Francesco Saverio Porcelli, segretario del PD di Torre Annunziata è stato ascoltato questa sera dalla Commissione provinciale di Garanzia in merito alla "richiesta di sanzioni disciplinari avanzata dagli organismi di Torre Annunziata nei confronti di iscritti che svolgono funzioni istituzionali e di governo a sostegno dell’Amministrazione Comunale della città". Detto in parole povere, la segreteria e il direttivo del PD cittadino hanno chiesto l´espulsione di Starita e con esso degli assessori e dei consiglieri PD che lo sostengono. In sostanza, mezzo gruppo consiliare dovrebbe essere cacciato via. Insieme a loro saranno cacciati via anche alcune migliaia di voti e con essi alcune migliaia di elettori, quelli in carne ed ossa, del PD.
E così, senza saperlo, sarà fuori anche la casalinga che ha votato Michele Cuomo, fuori i giovani dell´oratorio che hanno votato Enzo Ascione, fuori l´operaio dell´Enel che ha dato voti a Ciccio Donadio, fuori l´artigiano che si fida da sempre di Gaetano Veltro e fuori anche la famiglia con disagio che vota Antonio Russo Guarro. E se ci fosse ancora Andrea Fiorillo, nel PD, sarebbe fuori anche lui, visto che sostiene Starita. Ma Fiorillo dal Pd si trasferì in Sinistra e Libertà, il partito di Vendola. Peccato, ma forse qui ci penserà Luigi Monaco (spera qualche big del PD).
Ho voluto con queste poche righe iniziali sottolineare come nelle scelte politiche che si compiono, giuste o sbagliate che siano, c´è in fondo sempre un aspetto che riguarda le persone, in questo caso gli elettori. Gente che ha votato Giosuè Starita per scelta personale o perchè richiesto prima di tutto da Raffaele Di Sarno (è una sua "creatura", ndr) e poi da Raffaele Ricciardi, Tommaso Solimeno e di seguito gli altri. Se ne diceva un gran bene di questo sindaco, ora se ne dice un gran male. Ma perchè? Vediamo: forse è moralmente discutibile? frequenta ambienti della camorra? Assolutamente no, anzi. Partecipa a festini piccanti? frequenta minorenni? spreca risorse pubbliche? non lavora abbastanza? No, niente di tutto questo. E allora? Allora Starita deve essere espulso perché ha portato in giunta Noi Sud. Così dicono i reggenti dell´attuale Pd, cioè le nuove coppie di alleati formate da Di Sarno-Solimeno e da Ricciardi-Porcelli. Stessa sorte subiranno gli assessori e consiglieri del PD che lo sostengono.
Qualcuno a questo punto si chiederà: ma perchè Starita si è alleato con Noi Sud? è impazzito? ha cambiato "bandiera"? No. A mio parere ha semplicemente fatto quello che il PD e la coalizione di centrosinistra gli avevano chiesto di fare: governare la città. Un mandato poi ufficializzato dai voti degli elettori da cui Starita ha avuto fiducia diretta e piena. Quest´ultimo punto non va dimenticato. Un sindaco, una volta eletto, dopo aver ascoltato i partiti che lo hanno sostenuto deve porgere l´altro orecchio alle voci della città. A tutte le voci. Perchè un sindaco eletto, pur non dimenticando il proprio partito di riferimento, è il sindaco di tutti i cittadini. E i cittadini chiedono a Starita quello che hanno chiesto anni addietro a Cucolo e a Monaco e ai vari Porcelli, Di Sarno, Ricciardi, Solimeno e compagnia cantando: che questa città sia governata, e bene. Tralasciamo il "bene" che, per una città per certi versi poco governabile come Torre, è certamente un lusso che non possiamo ancora permetterci (lo dimostrano i risultati degli ultimi 15 anni di amministrazione), ma almeno che sia "governata".
In sostanza Starita, ad un certo punto del suo percorso amministrativo, si è trovato a dover fare i conti in consiglio comunale con le spaccature interne al PD e, per induzione, con quelle nella maggioranza di centrosinistra. Astensioni, assenze e voti contrari hanno minato più volte la sua giunta, e il ritorno al "centrosinistra puro", predicato da Porcelli & C, poiché non era garantito dai voti, lo avrebbe sicuramente portato in breve a dare le dimissioni da primo cittadino. Sarebbe stato soltanto un modo più garbato di rimuoverlo rispetto a quello utilizzato per Luigi Monaco. Starita, di fronte ad un fallimento politico personale per colpe non direttamente sue ma bensì riconducibili alla lunga faida interna al PD, ha scelto di restare alla guida della città trovando in consiglio comunale la fiducia sul suo operato e rispondendo alla legittima richiesta di governo della città.
