Arte, al Liceo Artistico "De Chirico" mostra di Angelo Ricciardi
06-03-2013 - Archivio Storico de Lo Strillone
Angelo Ricciardi presenta allo Spazio Zero11 la mostra E se davvero il tuo silenzio musica non fosse, John?, il secondo evento espositivo di Percorsi Contemporanei, a cura di Franco Cipriano.
Di particolare collocazione nellambito delle proposte artistiche contemporanee, Ricciardi è una presenza dal rigoroso percorso di pensiero operante. Si distingue, sul piano nazionale ed europeo, per la lucidità sperimentale e la coerenza comportamentale nello svolgimento di una critica dellarte e del suo sistema, non solo di schema politico ma anche simbolico, comunicazionale, psico-sociale. Franco Cipriano, nel testo di commento al catalogo, redatto in collaborazione col preside del Liceo, Felicio Izzo, scrive: la storia dellarte per Ricciardi è conclave di domande sullesistenza stessa dellarte. È area delimitata nella quale si svolge uninfinita indagine, si cercano vanamente decisivi indizi per definirne il destino, e questa ricerca del proprio senso è lultimo anelito di realtà dellarte. Iscrivendosi nella linea di critica del soggetto radicata nel gioco duchampiano della citazione e della delocazione, Ricciardi svia anche la soluzione concettualista che presume di svelare la verità dellopera nella sua declinazione di riduzione della struttura linguistica. [ ] Ricciardi mette in questione la stessa s-definizione e indeterminazione delloperare dellarte, criticandone la significazione negli statuti ideologici, anchessi ri-formati, istituzionalizzati, della arte senza arte. Il suo disincanto è radicale, dà scacco sia al feticismo concettuale sia alla declinazione relazionale del processo, per accedere allesperienza di una arte senza qualità, inessenziale gesto di presa datto dei frammenti operabili del mondo. La sua è anamnesi in tempo reale di un palinsesto reliquiale, di segni, immagini, materie, tecnografie, tecnologie, dove la memoria è mero incidente di laboratorio.[ ] Operando nellultima im-possibilità dellarte che nega anche la sua negazione, Ricciardi interroga sia lhegeliana idea dellarte che diventa riflessione sullarte stessa, sia la duchampiana versione oggettuale del silenzio dellarte come surplace della soggettività espressiva. [ ]Come il titolo performativo della mostra evoca, Ricciardi delinea lipotesi che larte viva la sua scomparsa in una infinita tautologia, una ripetizione indifferente delle simulazioni del proprio negarsi. Si indica appunto il sospetto che larte sia una incantata assenza e che gli artisti siano gli inesausti celebranti della sua silenziosa dispersione nei segni e nelle immagini in cui si autorappresenta il mondo. E infine il ritrarsi è nellopera di Ricciardi il suo stesso tragico falso movimento nel quale ritorna irresistibilmente lartista".
Inaugurazione giovedì 7 marzo 2013 ore 17.30
Di particolare collocazione nellambito delle proposte artistiche contemporanee, Ricciardi è una presenza dal rigoroso percorso di pensiero operante. Si distingue, sul piano nazionale ed europeo, per la lucidità sperimentale e la coerenza comportamentale nello svolgimento di una critica dellarte e del suo sistema, non solo di schema politico ma anche simbolico, comunicazionale, psico-sociale. Franco Cipriano, nel testo di commento al catalogo, redatto in collaborazione col preside del Liceo, Felicio Izzo, scrive: la storia dellarte per Ricciardi è conclave di domande sullesistenza stessa dellarte. È area delimitata nella quale si svolge uninfinita indagine, si cercano vanamente decisivi indizi per definirne il destino, e questa ricerca del proprio senso è lultimo anelito di realtà dellarte. Iscrivendosi nella linea di critica del soggetto radicata nel gioco duchampiano della citazione e della delocazione, Ricciardi svia anche la soluzione concettualista che presume di svelare la verità dellopera nella sua declinazione di riduzione della struttura linguistica. [ ] Ricciardi mette in questione la stessa s-definizione e indeterminazione delloperare dellarte, criticandone la significazione negli statuti ideologici, anchessi ri-formati, istituzionalizzati, della arte senza arte. Il suo disincanto è radicale, dà scacco sia al feticismo concettuale sia alla declinazione relazionale del processo, per accedere allesperienza di una arte senza qualità, inessenziale gesto di presa datto dei frammenti operabili del mondo. La sua è anamnesi in tempo reale di un palinsesto reliquiale, di segni, immagini, materie, tecnografie, tecnologie, dove la memoria è mero incidente di laboratorio.[ ] Operando nellultima im-possibilità dellarte che nega anche la sua negazione, Ricciardi interroga sia lhegeliana idea dellarte che diventa riflessione sullarte stessa, sia la duchampiana versione oggettuale del silenzio dellarte come surplace della soggettività espressiva. [ ]Come il titolo performativo della mostra evoca, Ricciardi delinea lipotesi che larte viva la sua scomparsa in una infinita tautologia, una ripetizione indifferente delle simulazioni del proprio negarsi. Si indica appunto il sospetto che larte sia una incantata assenza e che gli artisti siano gli inesausti celebranti della sua silenziosa dispersione nei segni e nelle immagini in cui si autorappresenta il mondo. E infine il ritrarsi è nellopera di Ricciardi il suo stesso tragico falso movimento nel quale ritorna irresistibilmente lartista".
Inaugurazione giovedì 7 marzo 2013 ore 17.30