È iniziata ieri nell’aula bunker di Poggioreale la requisitoria del pm Dda Pierpaolo Filippelli, nel processo a carico di centodieci presunti affiliati al clan Gionta. Il sostituto procuratore dell’Antimafia ha iniziato a spiegare al giudice per l’udienza preliminare il contesto entro il quale muoveva i suoi tentacoli la cosca di Torre Annunziata. Un’organizzazione criminale efferata che basava la sua fortuna sul traffico di sostanze stupefacenti e che ha reso la piazza di spaccio oplontina una delle più fiorenti in Europa. Una holding criminale che si è avvalsa della collaborazione sul territorio della famiglia Chierchia, alias “Fransuà”, fedele alleato con il suo quartiere generale nel rione “Provolera”. Un alleato militare in quella che è stata una vera e propria guerra contro l’altra cosca di Torre, il clan Gallo – Cavalieri. Una battaglia di camorra che ha visto la morte di quattro persone in tre giorni tra il 20 e il 22 aprile del 2007. Una faida che il pm ha voluto ripercorrere in aula motivandola come una lotta per la conquista del traffico di sostanze stupefacenti cittadino. Inoltre il magistrato ha spiegato come sono state raccolte le prove che hanno permesso le due operazioni, “Alta Marea” e “Alta Marea 2”, con le quali le forze dell’ordine hanno sgominato la cosca di Palazzo Fienga. Fondamentale secondo il pm le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e le intercettazioni ambientali che hanno permesso di ricostruire le attività criminali del clan. Ad una ad una il magistrato passerà al setaccio la posizione di ogni singolo presunto affiliato durante le prossime udienze cominciando da quella fissata a metà dicembre.