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Da Napoli giunge voce che ci sono molte perplessità sulla richiesta di espulsione partita da Torre e che negli ultimi giorni si è allargato il fronte dei membri della segreteria e del direttivo provinciale che ritengono grave l´adozione di provvedimenti di tale drasticità nei confronti di un sindaco e di esponenti "figli" del PD. E questo anche in vista di non lontani appuntamenti elettorali. Starita è accusato di aver creato un "governo papocchio" che si regge con il sostegno in giunta di forze di centrodestra come Noi Sud. Ma occorre dire, per dovere di cronaca, che a questa soluzione Starita è giunto per dare numeri e stabilità al suo governo in consiglio comunale. Voti e stabilità che erano venuti meno per gli storici contrasti nel PD e che lo stesso Porcelli, assunto poi l´incarico di segretario, non era stato in grado di garantire a Starita.
A Napoli, a favore del primo cittadino, si sarebbero schierati i membri del direttivo provinciale dei Riformisti, dell´area Franceschini e, in particolare, quelli del gruppo del consigliere regionale Mario Casillo, il quale, dopo aver con pubbliche interviste dichiarata la sua contrarietà a quanto stava avvenendo a Torre e nel PD provinciale, si sarebbe anche recato a Roma per avvertire i vertici nazionali di un errore che potrebbe costare caro al partito. Il risultato finale di questa storia è, allo stato attuale, l´indebolimento del segretario provinciale Nicola Tremante (che con poca cautela ed accortezza politica si è sempre schierato, spada in mano, con le posizioni suggeritegli dal PD torrese) che dovrà ora fare i conti con una folta frangia interna di oppositori. E la cosa buffa (ma non tanta) di questa storia è che lo stesso Raffaele Ricciardi (coordinatore della segreteria provinciale), potrebbe essere chiamato a dare il suo aiuto per sbrogliare una matassa che egli stesso ha ben contribuito a riempire di nodi. Non è la prima volta che questo accade (infatti è già accaduto, come si legge anche dalla fedele ricostruzione degli errori interni al PD di questi anni fatta da Salvatore Izzo e ospitata dal nostro giornale, ndr Vai all´articolo), e Ricciardi farà di tutto per essere lui l´elemento centrale di unità del PD. A quel punto l´alta "ragion di partito" avrà la meglio sui mugugni e i mal di pancia, prevarrà quel "senso di responsabilità" che compare quando in lontananza c´è l´alba di elezioni, ruoli e funzioni, e d´un tratto il tappo riaperto di un tombino ingoierà ancora una volta le parole dei manifesti e delle interviste condite, a mio parere, da eccessiva "violenza" politica. A pagarne lo scotto saranno in quattro: i segretari Tremante, a Napoli, e Porcelli, a Torre, insieme a Raffaele di Sarno e Tommaso Solimeno, a malincuore, e con spalle curve, "costretti" a sostenere l’ex amico, ora nemico, Giosuè Starita. L´unico conforto per loro tutti è che non sarà stata una battaglia persa ma semplicemente inutile. E chissà, forse, da riprovare.

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Da riprovare, si. Va avanti così da troppi anni in questo PD. Più tempo ed energie sprecate a scambiarsi colpi bassi e sgambetti, e molto più tempo a discutere delle mosse dell´altro e delle contro mosse, piuttosto che a lavorare seriamente per trovare soluzioni ai problemi della città e della gente. Non ho ricordo di gravissimi contrasti nati da divergenze sui grandi temi di sviluppo cittadino che tanto appassionano i militanti di questo partito. Mi sforzo, ma non ne ricordo. Solo scontri, feroci, su persone e funzioni. Oggi vedo un partito poco umile e poco attento ai fermenti culturali e giovanili nati sul territorio, e alle reali esigenze di una città che necessita di una grande sforzo unitario per risollevarsi. Oggi vedo un partito che ricerca, a Torre come altrove, il rapporto perso con la gente mettendo in campo un "Porta a porta" di nostalgica data. Vedo un partito che usa lo "spara manifesti" per distruggere piuttosto che per costruire e mostra i muscoli di latte per coprire la propria debolezza. Vedo un Pd privo di proposte, scarso nella riflessione, disattento allo "scorciarsi le maniche" di Bersani, che non vuol dire mettersi comodi per il su e giù nei caseggiati, ma anche farsi illuminare da idee e progetti utili per la città coinvolgendo persone, associazioni e saperi cittadini. Vedo un partito che non sa ascoltare e a cui la gente parla mal volentieri perché non vede le ragioni ideali che vedeva un tempo ma soltanto una pura e distruttiva lotta di potere interna. Vedo un partito con un direttivo che è stato nominato, più che “eletto”, in sostanza con sistema “Porcellum” (la stessa legge che, giustamente, il Pd nazionale vuole cambiare), ogni area tante tessere, tot percentuale, tot nomi bloccati, alzata di mano, olè, direttivo eletto.

