Il preside Felicio Izzo ci parla de "Il Tema"
17-11-2010 - Archivio Storico de Lo Strillone
"Il Sogno di un allievo", è il titolo della nota inviataci dal professore Felicio Izzo preside dell´Istituto d´Arte "De Chirico" di Torre Annunziata, per parlarci del cortometraggio "Il tema", diretto da Ivan Germano, presentato a Torre venerdi 12 novembre. Izzo, esperto ed amante di cinema, ha curato la sceneggiatura di due cortometraggi di Onofrio Brancaccio, "Gli occhi sul muro" e L´inferno sotto il vulcano", e dato vita ad un laboratorio audiovisivo presso il suo istituto che ha dato i suoi primi frutti con "La strage di Sant´Alessandro", un documentario che si è distinto al I Festival del documentario di Napoli "Indooxx", ricevendo il terzo riconoscimento messo a disposizione dallOrdine dei Giornalisti della Campania.
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"Il Sogno di un allievo"
Una delle ragioni che rendono affascinante e singolarmente gratificante il mestiere dellinsegnante è la scoperta che la propria lezione non è passata come lacqua sulla roccia, ma qualche segno lha lasciato. Del tutto estranea allautentico maestro, come al più semplice dei padri, è la sindrome di Saturno, che divorava i propri figli per il timore di vederli crescere a contestare la propria supremazia. Viceversa, nello sviluppo naturale e sereno delle cose, è assolutamente consequenziale accogliere con soddisfazione e orgoglio il successo che arride, quando capita, ad un proprio figlio, ad un proprio allievo. E quanto ho provato la sera di Venerdì 12 Novembre , alla prima del cortometraggio Il tema di Ivan GERMANO. Certo, della proiezione, ho avuto direttamente notizia da lui, ma ugualmente è stata unemozione scorgere per strada i manifesti dellevento. La conferma che si trattava proprio di Ivan, quello stesso studente liceale, tra i primi frequentatori di un corso di cinema, uno dei pochi palpiti di attività extracurricolari della scuola, un corso dalle indicazioni sicuramente pompose, analisi del testo filmico, semiologia del segno cinematografico, ad esplicazione di un titolo, Le persiane di ferro, che era una metafora rubata ad uno scrittore, Kafka, che diceva di odiare il cinema perché mette luniforme allocchio ed allaga la coscienza. Era un modo di procedere per via apofatica: partire dalla negazione per arrivare alla definizione dellessere, di ciò che è. Era un modo per proclamare, con discrezione, una passione che era ed è anche quella di Ivan. Ricordo le prime sceneggiature che mi ha dato in lettura, appena quindicenne, già corredate da rigorose note di regia, ricche di indicazioni persino sui movimenti di macchina. Certo, cerano dei momenti di ingenuità, ma costituivano il segnale di un talento a cui mancava solo il necessario mestiere, lindispensabile lezione dellesperienza, la giusta dose dumiltà che porta a chiedere e ad ascoltare pur nella naturale sfrontatezza , propria dei giovani, di cercare soluzioni, di anticipare risposte. Quando questi limiti, in buona parte, sono stati rimossi, allora il risultato spontaneo è stato il cortometraggio Il tema, una prova, quindi, che si pone a conclusione, ovviamente momentanea, di un percorso che in Ivan, nonostante la giovane età, ha già più di un momento significativo. E appena il caso di ricordare, al di là delle innumerevoli prove tentate in proprio, nellassoluta e spartana economia del sintagma uomo-videocamera, il corto Sogni insonni, soprattutto per rimarcare i notevoli progressi. Perché Il tema è un cortometraggio pienamente compiuto che trova nel congegno narrativo della sceneggiatura, scritta con Andrea Cancellario, il suo tratto più distintivo: un soggetto appropriato e coinvolgente, uno sviluppo che conserva una sua densità anche nei momenti di passaggio, un epilogo singolarmente significativo, nel suo prolungato silenzio (ancora lapofatismo, appunto) che consegna alla comprensione il giusto mistero del titolo, della storia. Il tema è un cortometraggio compiuto perché risponde ad un progetto unitario dove tutto è funzionale al medesimo risultato: la scelta dei tagli, dei campi, delle inquadrature, talvolta volutamente non scolastiche e di regola, lalternanza di ritmo, tra interni più estenuati ed esterni ora cadenzati dal silenzio, ora improntati ad un dinamismo più concitato. E, sopra ogni cosa, quello straordinario maestro, nel senso rinascimentale questa volta, che è Ignazio Scassillo, autore della colonna sonora, capace, come sempre, di far parlare le immagini, di dar vita, con la musica, allanima profonda delle inquadrature, di moltiplicarne il senso e affidarle ad un percorso armonioso che trova la sua destinazione nelluniverso emozionale dello spettatore. E che arriva al cuore di chi guarda.
