Un vero rompicapo. La travagliata stagione del Savoia si arricchisce di un ulteriore, stucchevole tassello. La bruttissima figura rimediata sul terreno di gioco contro l´Agropoli, l´inopinata sconfitta (1-3) giunta nonostante la superiorità numerica, il "suicidio tattico" operato da Amura che, nella ripresa, sceglie praticamente di regalare il centrocampo agli avversari, passano in secondo piano. Il dopo partita è a dir poco incandescente. Al "Guariglia" si consuma, alla luce del sole, una vera e propria spaccatura societaria interna. Soltanto cinque giorni dopo l´acquisizione della maggioranza da parte di Sergio Contino, il patron avellinese ed i cinque soci torresi rimasti al timone sono ai ferri corti. Più che mai. Al triplice fischio finale lo stesso Contino, delusissimo e rabbuiato, entra negli spogliatoi. Sfoga la propria rabbia. "Avete visto tutti la partita di oggi. I calciatori che non onorano la maglia del Savoia possono anche andare via", commenterà all´uscita del "sacrale luogo" dal quale nulla dovrebbe trapelare all´esterno. Al Savoia accade esattamente il contrario. Il presidente è scuro in volto. Accompagnato dal figlio Emiliano, lancia perentorie accuse alla squadra. Il direttore generale Carmine Salvatore non ci sta. Raduna la stampa. Ha bisogno di sfogarsi. Anche lui. Affannato, esausto, quasi con le lacrime in volto, Salvatore rassegna le proprie dimissioni dall´incarico. Resterà ad onorare soltanto il proprio impegno economico che lo vede esposto, attualmente, nel ricoprire il 6 per cento delle spese di gestione. "Non accetto il gioco al massacro, il fuoco amico da parte dei nostri stessi dirigenti" (chiaro riferimento alle accuse di scarso impegno mosse da Contino nel "chiuso" dello spogliatoio). "Vivo con questi ragazzi ventiquattro ore al giorno. Capisco la contestazione dei tifosi. Ma non posso permettere a nessun altro di mortificare la squadra. Le mie dimissioni sono dettate dal cuore - chiarisce l´ormai ex dg-. Con la gara di oggi chiudo e mi faccio da parte". Contino apprende la notizia dalla stampa. Quasi ironizza sulle seconde dimissioni di Salvatore. L´impressione è che lo strappo, questa volta, sia definitivo ed irrimediabile. Le parole più sagge provengono, probabilmente, da Raffaele Verdezza che, dopo un lungo conciliabolo con il tecnico Amura, predica tempo per riflettere e commentare a freddo una sconfitta figlia di una paurosa involuzione tattica dei bianchi. Il Savoia chiude addirittura con Vicentin, Guarro, Savarese, Malafronte, Manfrellotti e Padulano in attacco, senza mai pungere veramente, ritrovandosi lungo, spaesato, in balia di un avversario in dieci uomini. Amura si assume l´intera responsabilità della disfatta. Le sue dichiarazioni gli fanno onore. Le sue scelte, purtroppo, no. Unica nota positiva, i trecento sostenitori giunti da Torre Annunziata ad incitare la squadra con il consueto calore. Tra loro, in tribuna, anche l´infortunato Simone Fontanarosa che, all´ennesimo slogan scandito in suo onore, si commuove vistosamente. La sola istantanea da conservare in una giornata paradossale.

Salvatore Piro

Foto Nunzio Iovene (Il Cigno @rt)