Gli ultimi due anni trascorsi ignorandoci, evitandoci. Una freddezza e un distacco nati da un dissenso dopo aver per molti anni condiviso percorsi, idee, progetti e sentimenti. Perché la politica è anche fatta di sentimenti, a volte contrapposti, capaci di farti toccare gli estremi della natura umana: la politica avvicina gli uomini così come è in grado di allontanarli, dividerli e l´emarginazione fa parte del gioco, anche se brucia molto.

Raffaele Di Sarno era un buon compagno, di quelli classici, disponibili, irriducibili. Forse è uno degli ultimi forgiato giovanissimo nei vecchi stampi del Pci, un volontario pronto a dare il cuore per le sue idee, per il suo partito, per i valori e le cose in cui credeva. Era onesto, rigoroso e sensibile e soffriva molto per i "tradimenti" di persone sulle quali contava ciecamente. Non era un cinico, un calcolatore, come ve ne sono tanti in giro, ma aveva intuito e capacità di aggregazione. Ha commesso anche errori, certo, inevitabili per la complessità della realtà torrese e per chi, come lui, ha avuto per molti anni ruoli di particolare responsabilità politica.

La morte di Raffaele è arrivata inaspettata, appresa come un pugno allo stomaco, e la conferma è giunta con la sensazione amara di una cosa perduta: mi sono accorto in quell´istante di aver rimosso dal freezer quell´amicizia che vi avevo riposto due anni fa. Ho ripensato all´amico perduto con affetto e nostalgia e ho maledetto il muro eretto dallo sciocco orgoglio umano. Riposa sereno, Raffaele, veglia sui tuoi cari e, se ti è concesso, dai forza morale e coraggio a chi ti piange in questa città.
Filippo Germano