Sarà ancora Serie C, tutti ne sono sicuri, confortati dall’ottimo inizio di campionato e dalla “rosa” effettivamente di primo piano.
Ma per il Savoia non è la prima serie C; altre ve ne sono state nel recente passato.
Ed allora è il caso di dare un’occhiata ad una di queste, quella degli anni sessanta, con Lello Pagano presidente e Sandro Farinelli, Andreozzi e quant’altri a supportarlo economicamente.
Certo che quella Serie C chiedeva tanti, tanti soldi e proprio Lello Pagano tentò un’operazione che in tanti tenteranno ancora e che non andò, come le altre a buon fine.
Si tentò cioè di costruire una società più grande, con un bacino di utenza più ampio e quindi con prospettive di crescita e consolidamento notevoli; si tentò addirittura la fusione con la…Turris.
Si doveva chiamare Torrea la nuova società e fare concorrenza al Napoli se non all’Internapoli emergente di Proto e Decina.
L’avvocato però fece male i suoi calcoli: se la cosa poteva anche stare bene ai tifosi di Torre del Greco che non avevano una squadra ed una società impegnata a grossi livelli e soprattutto avevano una storia molto più giovane, lo stesso non si poteva dire dei tifosi del Savoia che avevano una storia a cui guardare alle spalle e in due anni avevano conquistato ben due vittorie in campionato.
Opportunismo e tradizione imponevano la… tenuta delle distanze.
E poi, il Savoia non si doveva toccare; qualsiasi squadra si faccia a Torre occorre che si chiami Savoia se vuole avere speranze di tenuta.
Montò quindi un malcontento generale che portò inevitabilmente all’accantonamento dell’idea: la nuova società morirà ancor prima di nascere!
Lello Pagano chiamò allora al capezzale della società il cognato, Franco Mennella, allora ricco costruttore edile che lo doveva supportare economicamente.
Mennella lo fece ma non appena le cose non andarono troppo bene per la squadra torrese, messa su con tanti sacrifici ed i tifosi, impazienti, cominciarono a rumoreggiare e a lanciare pietre e…monetine (Savoia-Trapani prima partita al “Comunale”interrotta perché un segnalinee venne raggiunto da una pietra e continuò solo pro-forma, mentre monetine raggiunsero il Mennella) Franco Mennella abbandonò sdegnosamente la società, lasciando di nuovo solo il cognato.
Questi episodi testimoniano di un’annata iniziata male (l’addio di Spartano e Lopez che passarono all’Internapoli insieme a Busiello e Pietti), l’avvento sulla panchina di un tecnico ex grande giocatore (Biason) ma già avanti negli anni e quindi poco lucido e le polemiche sul portiere (Roi, grande ex della Nocerina affiancato (e preferito) al “mito” Boesso che solo l’anno prima era stato recordman di imbattibilità dei portieri, superato qualche anno dopo solo da Zoff e successivamente da Rossi), proseguita benino grazie all’avvento in panchina di Antonio Giglio che diede concretezza al gioco della squadra ma finita malissimo con il ritorno in serie D in seguito allo sfortunato spareggio di Roma con il Nardò.
Eppure quella squadra era di prim’ordine.
Dei portieri si è detto. Occorre aggiungere che il terzo era Gigi Farinelli che esordirà contro la Salernitana di Pierino Prati (risultato 2-2 con rottura di tibia e perone del futuro milanista, nonché nazionale ad opera di Genisio) che qualche decennio dopo doveva essere il presidente di una nuova rinascita del Savoia.
La difesa, perduto anche D’Apollonia venne comunque rinforzata con l’arrivo dal Genoa di Genisio, mentre il libero Milano, ormai sul viale del tramonto, venne sostituito da Stucchi, in prestito dal Milan.
Bertossi e Da Dalto erano ancora i terzini, mentre Busiello venne sostituito da un grande giocatore, Ferrari, proveniente dal Varese, dai piedi d’oro come la sua capigliatura ma non molto contento di stare a Torre.
Altro acquisto importante, sicuramente sulla carta, fu quello di Inferrera, proveniente dall’Udinese, un funambolo alla Sivori che dell’argentino non aveva però la grinta, tanto che quasi mai riuscì a dimostrare quello che sicuramente aveva in repertorio e spesso venne sostituito da Franzini prima e addirittura Bodi, prelevato a campionato iniziato e già del Bologna e del Napoli, poi.
In attacco rimasero Palumbo, Rossi e Padovani ai quali si affiancò Mainardi, un’ala dal passato di serie superiore con il Perugia e un giovane dalle belle speranze purtroppo non confermate, Ciro Esposito ala mancina veloce e guizzante, assoluto protagonista (sfortunato) dello spareggio di Roma con il Nardò ed uscito appunto per infortunio in quella tragica partita che doveva certificare il ritorno in D del Savoia.

Gaetano Piro