23 Novembre 1980, un boato squarcia le case. I video del terremoto
21-11-2010 - Archivio Storico de Lo Strillone
Il terremoto colpì alle 19:34 di domenica 23 novembre 1980: una forte scossa di magnitudo 6,5 sulla scala Richter, della durata di circa 90 secondi con un ipocentro di circa 30 km di profondità colpì un´area che si estendeva dall´Irpinia al Vulture, posta a cavallo delle province di Avellino, Salerno e Potenza. Tra i comuni più duramente colpiti vi furono quelli di Sant´Angelo dei Lombardi, Lioni, Torella dei Lombardi, Conza della Campania, Teora, Laviano, Calabritto, Senerchia e altri paesi limitrofi. Gli effetti, tuttavia, si estesero ad una zona molto più vasta interessando praticamente tutta l´area centro meridionale della penisola: molte lesioni e crolli avvennero anche a Napoli interessando molti edifici fatiscenti o lesionati da tempo e vecchie abitazioni in tufo; a Poggioreale crollò un palazzo in via Stadera, probabilmente a causa di difetti di costruzione, causando 52 morti. Crolli e devastazioni avvennero anche in altre province campane e nel potentino, come a Balvano dove il crollo della chiesa di S. Maria Assunta causò la morte di 77 persone, di cui 66 bambini e adolescenti che stavano partecipando alla messa.
L´entità drammatica del sisma non venne valutata subito; i primi telegiornali parlarono di una «scossa di terremoto in Campania» dato che l´interruzione totale delle telecomunicazioni aveva impedito di lanciare l´allarme. Soltanto a notte inoltrata si cominciò ad evidenziarne la più vasta entità. Da una prospezione effettuata nella mattinata del 24 novembre tramite un elicottero vennero rilevate le reali dimensioni del disastro. Uno dopo l´altro si aggiungevano i nomi dei comuni colpiti; interi nuclei urbani risultavano cancellati, decine e decine di altri erano stati duramente danneggiati.
Nei tre giorni successivi al sisma, il quotidiano Il Mattino di Napoli andò enfatizzando la descrizione della catastrofe. Il 24 novembre il giornale titolò «Un minuto di terrore - I morti sono centinaia», in quanto non si avevano notizie precise dalla zona colpita, ma si era a conoscenza del crollo di via Stadera a Napoli. Il 25 novembre, appresa la vastità e gravità del sisma, si passò a «I morti sono migliaia - 100.000 i senzatetto», fino al titolo drammatico del 26 novembre «Cresce in maniera catastrofica il numero dei morti (sono 10.000?) e dei rimasti senza tetto (250.000?) - FATE PRESTO per salvare chi è ancora vivo, per aiutare chi non ha più nulla»[15]. La cifra dei morti, approssimativa per eccesso soprattutto a causa dei gravi problemi di comunicazione e ricognizione, fu poi ridimensionata fino a quella ufficiale, ma la cifra dei senzatetto non è mai stata valutata con precisione.
Al di là del patrimonio edilizio, già fatiscente e datato a causa dei terremoti del 1930 e 1962, un altro elemento che aggravò gli effetti della scossa fu il ritardo dei soccorsi. I motivi principali furono due: la difficoltà di accesso dei mezzi di soccorso nelle zone dell´entroterra, dovuta al cattivo stato della maggior parte delle infrastrutture, e la mancanza di un´organizzazione come la Protezione Civile che fosse capace di coordinare risorse e mezzi in maniera tempestiva e ottimale. Il primo a far presente questa grave mancanza fu il presidente della Repubblica Sandro Pertini. Il 25 novembre, nonostante il parere contrario del presidente del Consiglio Forlani e altri ministri e consiglieri,[16] Pertini si reca in elicottero sui luoghi della tragedia, ritrovando l´allora Ministro degli Esteri, il potentino Emilio Colombo.
I resoconti dell´Ufficio del Commissario Straordinario quantificarono i danni al patrimonio edilizio. Risultò che dei 679 comuni che costituiivano le otto province interessate globalmente dal sisma (Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Salerno e Foggia), 506 (il 74%) furono danneggiati.
Le tre province maggiormente sinistrate: Avellino (103 comuni), Salerno (66) e Potenza. Trentasei comuni della fascia epicentrale con circa 20.000 alloggi distrutti o irrecuperabili. In 244 comuni (non epicentrali) delle province di Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Foggia, Napoli, Potenza e Salerno, altri 50.000 alloggi subirono danni da gravissimi a medio-gravi. Ulteriori 30.000 alloggi in maniera lieve.
