Settantanove milioni di euro per il rilancio di Pompei: quaranta già utilizzati negli ultimi venti mesi, di cui il 90% per la tutela e la messa in sicurezza dello straordinario patrimonio della città antica. Altri 39 milioni di euro (21 dalla Regione Campania e 18 provenienti dagli incassi) saranno spesi entro il 30 giugno 2010 e rientrano nel nuovo programma che sarà a breve presentato al Ministero per i beni e le attività culturali e che comprende ingenti interventi di restauro. Tre di questi riguarderanno edifici significativi come la Fullonica (attualmente aperta ma degradata), la casa di Championnet e la casa dell´Efebo, famosa per gli splendidi affreschi, entrambe chiuse e pericolanti. Sono le cifre e i prossimi obiettivi diffusi dal Commissario delegato per l´emergenza dell´area archeologica Marcello Fiori in occasione della presentazione di PompeiViva e del restauro del Termopolio di Vetutius Placidus. ´´Voglio ringraziare la Regione Campania - dichiara - perchè insieme al MIBAC stiamo portando avanti un esperimento pilota, unico in Italia, coordinando lavoro e investimenti ed aprendo una nuova fase nelle gestione dell´area archeologica più famosa del mondo´´.
“PompeiViva - spiega Fiori - è un programma per l’area archeologica ma anche uno slogan che vuol dire: conoscenza, tutela, valorizzazione con cantieri evento dove è possibile seguire le scoperte archeologiche ‘in diretta’, visite multimediali, passeggiate notturne tra gli scavi illuminati, percorsi tematici, per cicloamatori, per bambini, mostre, un archeoristorante dove gustare sapori campani doc‘’.
“Si tratta di azioni di rilancio che stanno cambiando il volto degli scavi vesuviani, sempre più fruibili e accessibili’’ nota la soprintendente Maria Rosaria Salvatore.
Le ultime novità riguardano l’archeo-agricoltura: dopo il censimento delle aree agricole demaniali passa oggi alla seconda fase il programma per la valorizzazione delle coltivazioni biologiche previsto dal protocollo d’intesa con l‘Assessorato all‘Agricoltura della Regione Campania ‘’Siamo impegnati ormai da mesi in un vasto programma di promozione e valorizzazione dell’intero comparto agroalimentare campano - spiega l‘Assessore Gianfranco Nappi - Nell´ottica di questo impegno il sito archeologico di Pompei viene ad essere luogo ideale di rappresentazione del binomio tra cultura, storia ed enogastronomia. In tal senso, dopo aver programmato la creazione del nuovo Sistema di Enoteche regionali, abbiamo avviato una intensa e positiva collaborazione istituzionale con il Commissario delegato all’Area archeologica, con cui si è deciso di promuovere e sostenere un progetto di valorizzazione delle produzioni agricole tipiche interne all’area archeologica di Pompei.
Oggi firmiamo il disciplinare fitosanitario che dovrà essere rispettato da tutti i coltivatori interni al sito, che a loro volta daranno vita a un vero e proprio marchio "Pompei", capace di mettere insieme le eccellenze agroalimentari vesuviane".
I risultati degli studi sulle coltivazioni sono racchiusi nel volume ‘I mangiafoglie’ di Annamaria Ciarallo, direttrice del Laboratorio di Ricerche Applicate della SANP (edito da l’Erma di Bretschneider).
Entro il 15 giugno aprirà anche l’Archeo-ristorante della Casina dell’Aquila, per il quale è in corso di pubblicazione un bando di rilevanza comunitaria. ‘’Il rapporto tra storia e scienza della civiltà, tutela della biodiversità e cultura agroalimentare è la chiave di conoscenza per la comprensione delle origini culturali e territoriali di un popolo - sottolinea Fiori - l’insieme gastronomico di ricette di epoca romana, dei prodotti di eccellenza della tradizione campana regala al visitatore un emozionante viaggio nel tempo e nella cultura alimentare dei romani”.
Nella giornata odierna dedicata all’archeo-agricoltura è stato presentato anche il restauro del Termopolio di Vetutius Placidus, che finora era stato visibile solo esternamente.
Molte le iniziative di PompeiViva che saranno presentate nei prossimi giorni anche a Berlino, alla più grande fiera turistica al mondo, dove per il turismo archeologico c’è grandissimo interesse.
In primavera la Domus di Giulio Polibio riaprirà al pubblico con una nuova veste in cui rigore storico e scientifico vengono coniugati con innovativi strumenti tecnologici di divulgazione. Una guida molto speciale accoglie i visitatori in una ricostruzione virtuale di forte impatto emotivo: l’ologramma dello stesso Giulio Polibio. I calchi degli utensili e arredi domestici rinvenuti durante gli scavi arricchiscono insieme ad installazioni multimediali di ultima generazione, gli usi e i costumi tramandati da questa Domus. Uno straordinario racconto sonoro, inoltre, accompagna il visitatore in un viaggio nel tempo. La visita guidata è organizzata per piccoli gruppi.
Si inaugura, inoltre, da aprile la stagione notturna di Pompei con percorsi ed eventi dedicati. Si riaccenderanno ‘Le lune di Pompei’, visita spettacolo con un nuovo percorso organizzato dall’EPT di Napoli. Da giugno l’illuminazione permanente degli scavi sarà il segno distintivo della vita notturna di Pompei.
Tra le novità del 2010, da aprile anche Pompei in bici: da Piazza Anfiteatro fino a Villa dei Misteri finalmente attivo un percorso ciclabile di circa 4 km che consente ai turisti di fermarsi presso aree attrezzate e luoghi che rivelano scorci indimenticabili del Vesuvio e degli Scavi. L’esperienza è consigliata a tutti, anche ai non professionisti. E’ possibile affittare le biciclette in loco.
Easy Pompei, è invece un percorso della durata di due ore circa rivolto ai visitatori con ridotte capacità motorie ma anche alle famiglie con bambini piccoli. Tutti possono passeggiare tra le antiche insulae di Pompei e fruire del patrimonio archeologico in maniera facile e praticabile. L’ingresso del percorso è da Piazza Anfiteatro.


