“Song’ ra Torr, song’ e cop a lav”. Sono le ultime parole che pronuncia Antonio Morione colpito a morte dai rapinatori killer, prima di esalare l’ultimo respiro. Parole che riferisce al figlio, inginocchiato ai suoi piedi nel tentativo di fermare il sangue del padre. Antonio Morione, il commerciante ucciso nella sua pescheria il 23 dicembre 2021 aveva quindi riconosciuto i soggetti autori della rapina. Parole fondamentali per gli inquirenti che, in questi 19 mesi, hanno lavorato senza sosta per assicurare alla giustizia gli assassini.

Un intenso lavoro di indagine tra intercettazioni, analisi dei dati, testimonianze e ricostruzione delle immagini di videosorveglianza, svolto dai carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia e del Nucleo Investigativo del Comando Gruppo di Torre Annunziata con il coordinamento della Procura (Procuratore Nunzio Fragliasso e sostituti Giuliana Moccia e Andreana Ambrosino).

Un’inchiesta che ha trovato enormi difficoltà a causa dell’assenza di un sistema di videosorveglianza nel centro della città e che non ha potuto ricostruire il percorso fatto dagli assassini a bordo della Fiat 500, l’auto rubata a Salerno una settimana prima e usata per la rapina sfociata nel sangue.

Ad incastrare i rapinatori anche la frase emblematica pronunciata da Tecchio Assunta (moglie di Luigi Di Napoli, ndr) al marito, dopo l’ennesimo controllo dei carabinieri “Adesso che avete ucciso a uno, non voglio sapere più niente di te”. (Nella foto il luogo dove è stata ritrovata l'auto incendiata usata per la rapina)

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