I mancati soccorsi
« Non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi »
(Sandro Pertini, edizione straordinaria Tg2, 27 novembre 1980)
Di ritorno dall´Irpinia, in un discorso in tv rivolto agli italiani, Pertini denunciò con forza il ritardo e le inadempienze dei soccorsi, che arriveranno in tutte le zone colpite solo dopo cinque giorn. Le dure parole del presidente della Repubblica causano l´immediata rimozione del prefetto di Avellino Attilio Lobefalo, e le dimissioni del Ministro dell´Interno Virginio Rognoni.
VIDEO del TERREMOTO
L´entità drammatica del sisma non venne valutata subito; i primi telegiornali parlarono di una «scossa di terremoto in Campania» dato che l´interruzione totale delle telecomunicazioni aveva impedito di lanciare l´allarme. Soltanto a notte inoltrata si cominciò ad evidenziarne la più vasta entità. Da una prospezione effettuata nella mattinata del 24 novembre tramite un elicottero vennero rilevate le reali dimensioni del disastro. Uno dopo l´altro si aggiungevano i nomi dei comuni colpiti; interi nuclei urbani risultavano cancellati, decine e decine di altri erano stati duramente danneggiati.
Nei tre giorni successivi al sisma, il quotidiano Il Mattino di Napoli andò enfatizzando la descrizione della catastrofe. Il 24 novembre il giornale titolò «Un minuto di terrore - I morti sono centinaia», in quanto non si avevano notizie precise dalla zona colpita, ma si era a conoscenza del crollo di via Stadera a Napoli. Il 25 novembre, appresa la vastità e gravità del sisma, si passò a «I morti sono migliaia - 100.000 i senzatetto», fino al titolo drammatico del 26 novembre «Cresce in maniera catastrofica il numero dei morti (sono 10.000?) e dei rimasti senza tetto (250.000?) - FATE PRESTO per salvare chi è ancora vivo, per aiutare chi non ha più nulla»[15]. La cifra dei morti, approssimativa per eccesso soprattutto a causa dei gravi problemi di comunicazione e ricognizione, fu poi ridimensionata fino a quella ufficiale, ma la cifra dei senzatetto non è mai stata valutata con precisione.
Al di là del patrimonio edilizio, già fatiscente e datato a causa dei terremoti del 1930 e 1962, un altro elemento che aggravò gli effetti della scossa fu il ritardo dei soccorsi. I motivi principali furono due: la difficoltà di accesso dei mezzi di soccorso nelle zone dell´entroterra, dovuta al cattivo stato della maggior parte delle infrastrutture, e la mancanza di un´organizzazione come la Protezione Civile che fosse capace di coordinare risorse e mezzi in maniera tempestiva e ottimale. Il primo a far presente questa grave mancanza fu il presidente della Repubblica Sandro Pertini. Il 25 novembre, nonostante il parere contrario del presidente del Consiglio Forlani e altri ministri e consiglieri,[16] Pertini si reca in elicottero sui luoghi della tragedia, ritrovando l´allora Ministro degli Esteri, il potentino Emilio Colombo.
I resoconti dell´Ufficio del Commissario Straordinario quantificarono i danni al patrimonio edilizio. Risultò che dei 679 comuni che costituiivano le otto province interessate globalmente dal sisma (Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Salerno e Foggia), 506 (il 74%) furono danneggiati.
Le tre province maggiormente sinistrate: Avellino (103 comuni), Salerno (66) e Potenza. Trentasei comuni della fascia epicentrale con circa 20.000 alloggi distrutti o irrecuperabili. In 244 comuni (non epicentrali) delle province di Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Foggia, Napoli, Potenza e Salerno, altri 50.000 alloggi subirono danni da gravissimi a medio-gravi. Ulteriori 30.000 alloggi in maniera lieve.
I mancati soccorsi
« Non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi »
(Sandro Pertini, edizione straordinaria Tg2, 27 novembre 1980)
Di ritorno dall´Irpinia, in un discorso in tv rivolto agli italiani, Pertini denunciò con forza il ritardo e le inadempienze dei soccorsi, che arriveranno in tutte le zone colpite solo dopo cinque giorn. Le dure parole del presidente della Repubblica causano l´immediata rimozione del prefetto di Avellino Attilio Lobefalo, e le dimissioni del Ministro dell´Interno Virginio Rognoni.
VIDEO del TERREMOTO