Infine è stato messo a punto il percorso Arti, mestieri e professioni: passeggiando tra gli scavi è possibile approfondire le notizie sulla vita commerciale dell’antica Pompei incontrando le botteghe delle arti e degli antichi mestieri, come la Fabbrica di lucerne, la Casa del profumiere, il Vivaio e alcune botteghe riportate alle antiche attività, come quella, particolarissima, del Fabbricante di stuoie.
Si chiama Baby Pompei la sezione del programma dedicata ai bambini. Realizzate dagli esperti della Fondazione Idis - Città della Scienza, da maggio, una serie di originali attività propongono per i bambini e le loro famiglie momenti di crescita culturale attraverso il gioco. Tra i laboratori: modellatura della ceramica; il Rosso Pompeiano; un emozionante Scavo archeologico simulato; strumenti di scrittura e calcolo del passato; vulcanologia.
Dopo lo straordinario successo dell’anteprima di San Valentino, aprirà entro marzo, la Domus dei Casti Amanti, riportata alla luce nel 1987. Un sistema di passerelle sospese permette oggi di vedere, perfettamente conservati, il forno della panetteria, le due stalle con scheletri animali, un giardino fedelmente ricostruito e meravigliosi affreschi e mosaici. I visitatori assistono in diretta al lavoro degli archeologi e dei restauratori, grazie ad un cantiere di scavo trasparente.














I PROSSIMI RESTAURI

Nell’ambito del nuovo Programma del Commissario che sarà a breve proposto all’approvazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali sono stati individuati tra gli altri interventi di restauro quelli relativi a tre significative domus pompeiane: la Fullonica, aperta al pubblico ma degradata, la Casa di Championnet e la Casa di Efebo, chiuse al pubblico.

La Fullonica (Lavanderia) (Regio I, 6, 7)
Un’attività molto importante a Pompei era quella dei fullones, i lavandai, di cui esisteva addirittura una corporazione riconosciuta di mestieri. A Pompei sono state identificate numerose officine in cui si trattavano i tessuti: ben 13 lavoravano la lana grezza, 7 erano destinate alla filatura e alla tessitura, 9 alla tintura, e 18 al lavaggio.
La più rappresentativa tra queste ultime è la Fullonica di Stephanus (il cui nome compare sulla facciata esterna in una scritta elettorale; molto probabilmente il proprietario o il gestore) dove si effettuava la finitura dei tessuti nuovi ed il lavaggio e smacchiatura delle vesti usate. La fullonica venne ricavata ristrutturando una casa preesistente e destinando il piano terra all’attività lavorativa, quello superiore all’asciugatura dei panni. In un ambiente del pianoterra è stato rinvenuto un torchio in legno con elementi in ferro per la pressatura delle vesti (stiratura).

