Un agguato fallito, ma allo scopo di uccidere. Non uno qualunque, ma Giuseppe Carpentieri, genero di Valentino Gionta, il boss dell’omonimo clan di Torre Annunziata.

I sicari hanno agito nel primo pomeriggio di mercoledì 6 maggio, nel palazzo in cui abita l’uomo, in corso Vittorio Emanuele 126. Tre i colpi di pistola esplosi, due dei quali andati a segno, all’addome e all’inguine.

Carpentieri, marito di Teresa Gionta, in quel momento era intento a prendere il sole, quando è stato raggiunto dai colpi di pistola. I sicari sono riusciti a far perdere le loro tracce.

Immediata la corsa in ospedale da parte dei familiari. In un primo momento sono andati al presidio di Boscotrecase, non sapendo che da almeno 2 mesi è stato convertito a Covid Hospital. Da lì l’immediato trasferimento d’urgenza al “Maresca” di Torre del Greco.

Sul posto poi sono giunte le forze dell’Ordine, che hanno bloccato via Oplonti, strada adiacente al palazzo, transennato il portone e avviato i primi rilievi. Al momento sono state sequestrate le ciabatte indossate da Carpentieri e prelevate le tracce di sangue sul luogo dell’agguato. Accertamenti sono stati fatti anche nell’auto con cui Carpentieri è stato portato in ospedale: all’interno c’era un asciugamani bianca intrisa di sangue.

Dinamica ancora tutta da chiarire. Secondo una prima ricostruzione i sicari sarebbero giunti sull’attico entrando dal portone principale. Un'altra versione vuole che i colpi siano stati esplosi da un palazzo di fronte.

Dopo un periodo di relativo silenzio, la camorra torna a far paura. Giuseppe Carpentieri, figura di spicco del clan Gionta, ha scontato una condanna per omicidio, partecipando al delitto costato la vita ad Alfredo Nasti e Ciro Fraschetta, nel 1993, oltre a una condanna per associazione mafiosa legata all’inchiesta sul “Codice Gionta”, il sistema di messaggi cifrati dal carcere usato per impartire ordini agli affiliati.

Con questo agguato, c’è il rischio che possa scoppiare una nuova faida a Torre Annunziata.

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