Con una mostra di Gerardo Vangone, lo Spazio Zero11 del Liceo Artistico de Chirico di Torre Annunziata, continua ad esplorare le versioni della scultura, tra oggettualità e installazione, cercando di rappresentare, in nitide ambientazioni espositive, l’eterogeneità dei linguaggi artistici contemporanei. Un percorso espositivo di respiro culturale delle proposte, indica con tensione progettuale la possibilità di un’attiva presenza sociale delle arti visive contemporanee sul territorio.
Gerardo Vangone, nato a Torre Annunziata nel 1956, negli anni settanta frequenta il corso di scenografia di Toti Scialoia presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, diplomandosi nel 1980.
In un periodo di sperimentazioni pittoriche, nella seconda metà degli anni settanta, allontanandosi da una impostazione figurativa, si apre a ricerche polimateriche con l’uso del collage. Negli anni Ottanta il percorso di Vangone sfocia in un intenso interesse per il rapporto tra forma e segno, con implicazioni gestuali che evocano la dinamica neo-futurista dello spazio pittorico. In questo contesto di ricerca, realizza opere in cui le forme (sagomate in legno) sono attraversate da traiettorie di luce-colore, in un incrociarsi di energie contrastanti. Da questi risultati è quasi naturale per l’artista approdare alla scultura. Le sue opere tridimensionali degli anni ottanta sono estensioni spaziali del segno, costruzioni neo barocche dove le forme proiettano nell’ambiente la virtualità del loro movimento. Con le opere scultoree in legno partecipa all’esperienza de ‘L’Officina di Scafati’, esponendo ad Arezzo nel 1987 e nel 1999 a ‘Symbola’, con un’opera installata ad Agerola negli spazi pubblici. Dopo un periodo di sospensione, la sua ricerca si riattiva agli inizi del 2000, con opere che sviluppano una attenzione futurologica verso complesse concrezioni materiche di natura polimorfica. Un percorso chiaramente manifestato e in denso sviluppo, come ha testimoniato l’ ultima mostra, ‘Metropolis’, al Museo di Villa Rufolo a Ravello curata da Pasquale Ruocco e con un acuto testo di Ada Patrizia Fiorillo.
Gerardo Vangone, con quest’ultimo versante di ricerca, in modo inedito, svolge - scrive Franco Cipriano nel testo al catalogo della mostra allo Spazio Zero11 - (…) “un racconto delle ‘metamorfosi del tempo’, dove frammenti eterogenei - forma e informe, meccanico e organico, luce e segni – si pervadono gli uni con gli altri, generando la ‘meraviglia’ di nuovi corpi eterocronici, che l’arte ‘crea’ come per reinventare la sua stessa natura, come multiforme, trasmutante immaginazione del mondo “che viene”.
INAUGURAZIONE MERCOLEDI 6 GIUGNO ORE 18:00

Dal tempo…le forme

C’è un tempo del mare, prima del mare; fatto solo di luce. La luce che anticipa il colore. Sempre. C’è un tempo per ogni atto, persino per quelli mancati. E’ l’Ecclesiaste, con apodittica crudeltà, a garantirne la folle ciclica erranza. Un tempo ostile all’effimero, a capitalizzare lo spazio. E il tempo della futile simultaneità dei pensieri e delle emozioni. C’è persino il tempo degli specchi in cui ci si osserva là dove non si è già più. Un tempo diacronico. Sincronico. Un tempo dello sviluppo, che non può chiamarsi progresso. Un tempo tendente all’infinito (∞), o come modulo di se stesso, in valore assoluto, fermo alla fissità del segno, tra le parentesi di Iverson, | |, prima di diventare + oppure – , prima di decidere la direzione.
Nella registrazione prelimbica delle forme del tempo, delle sue molteplici forme, si fa ipostasi l’opera di Gerardo Vangone. In essa pare di cogliere simboli zoomorfici, teste oscure, come di insetti dagli inquietanti ocelli, puri coaguli di colore. Minacciose eterotropie richiamano le sue forme, astratti eteronimi restituisce il linguaggio di chi osserva. Eterocronie, appunto: zampette anteriori monche in opposto a robusti arti da levriero. Pochi gli squarci: un necrotico gorgo di schiuma nera, un finto rigurgito di vita dalle grandi labbra.

“Monsieur c’est la matière
qui s’enfante elle-même
et se fait des enfants
pour se faire la guerre”* sembra dire l’artista.

E il senso sbatte alle porte dell’essere. Atterrito, muto. Aspetta.
Felicio Izzo

*“Ma signore, è la materia
che genera se stessa
che genera i suoi figli
per fare guerra a se stessa”

Jean Tardieu


SPAZIO ZERO11 / Liceo Artistico G.De Chirico, Via V. Veneto,514, Torre Annunziata (Na).

Dal 7 al 28 giugno 2012, ore 9.00/14.00
Su appuntamento, ore 15.00/18.00.
Info: 081.5362838 www.liceodechirico.it