In occasione dei festeggiamenti dei 150 della Unità d’Italia un personaggio di spicco torrese, addetto alla cultura, mi chiese se questa benedetta terra avesse dato natali a figure famose del periodo storico in esame. Replicai con la figura che dà il titolo all’ articolo, torrese di nascita e torrese di adozione. La discussione di lì a poco cadde e di “Pilone” non se ne parlò più, secondo il mio interlocutore il personaggio non rientrava nei canoni “ufficiali” della storia. Io invece sono del parere che proprio in occasione di queste ricorrenze bisogna rileggere la storia, quella dei vincitori, ma ad onor del vero anche quella dei vinti, per avere una panoramica generale degli avvenimenti e per rendere pure più fruibile la verità spesso celata.
Antonio Cozzolino nacque in località Casale Nuovo di Torre Annunziata il 20.01.1824 da Vincenzo e Carolina Liguori, come attesta il numero d’ordine 30 del Registro delle Nascite 1824 nell’Archivio Storico Comune di Torre Annunziata. Madre natura gli donò una corporatura imponente e pelosa tanto da accattivarsi il soprannome di ‘o pilone . Nel 1849 veste la divisa di sua Maestà Borbonica, quindi terminato il servizio di leva torna al suo paese di provenienza Boscotrecase dove la famiglia si era trasferita dopo la sua nascita, infatti il papà era un provetto “scalpellino”. Le sue idee politiche che perorava il concetto del “trono e dell’altare” lo fanno ben presto scontrare con la nuova corrente irredentista oppositrice alla Dinastia . Questi i motivi profondi del grande odio che nasce tra Antonio Cozzolino e Giuseppe Di Capua, comandante della locale polizia urbana. Con una falsa accusa di resistenza alla forza pubblica Pilone venne così arrestato. Se la cava però grazie all’intervento del barone Antonio Caracciolo di Torchiarolo, capitano dell’esercito borbonico, indignato dal trattamento riservato ad un valoroso soldato del Re. Ma i soprusi del di Capua continuano per cui il Pilone è costretto a lasciare il paese ed andare a Palermo. Nel 1960 Garibaldi sbarca a Marsala e il Cozzolino senza tentennamenti si arruola nell’esercito borbonico nell’8° Reggimento Cacciatori. Nelle file di questo battaglione partecipa alla battaglia di Calatafimi. Un argomento della storiografia ancestrale vuole che in questa occasione Pilone abbia catturato una bandiera tricolore ai Mille, la bandiera di Valparaiso, per essere esposta poi nella reggia di Portici. Ma questo evento è stato corretto da ulteriori e approfondite indagini storiche d’ archivio ritenendolo improbabile. Alla fine sconfitto, il nostro personaggio è costretto di nuovo a fuggire per arrivare alla fine a Castellammare di Stabia. Gli eventi storici precipitano e con la battaglia del Volturno crolla Il Regno delle Due Sicilie. Il Cozzolino non si arrende, aiutato dalla sua forza, non ha paura di inneggiare pubblicamente al ritorno della vecchia dinastia. Viene accolto dai vari comitati borbonici clandestini di Napoli e Portici dai quali Pilone riceve soldi e disposizioni, riunendo a se numerosi sbandati e renitenti alla leva che si nascondono sui monti e nei boschi della zona . Per questo suo impegno Antonio Cozzolino riceve da Francesco II di Borbone l’Onoreficenza di Cavaliere di seconda classe dell’Ordine di Francesco I con relativo diploma. Di seguito l’otto maggio del 1861, sfugge all’arresto uccidendo il tenente Francesco Geri della Guardia Nazionale di Boscoreale. La banda d’irregolari è ormai costituita con il suo capo in piena clandestinità, inizia così un lungo periodo di scontri e di guerriglia contro i Piemontesi che si estende per tutta la valle del Sarno, per i boschi della Silva Mala e le terre vesuviane. Certa fu l’amicizia con la proprietaria della “Taverna del Lapillo” signora Pacileo, sita nei pressi dei possedimenti ubicati nella valle di Pompei della marchesa De Fusco, moglie di Bartolo Longo .Erano questi territori che appartenevano al comune di Torre Annunziata, infatti allora il limite di esso terminava all’altezza delle Case Operaie in piazza Bartolo Longo, quindi pure gli antichi scavi appena scoperti rientravano nella giurisdizione della città oplontina conosciuta come località “ Civita”. Della taverna posta nelle vicinanze della Strada Regia che da Napoli conduceva a Salerno e che fu denominata poi Hotel Diomede, oggi ne resta una piccola traccia costituita da una nicchia fatta di pietra in piperno visibile nei pressi del casello autostradale. .
Dal rapporto della Guardia Nazionale di Sarno,(Archivio Storico Comune di Sarno c/o Centro Sociale fondo Milizia sez.2 coll.7 inv.1 pag 71) redatto in occasione di uno scontro in località Foce
Si legge :…A Foce il Pilone seguendo l’uso di una regolare forza militare, innalza e fa sventolare la sua bandiera di combattimento di lana bianca , nel cui mezzo vi sono due corone lavorate e quattro gigli lavorati con seta gialla agli angoli…Non ci sono indicazioni della dimensione della bandiera e ne tanto meno notizie del suo destino. Araldicamente semplice nella sua essenza , le due corone centrali rafforzano il concetto del trono, identificate simbolicamente nelle persone di Ferdinando II e di Maria Sofia . Il 28 febbraio del 1863 in località Casina Carola di Boscotrecase la banda “pilonista” fu accerchiata da reparti di carabinieri, bersaglieri e guardia nazionale. Ancora una volta il Cozzolino riesce a fuggire, nel 1867 in un processo definitivo viene condannato a morte in contumacia. All’alba del 14 ottobre 1870 nei pressi dell’Orto Botanico in via Foria a Napoli Antonio Cozzolino, alias Pilone, viene trovato morto, ucciso da una pugnalata alle spalle seguite da altre numerose al petto. Poco distante giace il suo inseparabile cappello bianco piumato. Sul corpo ritrovano uno scapolare con il simbolismo del Sacro Cuore di Gesù, insieme ad un foglietto autografo con una strana formula dialettale di buon augurio: conno due di veco/ e con dieci di leco/e Cuore di Gesù/quello è tico posso fatù/ (con due occhi vedo il nemico/ con le mani lo fermo/Cuore di Gesù/ fai quel che dico e aiutami tu.)
AMOVI