Vitter chiude con il Savoia. Nel giorno del 104° anniversario l’ex tecnico ci raggiunge in redazione per rispondere alle accuse di Contino, mettendo fine a settimane di polemiche societarie. “Non è mia intenzione rientrare né in società, né sulla panchina – afferma Vitter - Considerato che oggi ricorre il compleanno della nostra gloriosa squadra, faccio il mio regalo: mi faccio definitivamente da parte lasciando agli altri il compito di decidere il futuro dei nostri colori. Le dichiarazioni del presidente Contino lette su “lo strillone.tv” mi fanno particolarmente rabbia. Fin quando sono stato in società ho mantenuto fede ai miei impegni, sborsando più della metà della mia quota prevista, cosa che il presidente Contino non ha ancora fatto. E non voglio considerare tutti i soldi spesi negli anni precedenti, sulle cui quote non abbiamo mai chiesto nulla a nessuno. Poi, una volta esonerato, e i motivi dell’esonero li sa solo Contino, mi sembrava umiliante per la mia dignità continuare a sborsare soldi in un progetto tecnico i cui risultati si stanno vedendo sul campo. Dire che la squadra oggi non fa punti per la mia azione destabilizzante è addirittura ridicolo. Il presidente ha fatto delle scelte tecniche e in queste scelte deve cercare la destabilizzazione che il gruppo ha subito. Se un allenatore, con una squadra neo promossa, a due punti dalla prima in classifica, doveva essere allontanato, non voglio neanche immaginare che cosa doveva capitare a chi ha condotto in prima linea le scelte tecniche: si guardi la squadra titolare e mi si dica quale acquisto risulta indovinato. I giocatori che qualcuno ha voluto fortemente nel Savoia – continua Vitter - o marciscono in panchina o stanno lavorando da qualche parte. Che fine ha fatto il nuovo Pelè tale Tartari oppure il marocchino Mansour che avrebbero dovuto farci fare il salto di qualità?” L’ex tecnico si sofferma anche sul caso Cassandro. “A proposito di Cassandro, il presidente forse non sa che io mi ero opposto alla sua cessione, e il suo procuratore lo può testimoniare. Fu il direttore Dionisio a dire che era giusto mandarlo a Foggia. Colgo l’occasione per augurare al presidente ed ai suoi collaboratori i migliori risultati possibili, con la promessa che non sentirà più parlare di Pasquale Vitter. Voglio evitare che qualche altro passo falso possa essere addebitato alle mie dichiarazioni”. Vitter chiude anche il capitolo della cordata torrese: “Gli altri amici oplontini sono liberi di scegliere cosa fare. Io personalmente mi faccio da parte. La mia quota societaria, che in realtà appartiene a mio fratello, la regaliamo senza pretendere nulla. Ritengo sia la cosa migliore da fare per il bene della società”.
Catello Germano