamenti.
In cambio, con la mediazione dell’esponente politico Gennaro Iovino, in relazione al progetto di riconversione, sarebbe stato chiesto l’affidamento dei lavori di impiantistica elettrica ad una ditta indicata.
Dopo il fallimento di questa sinergia, gli stessi, d’intesa con l’ingegnere Elefante, hanno cambiato il referente politico, ottenendo la modifica della legge Regionale numero 19 del 2009, che prevede espressamente l’applicabilità delle norme premiali de cd piano casa ai territori sottoposto ai vincoli di inedificabilità relativa, di natura paesaggistica, imposti dal PUT.
Dopo le resistenze manifestate dai funzionari dell’Ufficio Tecnico Comunale di Castellammare, Adolfo Greco ha ottenuto da Antonio Pentangelo, all’epoca vice presidente della Provincia di Napoli, la nomina di un commissario ad acta, nella persona dell’architetto Biondi, per il rilascio del permesso a costruire.
Quest’ultimo, per gli inquirenti, era legato a uno stretto rapporto personale e professionale con Luigi Cesaro e a suo figlio con il quale condivideva lo studio professionale.
Per la concessione di questa nomina Greco e Polese hanno regalato a Pentangelo un Rolex e a Cesaro 10mila euro in contanti. Inoltre Greco è intervenuto sull’imprenditore Giuseppe Imperati, affinché questi concedesse in locazione al partito Forza Italia l’immobile in piazza Bovio 8 a Napoli. Questo sarebbe diventato poi la sede del partito, per un canone pari a 3mila euro in luogo dell’originaria richiesta di 5mila, e inoltre la promessa di sostenere la campagna elettorale regionale del 2015 al figlio di Cesaro.
Inoltre al fine di riuscire a ottenere il rilascio del permesse a costruire Greco ha elargito una somma pari a 12mila euro nei confronti del commissario ad acta Biondi. Da successive intercettazioni è poi uscito fuori che la somma totale era 20mila euro, con la differenza che è stata trattenuta dall’ingegnere Elefante.
Le indagini hanno consentito di accertare altre condotte corruttive da parte di Greco nei confronti di tre funzionali dell’Agenzia delle Entrate: Vincenzo Colavecchia, Marcello Ciofalo e Vincenzo Campitiello.
Per il loro rapporto ricevevano da Angelina Rega, moglie di Greco, una 24 ore con all’interno 3mila euro in contanti.
Inoltre a Campitiello sono contestati anche i reati di falso ideologico in atto pubblico, avendo falsamente attestato la sua presenza dinanzi alla Commissione Tributaria Regionale della Campania, nei giorni in cui si trovava presso la sede della Cil di Castellammare.
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