TRECASE – Celebrata la "Giornata della Memoria"
Commemorato il 27 gennaio, data in cui, nel 1945, fu liberato il campo di sterminio di Auschwitz.
In effetti altri ebrei, d’Italia e d’Europa, vennero uccisi nelle settimane seguenti. Ma, la data della liberazione di quel campo è stata giudicata più adatta di altre per ricordare, da una parte, l´abbattimento dei cancelli di Auschwitz avvenuta il 27 gennaio del 1945 e commemorare la “Shoah” e dall’altra, tutti coloro (i Giusti) che si opposero, pur in campi e schieramenti diversi, a quel folle progetto di genocidio; non esitando a salvare altre vite e a proteggere in condizioni difficili i perseguitati, anche a rischio della propria vita.
A dare anima alla significativa manifestazione i giovanissimi dell’Istituto Comprensivo Scuola Media “Sancia d’Angiò” retta dal preside prof. Francesco Ventorini che si sono recati nella villa comunale del comune pedemontano vesuviano, intitolata al piccolo Sergio de Simone, una delle tante vittime di quella che è stata la più totale aberrazione dell’uomo nella nostra storia.
Marco Gargiulo, sindaco della Scuola d’Angiò ed alcuni dei suoi compagni, hanno voluto ricordare: con la lettura di poesie, pensieri e componimenti la sventura di questa giovane vittima della shoah.
Sergio, nasce a Napoli il 29 novembre del 1937 ed ha solo sette anni quando viene “scaricato” sulla rampa di Auschwitz. Nel novembre 1944, insieme ad altri diciannove bambini, fu prelevato dal dr. Mengele con una frase semplice e crudele: “Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti.” Da qui inizia il suo viaggio alla volta di Navengamme.
Vi arriverà il 29 novembre, giorno del suo compleanno. In gennaio, il medico inizia i suoi esperimenti sui bambini; voleva inventare un vaccino per la tubercolosi, per diventare famoso.
Il 20 aprile 1945 – all’ approssimarsi della disfatta tedesca - i venti bambini furono portati da Navengamme ad Amburgo e, nella scuola di Bullenhuser Damm, impiccati “come quadri alla parete”.
Presente, a nome delle istituzioni locali, l’assessore alla Cultura Giovanni Sorrentino che ha porto ai convenuti il saluto dell’ Amministrazione Comunale, e la prof.ssa Lina Lupoli, presidente dell’Associazione Culturale trecasese “LOGOS”.
Dopo l’introduzione del preside, i ragazzi si sono succeduti al microfono per spiegare ai numerosi convenuti le varie terminologie usate a distinzione del giorno della memoria quale: Shoah, Olocausto ed Auschwitz.
Shoah è un termine ebraico che significa catastrofe, distruzione totale.
Con Shoah si intende la sistematica distruzione della popolazione ebraica perpetrata tra la fine degli anni ’30 ed il 1945.
Il termine italiano olocausto deriva dalla forma greca “olokauston”. Questa parola indicava un sacrificio religioso in cui la vittima animale era interamente bruciata, e non se ne conservava alcuna parte commestibile.
Successivamente essa assunse il valore metaforico di sacrificio estremo particolarmente cruento. In anni recenti, il termine assume valore analogo a Shoah, anche se è preferibile utilizzare quest´ultimo, per eliminare qualunque idea di sacrificio religioso insita nell’espressione “Olocausto”.
Auschwitz è un complesso di campi nella Polonia occupata dai tedeschi, costituito da un campo di concentramento (Auschwitz 1), un campo di lavoro (Buna-Monowitz o Auschwitz 3) ed il più grande campo di sterminio nazista (Auschwitz 2 o Auschwitz-Birkenau) ove furono uccise tra 1,1 e 1,3 milioni di persone, delle quali il 90% erano ebrei.
Auschwitz si trova a pochi chilometri da Cracovia.
Dopo questo momento di commemorazione, l’orchestra “d’Angiò” ha voluto dare il suo contributo per non dimenticare e, sulle note de “La vita è bella”, tratta dall’omonimo film di Benigni, i ragazzi hanno rivissuto le emozioni di un bambino strappato alla spontaneità e all’innocenza in nome di un ideale che non c’è.
In un’atmosfera di profonda commozione, la musica sembrava raccontare storie di amore e dolore, follia e crudeltà.
Al termine della cerimonia è stato piantato un ulivo, giacché di “memoria” non sia solo il tema di un giorno qualunque, ma il segno tangibile di qualcosa che deve rivivere in noi, affinché non si cada mai più negli stessi, terribili errori.

NINOVICIDOMINI