Cedere all’Italia dei Valori la candidatura a sindaco per le prossime elezioni comunali, sia che si tengano nel 2012, sia che si tratti di elezioni anticipate. Secondo un accordo rimasto segreto fino ad oggi nelle stanze della politica il Partito Democratico torrese avrebbe promesso ad Antonio Gagliardi, commissario cittadino del partito dell’ex magistrato, la candidatura a sindaco in cambio della fedeltà nella linea di contrasto al sindaco Starita.
Un piano sventato dalla scelta di Starita di proseguire nella linea della governabilità con Noi Sud e Udc ma che ora affiora da quell´area grigia del sottofondo della linea politica ufficiale dei partiti che già in passato ha fatto altri danni.

Questo spiegherebbe perché la sezione locale dell´Italia dei Valori sia stata repentinamente commissariata subito dopo la lacerazione nel partito che ha visto da un lato l’ex assessore al Bilancio e dall’altro l’ex segretario cittadino Nives Pagano e l’ex capogruppo Raffaele De Stefano.
Infatti, da quando il Sindaco Starita ha ufficializzato la nuova giunta, sono quattro i partiti che si sono divisi al loro interno: Partito Democratico, Sinistra e Libertà, Federazione della Sinistra e appunto Italia dei Valori. Di questi però solo il partito di Antonio Di Pietro è stato commissariato.
Un commissariamento che però lascia due dubbi: il primo sulla rapidità, la decisione infatti è arrivata in meno di 24 ore; la seconda sulla decisione di affidare il commissariamento a una delle parti in causa. Solitamente, se in una sezione cittadina di un partito si consuma una frattura tra due anime, come commissario politico viene scelta una personalità al di sopra delle parti; perché a Torre Annunziata nominare commissario Antonio Gagliardi?

E la spiegazione è probabilmente proprio in quella candidatura a sindaco.
C´ è ancora un particolare che avvalorerebbe questa ipotesi: dopo che De Stefano e Pagano accettano l’accordo con Api, Noi Sud, Progressisti per Torre, SEL e Rifondazione, sembrerebbe sia partita una telefonata da Antonio Gagliardi ai vertici regionali del partito. “Bisogna subito commissariare la sezione - avrebbe detto ai suoi referenti napoletani – abbiamo la candidatura a sindaco per le prossime comunali. Non possiamo avallare l’accordo che hanno firmato Nives Pagano e Raffaele De Stefano”.
E in meno di 24 ore arriva il commissariamento. Comprensibile d’altronde se ci si mette nei panni di un dirigente provinciale. Se il proprio partito strappa la candidatura a sindaco meglio fare da sponda sul territorio a chi quell’accordo è riuscito a chiuderlo.

Ora però il dibattito si sposta all’interno del Partito Democratico: chi avrebbe promesso a Gagliardi la candidatura a sindaco?
Due le ipotesi in campo:
1) Direttamente il segretario cittadino Porcelli;
2) Alcuni dirigenti leader di area come Di Sarno, Ricciardi e Solimeno.
In entrambi i casi si tratterebbe di un grave pasticcio politico per i democratici oplontini: nel primo perché significherebbe che il primo partito cittadino avrebbe ceduto volontariamente la leadership della futura coalizione ad un partito nettamente inferiore, Questo, ovviamente, sarebbe senz’altro un punto a sfavore del segretario; nel secondo caso perché significherebbe che ci sono alcuni dirigenti che trattano e chiudono accordi con altri partiti al posto del segretario politico.
Questa seconda ipotesi non appare campata in aria se solo ci si ricorda come è nata la candidatura a sindaco di Luigi Monaco nel 2005: il segretario dei DS Di Sarno che prova ad imporre la candidatura a sindaco di Pierpaolo Telese ai partiti del centrosinistra (in particolare l´IDV di Gagliardi e la Margherita guidata da Tommaso Solimeno), i quali però, in accordo con alcuni dirigenti diessini che non vogliono Telese sindaco e per mettere nell’angolo Di Sarno, convergono su Porcelli, all’epoca leader dei Socialisti. La sera prima della consegna delle liste Di Sarno deve decidere: abbandonare Telese per cercare un’intesa dell’ultima ora con gli altri partiti o cocciutamente far correre i DS da soli alle elezioni; Di Sarno opta per la prima ipotesi. Poche ore dopo non gli sembra vero che proprio da Solimeno gli arrivi la proposta di candidare l’avvocato Luigi Monaco, suo amico di corrente. Ed è così che all’alba dell’ultimo giorno utile per la presentazione delle liste tutto il centrosinistra, Ricciardi compreso (la presenza di quest´ultimo all’accordo fu imposta da Solimeno, cosa ovviamente, mal digerita da Di Sarno), vira repentinamente su Monaco abbandonando Porcelli che resta solo con il suo partito e i Verdi.

Di Sarno scopre tutta la trama creata alle sue spalle nel corso della campagna elettorale (è lo stesso Monaco che gli volta le spalle dicendogli che il suo referente è anche Raffaele Ricciardi, che diventerà poi il suo braccio destro nel governo della città) e ne ha conferma un mese dopo quando, diventato sindaco, Monaco non mette in cantiere nessun provvedimento concordato con Di Sarno, a cominciare dal licenziamento del direttore generale Enzo Sica, che resta al suo posto.

Questa breve cronistoria, scritta perché è giusto che i cittadini sappiano, deve far riflettere molto tanti dirigenti politici, ma soprattutto i cittadini. Perché a volte la storia si ripete, perché a volte si ha poca memoria e si dimentica che alcuni dirigenti, che appena 3 anni fa si odiavano, ora sono alleati e vanno a braccetto: a cominciare dal segretario cittadino Porcelli, la cui candidatura a sindaco nel 2005 è stata bruciata da uno dei suoi più tenaci sostenitori odierni, Lello Ricciardi;
Raffaele Di Sarno, leader dei bassoliniani, alle cui spalle proprio Ricciardi ha tramato, ora è stretto da un patto di ferro proprio con Ricciardi; Sempre Di Sarno, che non ha permesso a Ciro Portoghese di candidarsi alle comunali del 2007 con i DS, chiede ed ottiene da quest´ultimo il sostegno alle elezioni regionali per Antonio Marciano, suo referente regionale.
Luigi Monaco, attualmente alleato di Raffaele Di Sarno e Tommaso Solimeno, è stato mandato a casa dopo appena due anni da 17 consiglieri comunali che si sono dimessi in blocco. Dimissioni in blocco coordinate proprio da Di Sarno e Solimeno.
Catello Germano