Tanto tuonò che piovve! E’ proprio il caso di dirlo. L’inopinata sconfitta di Noto segue le avvisaglie registratesi sin dalla trasferta di Capo d’Orlando e confermate dalla prestazione non certo esaltante, né paragonabile a quelle delle prime partite, con l’Hinterreggio.
Pur con tutte le attenuanti del caso (sconfitta all’ultimo respiro, campo gibboso ed irregolare) la prestazione di Noto fa nascere i primi seri dubbi sull’esito di un campionato forse troppo in fretta archiviato come già vinto e, come è sempre in questi casi, fa nascere un certo nervosismo.

Considerazioni tecniche, tattiche e psico-fisiche si impongono: il Savoia non può fare a meno di Tiscione e Scarpa, ad esempio, ma è pur vero che i due cominciano ad evidenziare un certo calo fisico. Giustificatissimo: lo schieramento 4-2-3-1 chiede soprattutto a loro un sacrificio oneroso, dovendo, come sul dirsi, cantare (fare cioè gol) e portare la croce (dare una mano in fase di rinculo a centro campo, ad aiutare cioè i due centrocampisti a recuperare palloni che possono essere pericolosi per la propria area di rigore).
Certo, i due centrocampisti sono di qualità e quantità ma anche loro sono costretti di tanto in tanto a tirare il fiato. Soprattutto Gargiulo, dopo un inizio campionato addirittura strepitoso, dà segni di stanchezza, non è più tanto presente e pimpante nella zona nevralgica del campo a supportare il De Liguori, da parte sua perfetto metronomo ed abbastanza esperto per non cadere anche lui nell’apatia del calo fisico.
E’ questo l’aspetto tattico della situazione. Adesso che Ruscio è perfettamente recuperato, non sarebbe il caso, soprattutto nelle partire esterne, rinunziare al trequartista (o addirittura alla quarta punta) ed aiutare di più il centrocampo?

Altro aspetto, di natura tecnica e psicologica: con l’esplosione di Del Sorbo è indubbio che il cannoniere principe della squadra, cioè Meloni, anche se non lo dirà mai, si sente un po’ ridimensionato.
Attenzione, Feola, non bruciamo quello che è sembrato il vero punto di forza della squadra, il fiore all’occhiello capace di scardinare le difese. I bomber hanno bisogno di sentirsi primi attori e soprattutto di essere “coccolati” anche quando non sono in condizioni ideali, per sprigionare la loro potenza di fuoco. Del Sorbo, pur esso fondamentale alla squadra, deve svolgere il ruolo avuto all’inizio, quello cioè di entrare a partita iniziata per cambiare la partita e disorientare gli avversari. Utilizzato come quarta punta rischia di pestare i piedi a Meloni o di pestarseli lui stesso, come trequartista, oltre ad innervosire Carotenuto, dimostra di non essere proprio a suo agio.

Quello che però preoccupa di più è dovuto ad un’altra considerazione: si ha la sensazione che stia nascendo, se non è già nata, una specie di lega siciliana in contrapposizione al Savoia, capitanata dall’Akragas che al momento appare come l’unica alternativa alla corazzata Savoia.
Anche non volendo prendere in considerazione le voci circolate già prima della partita di Noto di “pressioni” dell’Akragas sui giocatori della meno blasonata squadra siciliana, non si può non sottolineare come squadre date per “cotte” o sul punto di sciogliersi come appunto il Noto ma anche il Licata, proprio prima che incontrino il Savoia risolvano improvvisamente i loro problemi e vadano a vincere o ad impattare fuori casa, smentendo clamorosamente pronostici e vaticini.
La Società farebbe bene a tenere le orecchie ben ritte e ad intercettare eventuali operazioni illecite, come già fatto d’altro canto in altra epoca dal Savoia che riuscì a vincere il suo campionato di D proprio in virtù della condanna per illecito inflitta alla rivale dell’epoca, la Turris.

Calandomi nell’alveo dell’”Amarcord” ripropongo quanto allora accaduto.
Il Savoia dei primi anni ´70 si presentò al proscenio con una squadra molto simile a quella attuale, fatta di grandi giocatori soprattutto d’attaco come Peressin, Villa e Malvestiti, calati a Torre grazie ai buoni uffici di due mediatori del calibro di Biason e Cappelli, orbita Inter.
Nel campionato c’era però da vedersela con un’altra squadra di rango, la Turris di un vulcanico (e volgare) presidente, Di Maio, allenata da un tecnico di prim’ordine, già del Matera, Salar e formata da giocatori esperti e di categoria, anche se forse meno appariscenti dei "nostri", quali Ciro Porro, il cannoniere che nell’Internapoli aveva sostituito Giorgione Chinaglia senza farlo rimpiangere, e soprattutto Di Carlo e Portelli.

La Turris mantenne un passo regolare per tutto il campionato, distanziando il Savoia di tre punti grazie alla vittoria al "Liguori" con rete di Porro, mentre il Savoia, sicuramente superiore in linea tecnica, divertiva e faceva dannare il suo pubblico in quanto classico genio e sregolatezza.
Alla fine due punti separarono le due squadre torresi ma il Savoia calò l’asso costituito dall’avv. Masera, un esperto di giustizia sportiva che riuscì, coadiuvato dall’avv. Carotenuto di Torre, a far condannare la Turris per illecito, in quanto emissari dei corallini, promettendo un premio speciale, avevano spinto dei giocatori del Castrovillari ad "impegnarsi" alla morte contro il Savoia.
Il cavillo giudiziario tanto ben sfruttato dall’avvocato di Milano consentì al Savoia dei fratelli Giovanni e Giuseppe Russo di riapprodare pertanto in serie C.


Gaetano Piro