"L’accorpamento delle Soprintendenze archeologiche di Napoli e di Pompei in un’unica Soprintendenza Speciale per i Beni archeologici di Napoli e Pompei è un progetto suggestivo per gli aspetti scientifici e storici ( riunire Museo e territorio vesuviano) e forse interessante per gli aspetti gestionali ed economici (autonomia ed autogestione).
Presenta però molte rischi se affrontato in assenza di un confronto tra tutte le parti interessate e di una proposta condivisa di un nuovo modello organizzativo che sviluppi ulteriormente esperienze, professionalità, investimenti culturali, scelte progettuali. Diversamente si rischia di distruggere quella originale esperienza di autonomia scientifica, organizzativa, amministrativa e finanziaria che ha rappresentato la SAP dal 1998 e i risultati raggiunti nella valorizzazione dei siti archeologici di pertinenza.
Purtroppo si profila, a guardare i primi atti del nuovo Soprintendente, uno “spostamento” su Napoli di attività e di funzioni finora svolte dagli uffici locali depauperando un territorio ( da Ercolano a Pompei, da Oplontis a Stabia) che ha tratto grandi risultati dalla presenza in loco di un Istituto capace di analisi, di progettazione e di gestione.
La CGIL è preoccupata, e lo sono tutti i lavoratori, per il rischio di ricondurre la Soprintendenza di Pompei (SAP) a semplice ufficio periferico, sia per l’impatto negativo sul territorio in termini di occupazione, di visibilità istituzionale, di gestione dei beni archeologici ma anche per l’assenza di un modello di funzionamento che chiarisca il ruolo che saranno chiamati a svolgere le professionalità di Pompei, a rischio mobilità o soprannumero.
Se poi a tutto questo si aggiunge la presenza di un Commissario straordinario il quale si sovrappone o priva il Soprintendente di funzioni ed attribuzioni, occorrerà convenire che il quadro diventa inquietante.
La SAP ha svolto dall’inizio degli anni 80 un ruolo formidabile sul territorio in termini di conservazione e valorizzazione dei siti archeologici: basta guardare le aree e i siti restaurati ed aperti al pubblico, l’incremento nell’ultimo decennio di visitatori e di incassi ( da 9,5 milioni di euro a 21 milioni di euro) e la credibilità acquisita nel mondo scientifico.
Altro che degrado e stati di emergenza che, in ogni caso è ascrivibile a ben altri livelli di responsabilità e non certo ai lavoratori!
D’altra parte si può considerare “ ufficio periferico” una struttura che partecipa al bilancio con oltre il 95% delle risorse economiche?
Alla luce di quanto esposto la CGIL ribadisce la propria contrarietà alla “cancellazione” di fatto della Soprintendenza di Pompei e chiede di aprire un tavolo di confronto con il Soprintendente ed il Ministero per i Beni e le Attività Culturali per chiarire obbiettivi e ruoli al fine di costruire un modello organizzativo e funzionale che, pur nello spirito della realizzazione di una grande Soprintendenza Napoli-Pompei, valorizzi tutte le risorse umane, professionali e le singole vocazioni territoriali."
Comunicato stampa CGIL Soprintendenza di Pompei