Otto anni pieni di passione e di successi. Salvatore Ambrosino ha rivissuto tutto d’un fiato la sua lunga militanza con il Savoia. Le promozioni in C1 e B, ma anche la delusione all’Olimpico contro l’Ancona hanno segnato in maniera significativa la sua esperienza a Torre Annunziata.
Nel ’95 arrivò un’incredibile promozione con De Canio in panchina. Che ricordi ha di quella stagione contraddistinta dai vari problemi societari?
“Fu un’annata esaltante. Con De Canio in panchina ponemmo le basi per un campionato di vertice già nella stagione precedente. In squadra c’erano giocatori di spessore come Lunerti, Donnarumma e Visconti , che si completavano con giovani come me, Nocerino e Sanguedolce. All’epoca il presidente Franco Salvatore era poco presente, ma noi riuscimmo a fare gruppo e vincemmo a Foggia contro il Matera”.
Poi dopo due anni di C1, perse la B nella maledetta finale dell’Olimpico contro l’Ancona…
“Quell’anno il Savoia possedeva una grande squadra, ma ci trovammo di fronte in campionato l’Andria di Papadopulo, che arrivò prima. Ricordo ancora la curva nord gremita di tifosi, che a fine partita ci applaudirono malgrado la sconfitta. Le lacrime di quella partita furono dimenticate solo con la promozione avvenuta poi ad Avellino”.
E parliamo proprio di quella stagione culminata con l’accesso in cadetteria dopo il blitz di Palermo e il derby vinto contro la Juve Stabia al Partenio, nei quali lei fu protagonista per i cross vincenti per Masitto.
“Fu un campionato trionfale. Giocavamo al San Paolo perché il Giraud era in ristrutturazione, ma per fortuna avevamo una società importante con Moxedano presidente e Maglione come direttore generale. L´asse Ambrosino-Masitto in playoff portò bene. Di Palermo ricordo che alla Favorita c’erano almeno 20mila persone. Vincemmo 1-0 disputando una gara di grande carattere e personalità. Loro volevano vincere a tutti i costi, ma contro quel Savoia c’era ben poco da fare. Poi la finale era una di quelle partite difficili da affrontare, ma eravamo convinti di poter ottenere quell’obiettivo, fermo restando che la Juve Stabia aveva un grosso organico. La festa finale sulle carrozzelle in giro per la città è poi qualcosa che penso rimanga nella storia del Savoia”.
L’anno dopo esordisti in B, poi finisti alla Nocerina, acerrima rivale dei bianchi. Qualcuno non la prese bene…
“Tra i cadetti partimmo bene, poi ci furono dei risultati negativi e si creò confusione. Arrivò così l’offerta della Nocerina, che mi volle a tutti i costi malgrado la rivalità. Accettai perché per me non c’era più posto. Per fortuna comunque che non andai alla Turris…(dice sorridendo ndr)”-
Quest’anno in panchina c’è il suo collega Feola, avversario di tante battaglie sui campi da gioco.
“Enzo è una persona preparata ed è un tecnico scrupoloso. E’ evidente che ha una squadra importante alla quale ora mancherebbe solo l’aritmetica per andare in Lega Pro”.
Qual è il suo messaggio per i tifosi del Savoia?
“Ritengo Torre Annunziata la mia seconda casa. Ogni volta che ci devo tornare per eventi sportivi o di beneficenza (a maggio ha giocato al Giraud per ricordare un tifoso scomparso) lo faccio sempre con grande piacere. Spero che arrivi presto la promozione in C1, anche se questi tifosi per quello che dimostrano meriterebbero anche la B”.

Gianluca Buonocore