Negli appalti dell'Asl na 3 imprese vicine al clan dei Casalesi, che avrebbero frodato il sistema della sanità pubblica in nome del boss Michele Zagaria. Liquidate somme ingenti per lavori mai eseguiti. Conti correnti e libretti postali confiscati ad un imprenditore 45enne originario di Caserta, residente in provincia di Lucca, al quale erano già stati sottoposti a sequestro beni immobiliari e nonché compagini societarie per un valore di circa 750 mila euro. L’attività prende spunto dall’operazione “Ghost Tender”, condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Lucca che, nel marzo 2018, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze, aveva portato ai primi sequestri di beni, all’arresto di 5 persone tra la Toscana e la Campania ed alla denuncia a piede libero di ulteriori responsabili in quanto appartenenti o fiancheggiatori di un’associazione a delinquere operativa dal luglio 2013 nella provincia di Lucca e vicina al clan dei Casalesi e del boss Michele Zagaria, che avrebbe fatto affari aggiudicandosi appalti, attuando frodi in pubbliche forniture e riciclaggio.

Nell’ambito delle indagini era stato individuato un gruppo criminale che ruotava attorno ad imprenditori edili residenti in provincia di Lucca e Caserta i quali, utilizzando prestanome e società compiacenti, molte delle quali “apri e chiudi”, si aggiudicavano decine di appalti della ASL 3 con sede a Torre del Greco - per milioni di euro - in relazione a commesse per lavori edili banditi con importi inferiori ai valori soglia, al di sopra dei quali sarebbe prevista la procedura ordinaria di affidamento. A tale scopo, il sodalizio aveva stabilito rapporti corruttivi con un Dirigente della predetta ASL, il quale non solo aveva aggiudicato l’appalto in violazione delle norme di trasparenza, correttezza e imparzialità, ma aveva addirittura consentito al sodalizio di conseguirne il pagamento pur in assenza di qualsivoglia esecuzione dei lavori.

In questo modo, le imprese riconducibili al gruppo criminale erano risultate, a turno, aggiudicatarie di numerosi appalti per lavori falsamente attestati come avvenuti, ma di fatto in gran parte non eseguiti. Il procedimento penale relativo ai fatti finora esposti vede attualmente in corso di svolgimento la fase dell’udienza preliminare. Le indagini patrimoniali, coordinate dalla Procura della Repubblica di Firenze e svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Lucca, hanno evidenziato la pericolosità del soggetto sottoposto ad indagini, in quanto ritenuto “indiziato” sia di reati commessi “al fine di agevolare l’attività” dell’associazione mafiosa dei “Casalesi e del Zagaria”, che di trarre i propri mezzi di sostentamento da delitti a sfondo patrimoniale.

Nel contempo è stata appurata la sproporzione del patrimonio dell'imprenditore rispetto al proprio reddito tra il 2013 e il 2019. Sulla base delle risultanze emerse, il Procuratore Aggiunto della Procura della Repubblica presso il Tribunale Repubblica di Firenze, Dott. Luca Tescaroli, ed il Sostituto Procuratore della Repubblica c/o la Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze, Giulio Monferini, hanno avanzato richiesta di applicazione delle misure preventive personali e patrimoniali e l’Ufficio Misure di Prevenzione del Tribunale di Firenze, presieduto da Raffaele D’Isa, che valutando positivamente la sussistenza dei requisiti di legge, ha emesso il provvedimento ablatorio dei beni riconducibili al proposto, eseguito a dicembre 2020. Successivamente, in sede di udienza collegiale, il Tribunale di Firenze, in funzione di giudice delle misure di prevenzione, ha parzialmente accolto le richieste formulate dai Pubblici Ministeri disponendo la confisca di una parte dei beni dell'imprenditore: conti correnti bancari, libretti postali ed un’autovettura. 

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