"Facebook non è la rappresentazione della realtà". Così, interpellato dall´Ansa, don Tonino Palmese, da anni impegnato in Campania con l´associazione Libera nella lotta per la legalità, in relazione alla nuova pagina comparsa sul social network inneggiante alla camorra e che ad oggi conta già 61mila iscritti, di cui molti giovanissimi. "Il mio invito - aggiunge don Tonino - è rivolto in primo luogo ai mezzi di comunicazione e di informazione affinché non si faccia diventare Facebook il luogo in cui si manifestano le tendenze e le opinioni delle persone". Tuttavia, pur non riconoscendo al social network un "valore rappresentativo", il sacerdote riconosce come "le pagine di Facebook possono esprimere un disagio e un´ inquietudine cui è necessario prestare attenzione e dare risposte". Una pagina, quella comparsa sul social network, che va ad aggiungersi alle altre pagine e gruppi, comparsi su Facebook, "favorevoli" alla malavita organizzata o in cui si inneggia a boss della malavita partenopea e non, come Cutolo, Riina, Provenzano. Ma non solo. Nel social network, anche giochi in cui gli iscritti, attraverso varie azioni criminose, possono virtualmente diventare camorristi, come nel caso del gioco ´Fate pagare il pizzo´, del gruppo ´Paga il pizzo´, in cui chi entra minaccia i propri amici e può imporre estorsioni virtuali o gruppi che sembrano un vero e proprio reclutamento da parte della malavita come nel caso del gruppo ´La camorra di Pomigliano´ in cui si invitano i giovani a unirsi alla banda che "darà molto lavoro da fare". "Non bisogna demonizzare Facebook - aggiunge don Tonino Palmese - che nasce come luogo di opportunità, di incontro, ma necessita di essere regolamentato da regole perché altrimenti, così come accade in ogni spazi o di convivialità, si trasforma in bagarre".