Quattro anni indimenticabili e un solo cruccio: non aver portato il Savoia in Lega Pro. Si riassume così la lunga militanza di Carlo Baylon, che dal 2001 al 2006 ha vestito la maglia bianca. Il difensore laziale ha lasciato il cuore a Torre Annunziata dove ha vissuto emozioni incredibili, ma non riesce a dimenticare le delusioni per le finali perse contro Sorrento e Potenza. Nonostante tutto Baylon è uno dei giocatori più amati della tifoseria, che non l’ha mai dimenticato.
Che emozioni prova quando sente parlare di Torre Annunziata e del Savoia?
“Indescrivibili. Per me Torre è come una seconda casa e lì ho ancora tanti amici. Il Savoia è una squadra che non si riesce a scordare. Ho giocato in tante società, ma quello che ho avuto giocando con i bianchi non l’ho mai più ritrovato. L’unico rammarico è stato quello di non aver regalato la C ai nostri grandi sostenitori”.
Passiamo proprio alle note dolenti. Aruta ha definito la finale del 2004 di Potenza uno scippo. Lei?
“Una vergogna. All’andata vincemmo 2-0 giocando a Lamezia. Disputammo la gara perfetta, poi nel ritorno successe di tutto. Per quanto mi riguarda i lucani avrebbero dovuto finire la partita in sette. Ricordo ancora di calci ai nostri giocatori a terra e di aggressioni a fine gara. A casa ho ancora la cassetta di quella gara e le immagini parlano chiaro. Loro poi vinsero 3-1, ma sono convinto che se all’andata avessimo giocato al Giraud avremmo vinto almeno 4-0”.
Poi nel 2005 un’altra finale persa contro il Sorrento?
“All’andata vincemmo 2-1 con un gol di Ingenito allo scadere, ma ci annullarono in maniera inspiegabile un´altra rete. Poi al Campo Italia i nostri tifosi erano così numerosi che sembrava di giocare in casa. Perdemmo 3-1 dopo essere passati in vantaggio con Di Bonito e sbagliato un calcio di rigore. Quella partita, però, Ricciardi non me la fece giocare e non so ancora il perché. Forse proprio per questo mi rimase ancora di più l’amaro in bocca”.
Tra i tanti qual è stato il momento più bello a Torre Annunziata?
“Difficile trovarne uno, visto che ci sono state partite come quelle con Juve Stabia e Sorrento dove sulle gradinate c’erano almeno diecimila persone. Se proprio dovessi scegliere dico la semifinale di andata contro la Casertana vinta per 1-0 con rete di Nunzio Majella. A 5’ minuti dalla fine venni sostituito e tutto il pubblico si alzò in piedi per tributarmi una standing-ovation. Provo un po’ vergogna a dirlo, ma in quel momento mi emozionai. Era troppo bello vedere tutti quei tifosi sotto una pioggia battente applaudire solo me. Sarebbe bello poterla rivedere tutta quella partita”.
Tornando ai giorni nostri, il Savoia del suo ex compagno Terracciano pare davvero vicino al grande traguardo.
“Seguo ancora con grande trasporto il Savoia. Dopo che finisco di giocare (milita nel Cynthia, compagine del girone G) il primo risultato che vado a controllare è proprio quello dei bianchi. Proprio domenica ho avuto modo di vedere la grande rimonta contro la Cavese. Bisogna dare atto a giocatori e squadra che stanno disputando un grandissimo campionato e facendo i dovuti scongiuri l’obiettivo è a portata di mano. Anche se ci sono allenatori come Rigoli, che sono poco umili e pensano ancora di poter arrivare in vetta.”.
Che differenza c’è con il suo Savoia?
“Noi partivamo sempre male malgrado avessimo rose competitive. Vincere in serie D non è affatto semplice. Chi dice che il girone siciliano non sia forte come gli altri si sbaglia. Ci sono sempre squadre che giocano alla morte, ma il Savoia ha giocatori importanti e sta superando ogni difficoltà”.
Quando tornerà a Torre Annunziata?
“Spero di essere lì per festeggiare il sempre più probabile accesso in Lega Pro. I tifosi finalmente stanno per tagliare un traguardo agognato da tempo. Se lo meritano tutto”.

Gianluca Buonocore

Per la foto si ringrazia Nello Sorrentino, direttore di Oplontini.com