“Camminare tra le strade dell’Annunziata dieci anni fa era un incubo. Ma non è sufficiente per pensare di aver sconfitto la camorra”. Il direttore dei Salesiani di Torre Annunziata, don Antonio Carbone, non usa mezzi termini per continuare a tenere alta l’attenzione sulla legalità.

A dieci anni dal blitz “Alta Marea” sono state “tagliate fuori tutte le teste pensanti e ridotto in miseria almeno 80 famiglie che facevano della camorra, il loro credo di vita”. Lo smantellamento della centrale di controllo di Palazzo Fienga sancì, per don Antonio Carbone una sconfitta dapprima politica, per effetto della carcerazione di tutti i vertici del clan Gionta. Ne seguì poi un declino economico e sociale. “Allora camminavi per quelle strade ed eri circondato da sentinelle, ora invece è radicalmente cambiato l’approccio con quei quartieri. Dal blitz ne scaturì un sentimento di sollievo. Una liberazione che ha portato ora quelle famiglie sul lastrico, a vivere di stenti, di elemosine, perfino di prostituzione. Bisognerebbe incentivarli a intraprendere un percorso di riabilitazione. Un lavoro duro ma utile per far sì che non si permetta che qualcuno possa di nuovo avere il controllo della città”.

Il riferimento è alle recenti esplosioni che hanno fatto piombare Torre Annunziata nuovamente nella violenza: “Si sta assistendo a piccoli gruppetti criminali che tentano di emergere, con scarsi risultati. Non bisogna cedere, bisogna continuare a credere nella giustizia e nella chiesa”.

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