"I Fratelli Caponi (che siamo noi)" s’insediano nello storico Palazzo Fusco. Incipit quanto mai appropriato per annunciare, fra il serio e il faceto, l’inaugurazione dei nuovi locali della nota pizzeria di Torre Annunziata, che si terrà lunedì 9 ottobre, a corso Umbero I, 213.

I nuovi locali conservano il clima ispiratore del famoso film commedia di Camillo Mastrocinque “Totò, Peppino e la… malafemmina” uscito nel 1956. I titolari hanno saputo coniugare gusto e fantasia realizzando tre sale di ristoro arredate, ambientate e dedicate appunto ai tre personaggi del film: Sala Peppino, Sala Totò e Sala Malafemmina.

Denominatore comune l’esposizione irridente della famosa lettera che Totò detta a Peppino. Lo scritto, distribuito sapientemente sulle pareti delle stanze in strisce grafiche, invita i presenti ad attardarsi nella lettura in attesa delle portate culinarie. Ci scappa di sicuro un sorriso perdendosi fra gli errori ortografici e le allocuzioni strane delle rime. Nella Sala Totò troneggia una sedia principesca, mentre la saletta più appartata, tanto cara alle coppiette innamorate, crea l’intimità di una piacevole discrezione. Vincenzo, il titolare del locale, con un sorriso simpatico ed accattivante mi rivela che sin da ragazzo ha avuto una passione per il teatro. Totò e Peppino  sono stati sempre i suoi idoli, fin quando poi giunta l’età matura ha voluto ricreare questa magica atmosfera fatta di attesa, di risate e di ilarità, intorno ad una tavola imbandita di “ben di Dio” come nel film.

Quindi arte nella ristorazione, arte nell’intrattenimento e arte nel saper recuperare intelligentemente ambienti in disuso collocati in un palazzo antico e di prestigio.  Insomma una ventata nuova d’imprenditorialità e creatività che qualifica con gusto  la città e l’ambiente. Tra i serafici scritti, infine, che si possono leggere sulle pareti vi è esposta anche qualche notizia storica del palazzo che ospita l’esercizio.

(vi.amo.)

 

La storia del Podere Fusco

Via Pasquale Fusco e Palazzo Fusco un strada ed un palazzo, un binomio nato non a caso, una dualità che racchiude la storia di un territorio, quello oplontino, passando curiosamente attraverso personaggi di spicco della controversa storia d’Italia. La citata strada con l’annesso palazzo, identificato dal civico 215, è ubicato nell’antico quartiere "Oncino" di Torre Annunziata, affacciati ambedue sulla Strada "Regia delle Calabrie" oggi denominata Corso Umberto I. Il palazzo, una costruzione ampia, massiccia, con un meraviglioso giardino all’interno, apparteneva alla famiglia Fusco, grandi proprietari terrieri, notabili e giureconsulti, oggi valenti medici ed avvocati. “Il podere Fusco”, come si legge sull’arco del portone, nell’ottocento si estendeva dalla Strada Regia fino a lambire la spiaggia Oncino nei pressi della falesia vulcanica che si affaccia al mare: ecco spiegato il motivo della titolarità della strada che incrocia oggi la panoramica via Gino Alfani.

Era il territorio estremo del comune di Boscotrecase che con decreto regio del 22 febbraio 1877, insieme al quartiere Grazie, fu inglobato nel comune di Torre Annunziata. Il palazzo Fusco fu ampliato negli anni a seguire e la data 1885 in rilievo sul’arcata d’ingresso indica il periodo di completamento dello stabile. Nell’ala nobiliare abitativa al primo piano, alla quale si accede tramite una meravigliosa scala di marmo a chiocciola appena si entra a destra, nacque il 12 novembre del 1843 Nicola Antonio Salvatore (de) Dino. Un illustre matematico, professore all’Università di Roma e di Napoli, ordinario di geometria proiettiva ed analitica, membro dell’Accademia delle Scienze, nonchè insegnante del famoso matematico torrese Ernesto Cesaro. La lapide posta sulla facciata del Palazzo Fusco sottolinea l’importanza del personaggio  annoverandolo fra i migliori figli di questa terra oplontina. Ancora di più lo fu il padre,  l’onorevole Ferdinado Salvatore (de) Dino (1811-1891), deputato nel 1861 della VIII Legislatura del Regno D’Italia e sindaco di Torre Annunziata dal 1847-1848. Famoso il suo intervento a favore del ministro Bettino Ricasoli relativo all’esercito meridionale ricostituitosi dopo le vicissitudini dell’Unità d’italia.

L’amicizia e la  conoscenza personale intercorsa fra  il deputato e don Pasquale Fusco favorì immancabilmente l’ampliamento del palazzo Fusco. Infatti quest’ultimo acquistò nel 1877 anche  la Villa Estevan, appartenente a donna Maria Scognamiglio e all’incisore spagnolo e consulente tecnico della Real Fabbrica d’Armi Raffaele Estevan, divenuta poi Villa Fusco che si può oggi tutt’ora ammirare nei pressi dei giardini pubblici di Torre Annunziata.

Meraviglioso l’ingresso a botte del palazzo Fusco con modanatura a cassettoni di stucco abbastanza ampio da consentire allora l’ingresso con le carrozze. Gli anelli pendenti, incastonati al muro evidenziati da mattonelle vietresi vivacizzano la corte interna che tra archi e terrazze al sole delineano uno spazio ampio circondato da locali adibiti a stalle, a depositi alimentari, di raccolto e prodotti della terra con un recondito e sotterraneo locale utilizzato come cantina. Una volta entrati nel palazzo e soffermatosi nella corte interna, di fronte all’ingresso  principale, si apre un secondo ingresso ad arco:  è l’accesso interno al podere di Pasquale Fusco che delineato da un alto muro scendeva per tutta la via a lui denominata. Oggi questi locali accolgono la pizzeria “I Fratelli Caponi (che siamo noi)”, mentre tutto il podere, a parte un ampio giardino ancora esistente, è stato completamente lottizzato.

Articolo e ricerca storica-araldica di Vincenzo Amorosi

(Nella foto lo storico Podere Fusco e lo stemma della famiglia Fusco: Troncato, di azzurro e d’oro alla fascia di rosso sulla partizione caricata da tre stelle d’oro sostenente una colomba al naturale che mira un sole d’oro raggiante nel catone destro del capo, ed in punta a due sbarre di rosso ondate di argento accompagnate da tre quadrifogli azzurri)

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