“Il primo segno di discontinuità rispetto al 1985 è che oggi, a Torre Annunziata, si parla liberamente di camorra. In quel tempo, invece, aleggiava una paura molto forte”. Il Sindaco Giosuè Starita ha concluso con queste parole l’incontro pubblico svoltosi questa mattina presso il cinema teatro Politeama di Torre Annunziata, avente ad oggetto la pellicola “Fortapasc”. Il film, appena uscito nelle sale campane, racconta gli ultimi mesi di vita del giornalista Giancarlo Siani ucciso dalla camorra all’età di ventisei anni. Al termine della proiezione, dibattito moderato dal giornalista e scrittore Ermanno Corsi. Presenti all’appuntamento anche il regista Marco Risi, ed il giovane protagonista del film, l’attore Libero Di Rienzo. Quest’ultimo insignito, ad opera del primo cittadino e dell’Assessore alla Cultura, Maria Elefante, del dono di una targa ricordo. Il film ha suscitato il forte apprezzamento del numeroso pubblico presente in sala. Il regista Marco Risi, nel prendere la parola, è stato accolto da una lunga e sincera ovazione: “questo è l’applauso più bello- ha commentato Risi – poiché proviene proprio da Torre Annunziata. Penso che questa città, a causa di qualcuno, si sia sentita in colpa per la morte di Giancarlo. Il mio augurio è che questo film, con l’aiuto di tante altre persone ed occasioni, serva a cambiare le cose non solo a Torre, ma nell’intero Paese”. Commosso ed emozionato, inoltre, l’intervento della giornalista de´ “Il Mattino”, Donatella Trotta: “Giancarlo è stato un martire, un testimone. Provo disagio e rammarico poiché, nonostante vi fossi molto vicina, non sono riuscita a conoscerlo. Quando sfogliai il quotidiano, il giorno dopo l’omicidio, fui presa da un’ulteriore spinta nel raggiungere il mio sogno. Quello di diventare giornalista”. Significative, ancora, le parole conclusive dell’intervento della Trotta: “questo film ha fornito una testimonianza importante. La camorra ha paura della scuola e della cultura più di ogni altra cosa”. Importantissima, inoltre, la presenza sul palco del magistrato Armando D’Alterio, il pm che, grazie alle sue indagini, fornì nel corso del 1993 una svolta decisiva per l’epilogo della vicenda processuale: “tutto quello che Siani disegnava nei propri articoli è stato ampiamente confermato all’interno del processo. Gli dobbiamo una giusta riconoscenza per aver aperto un vero e proprio filone. Tra l’omicidio Siani e l’arresto dei responsabili- ha poi concluso D’Alterio – è avvenuta anche la morte di Giovanni Falcone. Sono due momenti che collego. Le indagini, infatti, si riaprirono nel ’93 anche grazie agli interventi normativi dei quali Falcone fu fautore”.
SALVATORE PIRO