Dopo la politica Enrico Pelella amava il mare. Era un uomo di mare. Appassionato di pesca la praticava con uguali conoscenze del sapiente pescatore. Quando lo incontravo in iniziative pubbliche, accantonavamo presto lo scambio di opinioni sul momento politico per confrontarci sulla comune passione per il mare e per la pesca. Ci lasciavamo ogni volta con la promessa di fare una battuta di pesca insieme, ma senza mai riuscirci. Il giorno in cui gli parlammo di Scuolamare seduti al tavolo di un bar di Portici, gli brillarono gli occhi e fu subito dei nostri. Ci accompagnò a Torre del Greco dai suoi amici pescatori e ci mostrò orgoglioso la sua barca, quel suo rifugio da marinaio sul cui ampio specchio di poppa ospitava sempre volentieri gli studenti del corso di Biologia della Federico II per le esercitazioni in mare. Si muoveva sul porto con la stessa disinvoltura con cui faceva comizi dal palco – tra cui ricordiamo quello a Torre, memorabile, di piazza Nicotera -, e con la stessa passione. Ci presentò i suoi amici pescatori che divennero anche i nostri. Lui li considerava fratelli, “so frate”, sottolineava, così come gli suggeriva il suo carattere sempre affettuoso. Un affetto ricambiato dai pescatori e dalla gente di mare. Enrico era considerato uno di loro. Ci rivedemmo più volte ma, per una serie di circostanze, tra cui ultima, il male che lo ha colpito, non riuscimmo mai ad averlo ospite delle nostre uscite in mare. Ma ci seguiva a distanza, con attenzione. L’ultima telefonata una quindicina di giorni fa. Con la sua voce flebile e stanca ci disse che andava in ospedale ma che ci aspettava al suo ritorno per prendere un caffè insieme. Se n’è andato silenzioso e discreto come una carena di gozzo sul mare sereno. Abbiamo perso un amico, “nu frate”, come direbbe lui, un fratello maggiore.
Ci mancherai, ciao Enrico
Filippo Germano con Giuseppe Esposito, Sabato Palmieri e tutto lo staff di Scuolamare