Casa di Championnet (Regio VIII, 2, 1)
L’abitazione, nei pressi della Basilica, fu scavata alla presenza del generale Championnet (fine XIII sec.), da cui prende il nome. Molto accogliente appare l’atrio, che presenta l’impluvio contornato di marmo bianco per raccogliere le acque piovane, e negli angoli quattro colonne che reggevano un piccolo tetto. Di gran pregio il pavimento dello stesso atrio, lavorato in mosaico nero, intramezzato di marmi colorati. Le camere laterali sono decorate di mosaici e pitture. Vi furono ritrovati vari oggetti d’oro, d’argento e di bronzo ed un gran numero di monete.


Casa di Efebo (Regio I, 7, 11)
La Casa è la tipica dimora del ceto medio mercantile, arricchito dai traffici commerciali. E’ composta da un aggregato di più case comunicanti, con tre porte di accesso. Il triclinio presenta un prezioso emblema in intarsio marmoreo al centro del pavimento, e nel giardino si trova il grande dipinto di Marte e Venere, con un larario addossato al castellum aquæ. Una scaletta conduceva ad una piccola abitazione connessa, avente un altro ingresso sulla strada sottoposta. La casa deve il suo nome alla statua bronzea dell’Efebo (Museo Archeologico Nazionale di Napoli), copia di un originale greco del V sec. a.C., che il proprietario dell’abitazione, P. Cornelius Tages, adattò a portalampada (lychnophoros).







IL TERMOPOLIO DI VETUTIUS PLACIDUS (Regio I, 8, 8)

I pompeiani erano soliti consumare il pranzo (prandium) per strada, acquistando focacce o gustando un piatto caldo presso i termopoli (gli antichi snack bar).

Il Termopolio di Vetutius Placidus, aperto su via dell’Abbondanza, che prende il nome da un’iscrizione elettorale sulla facciata esterna e su tre anfore rinvenute all’interno, è tra i migliori esempi rinvenuti a Pompei per il suo stato di conservazione.
Grazie al recente intervento di restauro, viene per la prima volta completamente aperto al pubblico. Per molti anni, infatti, è stato visibile unicamente dall´esterno.
La struttura tipica è semplice: un locale aperto sulla strada, con bancone di mescita in muratura, spesso decorato, in cui sono incassati i dolia (giare) per contenere cibo da consumare al momento; in uno di essi venne rinvenuto un considerevole quantitativo di monete forse abbandonato dal proprietario durante le drammatiche fasi dell’eruzione con la speranza di poterlo recuperare in un secondo momento. Sul bancone sono stati rinvenuti, inoltre, una serie di incavi di varie dimensioni, che probabilmente servivano ad identificare i tagli e la validità delle varie monete in uso all’epoca.

Di notevole pregio e ben conservato è il dipinto del Larario (edicola sacra) dipinto a tempietto con colonne corinzie. Al centro sono raffigurati i Lari ed il Genio sacrificante su di un altare non fisso, mentre ai due lati dell´edicola le divinità protettrici del commercio e del vino, Mercurio e Dioniso. Al di sotto dell´edicola sono visibili i serpenti agatodemoni (divinità considerate portatrici di prosperità ed abbondanza) che strisciano verso un´ara centrale. Talvolta i termopoli erano dotati di una o più stanze retrostanti dove poter mangiare, i cosiddetti triclini, dove si consumavano i pasti sdraiati sui letti tricliniari, secondo l’usanza greca. Nella ritrovata luminosità e bellezza degli affreschi di Terzo Stile delle pareti del triclinio del Termopolio di Vetutio Placido, di notevole pregio è il riquadro raffigurante Il Ratto di Europa con Giove nelle sembianze di un toro.Il Termopolio presenta anche un giardino interno (viridarium) con triclinio all’aperto, un tempo ombreggiato da pergole di vite con aiuole coltivate con piante aromatiche, utilizzate anche in cucina.Altri ambienti del Termopolio, aperti al pubblico, sono l’atrio con impluvio (vasca per la raccolta dell’acqua piovana), riportato alla luce con il recente restauro, il tablino (sala di rappresentanza della domus) e il cubicolo (camera da letto).
Gli interventi di restauro hanno riguardato in particolare la sostituzione delle coperture fatiscenti e la verifica dell´integrità di quelle restanti, nonché il consolidamento delle murature, delle pareti affrescate, dei pavimenti e degli intonaci delle colonne del portico e del triclinio.





