Metalli pesanti e PCb diossino simile con concentrazioni superiori al consentito sono presenti nelle falde acquifere del sottosuolo del Vesuvio. E’ questo il risultato del monitoraggio compiuto dall’Asia di Napoli nella discarica Cava Sari di Terzigno. Qualcosa comincia a sgretolarsi nel muro del silenzio e dei documenti segregati e la verità comincia a venire a galla. E’ tutto sul documento che riportiamo in pagina, nero su bianco, con tanto di carte intestate, timbri e protocolli vari della Provincia di Napoli - Area Ambiente, Tutela del suolo e Gestione Rifiuti. L’allarme che da mesi è stato lanciato dai cittadini vesuviani trova oggi anche il riscontro scientifico con dati ufficiali degli enti chiamati al controllo e alla tutela dell’ambiente. Il documento porta la data dello scorso luglio e il monitoraggio è stato effettuato con diversi campionamenti nel periodo ottobre 2009-maggio 2010. Al termine dello stesso i firmatori, dott.Geol. Salvatore Capasso e il dirigente ing. Maria Teresa Celano chiedono all’Asia di conoscere “quali adempimenti ha posto in essere relativamente alle misure di prevenzione e di messa in sicurezza d’emergenza per la riduzione dei parametri su indicati,”. Ma la risposta temiamo di saperla già: niente. Da luglio ad oggi migliaia di tonnellate di rifiuti di tutti i generi hanno continuato a riempire il buco di Cava Sari e hanno continuato ad avvelenare il sottosuolo, le nostre acque, le nostre piante, la nostra salute. Da queste carte risulta in atto un reato ambientale e, visto l’alto rischio per la salute dei cittadini, i comitati antidiscarica chiederanno alla Procura della Repubblica il sequestro provvisorio di cava Sari e l’apertura di indagini a tutela dell’ambiente e della salute pubblica. fg