Boscotrecase. “Inserire nello statuto comunale una formulazione che definisca il servizio idrico integrato quale servizio pubblico locale privo di rilevanza economica, a tutela delle tasche dei cittadini”. La proposta viene dal Consigliere Comunale Catello Pane per affermare, su tutto, il diritto umano all’
acqua come principio innanzitutto riconosciuto dalle istituzioni. Il giovane
membro del parlamentino locale formalizzerà presto una proposta articolata all’
attenzione del presidente del consiglio, “affinché ne favorisca un’ampia
discussione tra le forze politiche in modo da garantire una larga convergenza
sulla questione”. Quello che interessa è almeno l’esame della questione acqua
pubblica, in aula anche alla presenza delle realtà sociali del comune. “Presto,
con l’entrata nel vivo della campagna di raccolta delle firme per sostenere la
proposta di referendum, la materia diverrà di grande attualità – ha concluso
Pane – l’istituzione comunale ha l’obbligo morale dinanzi alla cittadinanza,
quello cioè almeno di interrogarsi sulla questione. Questo anche per
approfondire l’argomento e capire quali saranno gli effetti della
privatizzazione sulle bollette”. Sono diversi i comuni, tra cui quello di
Napoli, che hanno deliberato in tal senso, dando così ulteriore slancio alla
battaglia civile per la riaffermazione di un diritto che sembra sia stato
sfiancato dagli ultimi provvedimenti normativi. Il recente art. 15 del D.L.
135/09 - approvato definitivamente dalla Camera dei Deputati il 19 Novembre
2009, infatti, introduce alcune modifiche all’art. 23 bis della Legge 133/08 e
muove passi ancora più decisi verso la privatizzazione dei servizi idrici e
degli altri servizi pubblici locali, prevedendo l’obbligo di affidare la
gestione dei servizi pubblici a rilevanza economica a favore di imprenditori o
di società in qualunque forma costituite individuati mediante procedure
competitive ad evidenza pubblica o, in alternativa a società a partecipazione
mista pubblica e privata con capitale privato non inferiore al 40%. Gli effetti
di questo provvedimento preoccupano i tanti che si stanno battendo per la
ripubblicizzazione dell’acqua anche attraverso la proposizione di specifici
quesiti referendari. Si teme che tale provvedimento sottrarrà ai cittadini ed
alla sovranità delle Regioni e dei Comuni l’acqua potabile di rubinetto, il
bene più prezioso, per consegnarlo, a partire dal 2011, agli interessi delle
grandi multinazionali e farne un nuovo business per i privati. Tale battaglia
civile è sostenuta oltre che per un concetto inviolabile che annovera l’acqua
come un diritto universale e non come merce, ma anche per le ripercussioni
disastrose che una privatizzazione potrebbe generare sui cittadini in funzione
della crescita delle tariffe.