ARCHEOAGRICOLTURA COMPATIBILE A POMPEI

PRIMA FASE - Indagine conoscitiva

NUMERO ASSEGNATARI: 19 COLTIVATORI

SUPERFICIE INTERESSATA: CIRCA 80.000 mq.

TIPO DI COLTURE PRESENTI
AUTUNNO-INVERNO:
FAVE E PISELLI, CAVOLFIORI E CAVOLO BROCCOLO, INSALATA, CIPOLLA
PRIMAVERA - ESTATE
POMODORO-PEPERONE-ZUCCA
SONO PRESENTI ALCUNI APPEZZAMENTI COLTIVATI A FIORI E FRONDE
(RANUNCOLO, GAROFANO, ARALIA)

SECONDA FASE
PREDISPOSIZIONE DISCIPLINARI DI DIFESA INTEGRATA IN COLLABORAZIONE CON REGIONE CAMPANIA
PRESENTAZIONE INIZIATIVA PER FIRMA DISCIPLINARI DI DIFESA INTEGRATA

TERZA FASE
PROSPETTIVE DI SVILUPPO DELL’AREA DEMANIALE ARCHEOLOGICA
in collaborazione con Assessorato Agricoltura
- coltivazione ortaggi con sistemi ecocompatibili
- possibilità di vendita delle produzioni all’interno dell’area in iniziative promozionali e/o turistiche
- possibilità di vendita in un mercato “aperto” periodico non solo a turisti ma anche a cittadini
- possibilità di costituire dei campi vetrina delle produzioni tipiche dell’area pompeiana ma anche vesuviana (Pomodoro San Marzano-Pomodorino del piennolo DOP-Lacrima Chrysti del Vesuvio DOC) con funzione didattico-turistica e anche commerciale (filiera breve con ristorante “Casina dell’Aquila”)

ATTIVITA’ DI CENSIMENTO
DELLE AREE AGRICOLE DEMANIALI ALL’INTERNO DEGLI SCAVI
Per la prima volta è stato realizzato il censimento delle aree agricole ricadenti nell’area archeologica di Pompei. Grazie alla collaborazione tra gli uffici del Commissario Delegato per l’Emergenza dell’area archeologica di Napoli e Pompei, dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania e dell’Agenzia del territorio di Napoli - In attuazione dell’articolo 1, comma 1,lett.a) del Protocollo d’intesa, sottoscritto il 13 ottobre 2009 in Pompei e dell’articolo 1 dell’Accordo operativo di attuazione del Protocollo medesimo siglato il 6 dicembre 2009 - è stata effettuata la ricognizione delle concessioni demaniali degli attuali fruitori degli appezzamenti agricoli, della delimitazione dei singoli lotti, al netto delle fasce di rispetto e delle strade di penetrazione agraria. Analogamente sono state evidenziate le diverse varietà vegetali, orticole ed arboree, attualmente in coltivazione.
La ricognizione espletata ha accertato che i terreni all’interno dell’area archeologica di Pompei, adibiti a colture agricole , coprono circa 8 ettari e i coloni attualmente assegnatari dei fondi demaniali coltivati sono in numero di 19. I prodotti coltivati sono cavolfiore, broccolo, fave e piselli, cipolle, insalata, pomodoro, peperone, melanzana mais, fiori, fronde ed ornamentali.
Sulla base di tali colture è stato redatto il disciplinare agricolo per la valorizzazione delle produzioni agroalimentari e la difesa integrata delle colture, primo passo verso l’agricoltura biologica , in coerenza con la normativa regionale, nazionale e comunitaria .













