Alle prime ore di questa mattina, a Pompei in via dell’´Abbondanza si è
verificato il crollo del solaio in calcestruzzo armato che ricopriva la
Schola Armaturarum e di larga parte delle murature perimetrali .
L´’edificio è da sempre chiuso al pubblico ed è visibile solo dall´’esterno.
Sul grave episodio è intervenuto Roberto Cecchi, Segretario Generale del Ministero per i Beni Archeologici e le Attività Culturali.

"L´’area ha detto Cecchi - è stata immediatamente transennata a cura dei funzionari e degli impiegati della Sovrintendenza di Pompei e si sta provvedendo ad una serie di puntellamenti che interessano anche la parte dell’´edificio adiacente.
La Schola è costituita da un unico locale rettangolare di circa m. 8x10
e alto 6 metri. Verosimilmente – ma si tratta di accertamenti in corso -
il crollo ha interessato le murature verticali ricostruite, mentre
parrebbe essersi conservata la parte più bassa, per un’altezza di circa
m. 1,50. E cioè, la parte che ospita le decorazioni affrescate, che
quindi si ritiene che potrebbero essere recuperate.

La Schola era stata bombardata nel corso della Seconda Guerra mondiale.
Alla fine degli anni Quaranta, era stato restaurata completando della
parte superiore delle murature e rifacendo la copertura.

Allo stato degli accertamenti appena svolti, il dissesto che ha
provocato il crollo parrebbe imputabile ad uno smottamento provocato del
terrapieno che si trova a ridosso della costruzione e che per effetto
delle abbondanti piogge di questi giorni era completamente imbibito
d’acqua.

Il crollo del tetto ha determinato la distruzione di parte delle
murature, della facciata e dello spigolo dell’abitazione nell’ insula
adiacente.

Si è provveduto a chiudere al pubblico un breve tratto di Via
dell’Abbondanza in corrispondenza del crollo, poiché le macerie
ostruiscono parzialmente la via, e a puntellare alcune strutture
pericolanti.

Questo ennesimo caso di dissesto ripropone il tema della tutela del
patrimonio culturale e quindi della necessità di disporre di risorse
adeguate e di provvedere a quella manutenzione ordinaria che non
facciamo più da almeno mezzo secolo.

La cura di un patrimonio delle dimensioni di quello di Pompei e di
quello nazionale non lo si può affidare ad interventi episodici ed
eclatanti. La soluzione è la cura quotidiana, come si è iniziato a fare
per l’area archeologica centrale di Roma e per la stessa Pompei.