Forse sarà stato anche questo che ha contribuito al mio repentino allontanarmi, la sera di Venerdì, alla fine della proiezione. Allinvito di Ivan a fermarmi per il buffet, ho risposto con una battuta sulla mia impresentabile forma fisica. La verità vera era la difficoltà a mascherare la legittima commozione di vedere un ragazzo finalmente arrivato a sfiorare i capelli di un sogno che sai quanto abbia inseguito. Laugurio, Ivan, è che possiate, tra un po, correre insieme.
Felicio IZZO
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"Il Sogno di un allievo"
Una delle ragioni che rendono affascinante e singolarmente gratificante il mestiere dellinsegnante è la scoperta che la propria lezione non è passata come lacqua sulla roccia, ma qualche segno lha lasciato. Del tutto estranea allautentico maestro, come al più semplice dei padri, è la sindrome di Saturno, che divorava i propri figli per il timore di vederli crescere a contestare la propria supremazia. Viceversa, nello sviluppo naturale e sereno delle cose, è assolutamente consequenziale accogliere con soddisfazione e orgoglio il successo che arride, quando capita, ad un proprio figlio, ad un proprio allievo. E quanto ho provato la sera di Venerdì 12 Novembre , alla prima del cortometraggio Il tema di Ivan GERMANO. Certo, della proiezione, ho avuto direttamente notizia da lui, ma ugualmente è stata unemozione scorgere per strada i manifesti dellevento. La conferma che si trattava proprio di Ivan, quello stesso studente liceale, tra i primi frequentatori di un corso di cinema, uno dei pochi palpiti di attività extracurricolari della scuola, un corso dalle indicazioni sicuramente pompose, analisi del testo filmico, semiologia del segno cinematografico, ad esplicazione di un titolo, Le persiane di ferro, che era una metafora rubata ad uno scrittore, Kafka, che diceva di odiare il cinema perché mette luniforme allocchio ed allaga la coscienza. Era un modo di procedere per via apofatica: partire dalla negazione per arrivare alla definizione dellessere, di ciò che è. Era un modo per proclamare, con discrezione, una passione che era ed è anche quella di Ivan. Ricordo le prime sceneggiature che mi ha dato in lettura, appena quindicenne, già corredate da rigorose note di regia, ricche di indicazioni persino sui movimenti di macchina. Certo, cerano dei momenti di ingenuità, ma costituivano il segnale di un talento a cui mancava solo il necessario mestiere, lindispensabile lezione dellesperienza, la giusta dose dumiltà che porta a chiedere e ad ascoltare pur nella naturale sfrontatezza , propria dei giovani, di cercare soluzioni, di anticipare risposte. Quando questi limiti, in buona parte, sono stati rimossi, allora il risultato spontaneo è stato il cortometraggio Il tema, una prova, quindi, che si pone a conclusione, ovviamente momentanea, di un percorso che in Ivan, nonostante la giovane età, ha già più di un momento significativo. E appena il caso di ricordare, al di là delle innumerevoli prove tentate in proprio, nellassoluta e spartana economia del sintagma uomo-videocamera, il corto Sogni insonni, soprattutto per rimarcare i notevoli progressi. Perché Il tema è un cortometraggio pienamente compiuto che trova nel congegno narrativo della sceneggiatura, scritta con Andrea Cancellario, il suo tratto più distintivo: un soggetto appropriato e coinvolgente, uno sviluppo che conserva una sua densità anche nei momenti di passaggio, un epilogo singolarmente significativo, nel suo prolungato silenzio (ancora lapofatismo, appunto) che consegna alla comprensione il giusto mistero del titolo, della storia. Il tema è un cortometraggio compiuto perché risponde ad un progetto unitario dove tutto è funzionale al medesimo risultato: la scelta dei tagli, dei campi, delle inquadrature, talvolta volutamente non scolastiche e di regola, lalternanza di ritmo, tra interni più estenuati ed esterni ora cadenzati dal silenzio, ora improntati ad un dinamismo più concitato. E, sopra ogni cosa, quello straordinario maestro, nel senso rinascimentale questa volta, che è Ignazio Scassillo, autore della colonna sonora, capace, come sempre, di far parlare le immagini, di dar vita, con la musica, allanima profonda delle inquadrature, di moltiplicarne il senso e affidarle ad un percorso armonioso che trova la sua destinazione nelluniverso emozionale dello spettatore. E che arriva al cuore di chi guarda.
Forse sarà stato anche questo che ha contribuito al mio repentino allontanarmi, la sera di Venerdì, alla fine della proiezione. Allinvito di Ivan a fermarmi per il buffet, ho risposto con una battuta sulla mia impresentabile forma fisica. La verità vera era la difficoltà a mascherare la legittima commozione di vedere un ragazzo finalmente arrivato a sfiorare i capelli di un sogno che sai quanto abbia inseguito. Laugurio, Ivan, è che possiate, tra un po, correre insieme.
Felicio IZZO