BANDO ARCHEORISTORANTE ALLA CASINA DELL’ AQUILA


Aprirà il 15 giugno l´Archeoristorante di Pompei alla Casina dell´Aquila. Il servizio sarà affidato attraverso una gara pubblica di rilevanza comunitaria il cui bando è in corso di pubblicazione. La gara è rivolta ad operatori che saranno preselezionati con criteri inerenti alla qualità di servizi già resi.
Nell’attuale gestione dell’area archeologica di Pompei particolare attenzione è volta infatti alla valorizzazione del rapporto tra storia e scienza della civiltà, tutela della biodiversità e cultura agroalimentare quale chiave di conoscenza essenziale per la comprensione delle origini culturali e territoriali.
Pompei vuole offrire ai visitatori degli scavi un itinerario dedicato all’approfondimento conoscitivo sugli usi agroalimentari al momento dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. e della successiva evoluzione verso le produzioni d’eccellenza regionali.
Il progetto è finalizzato a dare l’opportunità di sperimentare direttamente le ricette gastronomiche dell’epoca romana e della tradizione campana. I servizi di promozione, ristorazione, degustazione e mescita presso uno spazio idoneo e prestigioso, troveranno quindi la loro sintesi in un vero e proprio ArcheoRistorante di grande qualità, un luogo connotato dall’eccellenza ed attento alle produzioni tipiche e alle tradizioni campane, sia per quanto concerne l’offerta gastronomica ed enologica, che dovrà comprendere unicamente prodotti di alta qualità.
La casina dell´Aquila è una pregevole casa colonica settecentesca prima chiamata “Masseria D’Amara” e poi passata all’imprenditore Giuseppe Dell’Aquila. L´edificio segna il livello di cenere e lapillo che ricopriva la città scomparsa. Nel 1908 tornò ai coloni della zona e servì da abitazione per i dipendenti degli scavi. Nel 1983 sgombrata e ricostruita, la Casina dell’Aquila cominciò ad essere utilizzata come luogo di mostre e di incontri. Fu qui che vennero portati per la prima volta fuori del Louvre gli argenti della Villa di Boscoreale.












IN ESPOSIZIONE ALLA CASINA DELL’AQUILA
La vocazione del territorio vesuviano affonda le sue radici in un passato lontano: le produzioni floricole campane vengono già citate dagli Autori classici, ad esempio Plinio, ma la più viva, per quanto concerne il territorio pompeiano, viene dal ciclo degli Amorini Coronari nella Casa dei Vettii, che celebra la produzione di fiori per la realizzazione di ghirlande sacre e votive ed una ulteriore conferma arriva dal ritrovamento nei granai del Foro di ghirlande già preparate e a suo tempo lì esposte per la vendita.
Il clima straordinariamente mite, il suolo particolarmente fertile e l’ottima esposizione hanno fatto sì che l’area vesuviana ospitasse, a partire dalla seconda metà dell’ ‘800, una fiorente attività di floricoltura sia in termini di fiori recisi, tanto da essere concorrenziale alle produzioni di Sanremo, che di produzione di semi e bulbi.
Quando nel 1870 Carmine Faraone Mennella impiantò la sua attività di industria semenziera a Torre del Greco ampiò le sue coltivazioni a Pompei, nell’ estesissima parte ancora non scavata dell’ area archeologica.
Qualche anno dopo Francesco Bulleri esperto botanico originario di Livorno, si trasferì a Scafati , perché nelle caratteristiche pedoclimatiche della zona individuò le condizioni ideali per condurre i suoi esperimenti di “miglioramento genetico per la produzione di sementi”.
Nel 1925 Costantino Pagano, giovane tenente reduce della I Guerra mondiale, fondò sempre a Scafati l’ omonima Azienda, che alla sua prematura morte, provocata dai gas asfissianti usati in guerra, passò sotto la guida del fratello agronomo Almerico.
L’ attività di queste aziende pioniere, tra quelle più antiche che operano in Italia, raggiunse ben presto fama internazionale ed ebbe riconoscimenti unanimi.
Attualmente queste tre aziende continuano ad operare, ma solo la Pagano resta operativa in zona, anche se volta più alla commercializzazione che alla produzione di specie tipicamente mediterranee: l’ Azienda Bulleri ha trasferito le sue attività a Lucca, mentre la Faraone mennella, oggi nota come Farmen, ha il suo centro di ibridazione e di ricerca a Sarno, le cui condizioni ambientali, caratterizzate da inverni rigidi ed estati tropicali permette di selezionare semi per le più disparate fasce climatiche.
Sono eccezionalmente esposte oggi alla Casina dell´Aquila attrezzi per orti e giardini di età romana (zappa, roncola , innestatoio, rastrello, vasi da fiori) ma anche vasi per la conserva di frutti e ortaggi. Inoltre, l’industria semenziera tradizionale vesuviana è rappresentata dall´esposizione di crivelli con maglie di diverse dimensioni per la setacciatura del seme; cliché e stampi in legno e in metallo per la realizzazione delle immagini sulle bustine; timbri in metallo; lenti monoculari; foto di vecchi macchinari.