E fa ridere amaramente la definizione di "governo papocchio", un´efficace invenzione da titolo giornalistico infelicemente copiata per la bisogna politica di opposizione. Infelice perché un partito come il PD, riconosciuto serio ed autorevole, affida la sua posizione politica a messaggi ugualmente seri ed autorevoli. E poi perché tale definizione appare vuota nel concreto di una città morente e da salvare. L´attuale governo cittadino retto da Starita può essere giudicato adeguato o inadeguato oppure capace o incapace, valutandolo pubblicamente per gli atti che compie, o che non riesce a compiere, e non solo per le alleanze che gioco forza lo sostengono. Se davvero questo PD vuol cambiare pagina e aprire una stagione diversa, deve sfidare nel concreto l’attuale amministrazione mettendo in campo idee, progetti, soluzioni. Ma primo di questo dovrebbe aprire un confronto pubblico e autocritico con la città su quanto è accaduto in questi mesi, in questi anni; riflettere sui ritardi e sui limiti delle amministrazioni precedenti e sui suoi successi, ma anche sugli errori politici e umani commessi nel Pd, quegli errori che hanno poi portato alla nascita dell’attuale amministrazione. Si chiuda una volta per sempre quella fase e la si smetta di considerare il partito soltanto come un luogo attraverso il quale gestire potere, con un gruppo dirigente che parla a se stesso, lontano dalle reali esigenze dei cittadini.
E ancora, sappia ascoltare con umiltà la grande lezione che giunge dal lavoro silenzioso di tanti cittadini, giovani e meno giovani, impegnati nel volontariato sociale e culturale senza dimenticare l´ottimo lavoro svolto dalle vive e importanti realtà delle parrocchie cittadine. Ma non solo per dargli la pacca sulle spalle e per dirgli “quanto siete bravi”, ma per farli contare quando si decide, nel partito e nell´amministrazione, come ad esempio nei promessi, ma mai attuati, "bilanci comunali partecipati". E´ in quel luogo che la "politica" si trasforma in atto concreto, è quello il luogo in cui le risorse pubbliche, sempre più magre, devono tradursi in servizi per il cittadino e trovare la giusta ed equilibrata collocazione nell’ambito di riconosciuti e condivisi progetti sociali e culturali di sviluppo a medio e lungo termine, piuttosto che essere utilizzati per irrorare iniziative sporadiche, clientelari, dispendiose e totalmente slegate dalla realtà del territorio e da prospettive di crescita. E´ la politica, è l´amministrazione pubblica che deve mettersi al servizio della città e di chi svolge in forma volontaria una meritoria attività, e non il contrario, perchè questo è avvenuto negli anni scorsi fino al recentissimo passato. Oggi, quindi, la cosa di cui ha principalmente bisogno Torre è la partecipazione. Nessuno degli attuali protagonisti dei due campi avversi ha la bacchetta magica, né Starita né Ricciardi, né Solimeno né Ascione, né Porcelli, né Telese e potrei continuare con un lunghissimo elenco di politici e cittadini potenzialmente capaci. E´ tale e tanto il lavoro da fare a Torre che sostituire l’uno con l’altro non cambierebbe granché. E’ tutto provato, tutto sperimentato. E la volontà di abbattere Starita, che pure anima molti esponenti PD, sarebbe un danno per la città per il tempo perso tra commissariamento e nuove elezioni.
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Occorre invece partecipazione. Occorre il coraggio di aprire una nuova fase di cittadinanza attiva nei diversi campi a partire ad esempio da quello culturale.
