Quando ho letto per la prima volta “Sillabario Napoletano” mi è apparso un’opera delicata, essenziale, di immediato effetto comunicativo.
Mi sono detta: finalmente non siamo dinanzi ad un testo di glottologia, ma dinanzi ad un’opera che, raccontando il nostro dialetto, racconta la nostra storia recente, che così rapidamente sembra essere scomparsa dai nostri ricordi e, quello che è più grave, dalla nostra cultura.
Il Sillabario Napoletano” è nato, infatti, come l’autore stesso dice, dal bisogno di fermare attraverso l’uso del nostro dialetto, momenti del suo e del nostro passato e, quello che più mi ha colpito, i momenti di un tempo non troppo lontano in cui tutti vivevamo un’esistenza, non turbata né minacciata dall’individualismo e dal materialismo sfrenati che ormai caratterizzano i nostri tempi, Nino Vicidomini ha raccontato quel tempo con le nostre parole dimenticate, ha ancorato ad esse memorie ed emozioni per trasmetterle alle nuove generazioni, a partire dai bambini delle scuole elementari.
Non a caso, infatti, quest’opera si intitola “Sillabario”.
Parte dalle lettere dell’alfabeto, confrontando l’italiano con il napoletano e così via, fino alle regole fondamentali della grammatica e della sintassi.
E ci racconta di parole scomparse, di nomi non più in uso e quindi ormai sconosciuti alla maggior parte dei giovani e, forse, anche degli adulti.
Io stessa ho ritrovato parole che da decenni non ascoltavo, nomi che ormai non sono più nell’uso identificativo corrente: Eppure essi hanno rappresentato i pilastri della comunicazione dei nostri genitori dei nostri nonni, lo strumento magico, di cui si sono serviti grandi poeti e scrittori napoletani, nonché i grandi Totò, Eduardo, Troise, Di Giacomo.
È innegabile inoltre la straordinaria efficacia espressiva di tanti modi di dire che raccontano, fissano, elevano a poesia emozioni attimi di vita.
Tante espressioni dialettali hanno dipinto, definito e catalogato messaggi affettivi, cognitivi, comunicativi, esclusivi della nostra cultura.
Nino Vicidomini ci mostra, con le poesie con cui arricchisce quest’opera, come tutto può accadere basta scegliere le parole, semplicemente, ad una ad una, affidarsi ad esse e lasciare che raccontino emozioni che diventano sentimenti, struggenti ricordi che diventano storia.
Leggendo Vicidomini ciascuno, inoltre, si può fare un processo inverso: “partire dalla conoscenza oggettiva delle parole dialettali per giungere poi alla scoperta di se stessi, della propria interiorità e, spesso, del proprio bisogno di raccontarsi “in dialetto”
Perciò invito a leggere questo libro con attenzione, per riappropriarsi della propria infanzia, del proprio passato, della stupenda colonna sonora della storia delle nostre famiglie. Perciò ritengo necessario trasmettere la conoscenza della nostra lingua madre alle nuove generazioni, perche essa rappresenta l’unica e vera ricchezza di ognuno di noi. Oggi i giovani che parlano in dialetto, non parlano il nostro dialetto, ma un gergo circoscritto ad occasioni ed ambienti e quindi privo di messaggi e continuità culturali, cose acquisite, invece, dall’eleganza, dalla liricità, della passionalità della nostra lingua, che non “dice” ma “recita” ogni parola.
Inoltre credo che il “Sillabario Napoletano bisogna leggerlo senza pensare di “sapere già tutto” sull’argomento.
È un errore perché nel libro di Vicidomini non si trovano solo regole grammaticali, ma emozioni antiche, comuni soprattutto a chi fra noi ha collocato la sua infanzia negli anni ’60 – ’70.
Non solo – Leggendo “Minuccia” e del suo negozio delle meraviglie, mi è venuta in mente “Giulietta”, una piccola donna che a Torre Annunziata gestiva un luogo incantato come quello di “Minuccia” e dove i miei figli da piccoli correvano per trovarvi le cose più impensate: lecca lecca, strùmmoli, stagnarielle, ritrattiélle ecc.
Mi sono chiesta se esistono ancora questi negozi che regalano sogni ai bambini, la felicità che costa poco, la serenità dei genitori che vedono i figli contenti. Mi sono chiesta che cosa spingeva queste persone a tenere su queste attività?
Certamente la necessità di “portare avanti” famiglie numerosi, ma anche l’intelligenza e l’operosità- doti straordinariamente presenti nelle donne della nostra terra.
Oggi è tutto più complesso e costoso e, soprattutto, meno incantato e buono: E questo, purtroppo, troppo spesso ruba la magia dell’infanzia e della giovinezza-
Ecco perché è stato bello leggere il Sillabario Napoletano. Ho ritrovato raccontate con garbo ed immediatezza memorie ed emozioni antiche dimenticati, ma anche la spensieratezza di quel tempo, i giochi , gli affetti e i sogni.
LINA LUPOLI