Dopo 14 mesi di restauro esposte al pubblico le 3 coppe di Ossidiana
21-11-2012 - Archivio Storico de Lo Strillone
Dopo un anno e mezzo dalla caduta che ne aveva provocato la rottura e dopo 14 mesi di restauro, le tre coppe di ossidiana da Stabiae, decorate con motivi che richiamano l´Egitto, sono nuovamente esposte al pubblico del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
La perizia dei tecnici del Laboratorio del Museo ha consentito non soltanto di ricomporre i frammenti raccolti dopo limprevedibile incidente, ma di integrare elementi delle parti strutturali e di quelle decorate. Sono infatti state trovate, in contenitori lasciati dai vecchi restauratori negli armadi del Medagliere, scaglie di ossidiana e tarsie di pietre dure non inserite allepoca della precedente ricomposizione realizzata negli anni 60 e rivista intorno al 1974; si è giunti a correggere e integrare le figurine di offerenti e quelle degli animali sacri sotto il tempietto, aggiungendo con estrema pazienza, entro il contorno di filo doro, pezzetti di lapislazzuli, malachite, diorite, corallo bianco e rosso, rendendo così meglio leggibili alcuni particolari.
Le tre pregevoli opere sono state collocate in via provvisoria nella sezione pompeiana del Museo, tra gli oggetti in faïence, anchessi ispirati allantico Egitto, in attesa di una futura sistemazione tra i materiali che attestano i contatti delle città vesuviane con la cultura, i miti e le religioni delle opposte sponde del Mediterraneo.
La perizia dei tecnici del Laboratorio del Museo ha consentito non soltanto di ricomporre i frammenti raccolti dopo limprevedibile incidente, ma di integrare elementi delle parti strutturali e di quelle decorate. Sono infatti state trovate, in contenitori lasciati dai vecchi restauratori negli armadi del Medagliere, scaglie di ossidiana e tarsie di pietre dure non inserite allepoca della precedente ricomposizione realizzata negli anni 60 e rivista intorno al 1974; si è giunti a correggere e integrare le figurine di offerenti e quelle degli animali sacri sotto il tempietto, aggiungendo con estrema pazienza, entro il contorno di filo doro, pezzetti di lapislazzuli, malachite, diorite, corallo bianco e rosso, rendendo così meglio leggibili alcuni particolari.
Le tre pregevoli opere sono state collocate in via provvisoria nella sezione pompeiana del Museo, tra gli oggetti in faïence, anchessi ispirati allantico Egitto, in attesa di una futura sistemazione tra i materiali che attestano i contatti delle città vesuviane con la cultura, i miti e le religioni delle opposte sponde del Mediterraneo.