Questa è una città che insieme alla legalità va rialzata con il lavoro e con la cultura. E le due cose non è detto che non possano camminare a braccetto. Faccio qualche esempio, così per riflettere insieme: l´istituzione di una “Consulta della Cultura”, composta da personalità del mondo dei saperi e delle associazioni, potrebbe tornare molto utile all’attuale amministrazione e a quelle che verranno poiché si ritroverebbero dotate di uno strumento utile a fornire suggerimenti, idee e messa in opera di importanti progetti di sviluppo della città garantendone negli anni la continuità delle linee guida. E poi, perché no, estendere l’esperienza in altri campi: Consulte per l’Ambiente, Consulte per l’Infanzia ed il Gioco (per dare attenzione ai diritti dei bambini, dai servizi al gioco negato), Consulte Sportive, e via di seguito. Assessori non più soli e, in alcuni casi, spaesati e mal consigliati, ma supportati ed aiutati dal confronto periodico con le realtà associative che operano sul territorio.
Ancora un esempio, piccolo e semplice: noi cittadini, abbiamo il diritto o no di sapere cosa si discute nelle Commissioni consiliari? Di quale idea-progetto si è fatto portatore negli ultimi due anni, ad esempio, il capogruppo del partito di maggioranza, Ammendola o quello dell´opposizione? Di chi e di cosa si è discusso in giunta, dove leggere gli atti? O, ancora, poter vedere da casa un Consiglio Comunale e lasciare un commento personale, positivo o negativo? Abbiamo il diritto di vedere all´opera quel tale consigliere che ci ha chiesto (e ottenuto) il voto e sapere se è all´altezza del ruolo? Oggi, con i nuovi strumenti informatici e multimediali, utilizzati in tutti questi settori, noi cittadini potremmo, in tempo reale, avere di fronte una vera e propria "casa di vetro" per conoscere, interloquire, riflettere, decidere, partecipare. Strumenti che nessun regolamento vieta anche nei dibattiti e nei direttivi dei partiti, anzi. E il PD potrebbe dare l´esempio.
Perciò, ben vengano i "porta a porta", l´incontro nel condominio, il contatto fisico, il guardarsi negli occhi e il coraggio di ascoltare le critiche, ma occorre innanzitutto dotare i cittadini di strumenti di partecipazione semplici, a portata di mano e di massa. Strumenti capaci di far superare le diffidenze nutrite verso il mondo della politica e delle stanze dei bottoni, e avvicinare nuove leve, e per la verità anche nuove intelligenze, all´impegno civile e politico.
Per concludere, e per riepilogare, il Pd deve, a mio avviso, creare dei luoghi di ascolto e imparare ad ascoltare, e se c´è qualcuno che leggendo questa nota gli è venuto il mal di pancia, penso, per il bene di quel partito, che abbia bisogno di una ripassata.

Semplici proposte, a cui sicuramente se ne potranno aggiungeranno delle altre con altri e migliori contributi, sempre che questo PD decida di non far mancare il proprio contributo con la ritrovata unità e dimostri la volontà, insieme all´intera classe politica di Torre Annunziata, di voler cedere, ora e per sempre, una parte del suo potere nella “condivisione” della gestione della cosa pubblica. Perchè "sapere è potere".
Ecco perché avrei preferito che il PD torrese, al quale sono sentimentalmente legato (penso che anche chi ha mal di pancia l´ha capito) piuttosto che affidarsi a scomuniche e provvedimenti disciplinari ed altro, avesse sfidato il “suo” sindaco Starita e la maggioranza che lo sostiene , con l’uso della critica e con l’arma della proposta. Insomma, cose concrete, meno "chiacchiere e distintivi". Ad oggi, Porcelli e il capogruppo Ammendola, insieme a Ricciardi, Di Sarno e Solimeno si sono limitati solo alla critica. Ad oggi l´amministrazione Starita stenta ad allungare il passo con decisione (per quanto detto non solo per sua responsabilità) e va sostenuta, se non altro perché al di sopra delle valutazioni soggettive sugli attuali protagonisti e dei rancori, delle ambizioni e delle debolezze umane, è la nostra città che deve essere aiutata. Molti perdono di vista questo scopo, questa missione che dovrebbe essere alla base dell´impegno politico. E anche questo è il risultato di un partito-guida dimezzato da vecchi mali, indebolito e confuso, che oggi guarda soltanto alla prossima scadenza elettorale o al miracolo della caduta di Starita. Sinceramente, credo che il popolo degli elettori del Partito Democratico, ma principalmente i cittadini di Torre Annunziata, meritino quel qualcosa in più che un PD unito potrebbe dare.
FILIPPO GERMANO