Al PalaBrera di San Martino Siccomario (PV) il pugile di Torre Annunziata vince con verdetto non unanime (96-94, 96-95, 95-95) respingendo l’assalto dello sfidante Gianluca Frezza in un match di mediocre espressione tecnica soprattutto per la tattica adottata dallo sfidante il quale, ha impostato l’intero andamento del match a stare attaccato a Langella al limite della regolarità in modo di non dare la possibilità al pugile Torrese di piazzare i suoi colpi più efficaci e puliti. Poco spettacolo pugilistico quindi, ma questo era in un certo senso prevedibile. Sul ring del PalaBrera di San Martino Siccomario (località della provincia di Pavia, sulla sponda destra del Ticino). Giuseppe Langella, trentenne di Torre Annunziata, campione in carica, ha conservato il titolo italiano dei pesi welter. Vincendo ai punti al termine di 10 round intensi, sì, ma confusi e disordinati, caratterizzati da tanto “corpo a corpo”, spinte, trattenute però, il verdetto è giusto come è stato sottolineato anche dalla telecronaca fatta da Mario Mattioli e Nino Benvenuti.
Giuseppe Langella tecnicamente è stato superiore a Frezza. Non ci sono dubbi. Il pugile di Torre Annunziata, allenato e guidato all’angolo dagli Zurlo può sicuramente esprimere un pugilato migliore (lo ha fatto in passato, quando è stato ad esempio campione IBF del Mediterraneo o quando conquistò la prima volta il tricolore dei welter nell’agosto 2009). Però deve tornare ad essere più attivo, più continuo. Sul ring del PalaBrera di San Martino Siccomario si è limitato a “controllare”, ha portato soltanto un paio di volte in dieci riprese quel montante destro che gli avrebbe presumibilmente reso la vita molto più semplice sugli assalti scomposti di Frezza. Il torrese avrebbe potuto e dovuto fare di più. Non ha interpretato il match in maniera tatticamente corretta. Ha faticato più del previsto, Langella, a divincolarsi. Non riuscendo così ad esprimere (se non a sprazzi) il suo miglior pugilato. Proprio sull’andamento del match è significativa la dichiarazione fatta da Biagio Zurlo, che lo allena e gli fa da Manager, << conoscendo le sue enormi doti tecniche e tattiche sono assolutamente deluso di come ha condotto il match Giuseppe, ormai ci sono le possibilità di poter disputare un Campionato di prestigio con una buona borsa in palio quindi, prove del genere, possono compromettere delle trattative avviate. Speriamo che gli sia servito da lezione e che la prossima volta sia più accorto nell’applicazione degli allenamenti>>.
Non del tutto convincente l’arbitro Francesco Cardullo, il quale ha richiamato ufficialmente Langella al settimo round per tenute. A parere degli uomini d’angolo di Langella e dello stesso Mattioli – nel corso di un match poco ordinato – c’erano i presupposti per un richiamo ufficiale anche per Frezza.

E’ possibile che il campione in carica temesse di accusare un calo fisico alla distanza, di accusare improvvisamente la stanchezza, considerando la grande preparazione e l’energia di Frezza. Può essere stato questo il motivo che ha spinto Langella ad essere meno attivo di quanto sarebbe dovuto essere. Comunque, i colpi più limpidi e la boxe più lineare portano indiscutibilmente la firma di Giuseppe Langella. Che conserva il titolo italiano riconquistato il 16 settembre scorso a Castel Volturno contro Rocco di Palmo. Il pugile di Zurlo era già stato campione d’Italia quando il 14 agosto 2009 aveva sconfitto ai punti Italo Brussolo, titolo che poi aveva lasciato nelle mani di Antonio Lauri. Langella porta a 20 le sue vittorie in carriera (contro 5 sconfitte e 2 pari). Il suo futuro prevede una difesa del titolo italiano contro Antonio Moscatiello, oppure – se ci sarà l’opportunità – l’assalto al titolo dell’Unione Europea.

Nella foto, Giuseppe Langella con il maestro Lucio Zurlo