Paura, rabbia ma soprattutto tanta disperazione, quella che si percepisce passeggiando per le stradine interne al rione Poverelli. L’incendio divampato questa mattina fa riaccende i riflettori sui problemi che attanagliano le tante famiglie che vivono in quelle palazzine divenute un ghetto: abbandonate dalle istituzioni e dalla politica.
“Passano solo in campagna elettorale – lamenta la signora Elena – L’ultima volta, infatti, è qualche mese fa, prima delle europee. Entrano, vengono a fare un giro e vanno via”.



Stradine dissestate, tombini otturati e balconi pericolanti: è questa la foto del quartiere appena si entra da via Vittorio Veneto. “Da quel balcone pericolante sono cadute diversi calcinacci, uno dei quali stava colpendo anche mia nipote mentre si recava a scuola – racconta la signora Annarita, che vive alle spalle del civico dove è scoppiato l’incendio – I problemi del quartiere dobbiamo risolverli autotassandoci, facendo fronte comune. L’istituto che gestisce le case, al quale paghiamo regolarmente il pigione, si disinteressa di ogni nostra segnalazione. Siamo completamente abbandonati”.



“L’esempio più eclatante è l’incendio di questa mattina – afferma il signor Salvatore – Abbiamo atteso quasi un’ora e chiamato numerose volte per avere i soccorsi”.
Il fuoco è divampato proprio mentre alcuni tecnici stavano intervenendo sulla condotta del gas che, stando alle testimonianze, già aveva problemi da diversi mesi. “Sono venuti prima dell’estate – continua Salvatore – hanno rattoppato e sono andati via, dicendoci che sarebbero venuti a fine agosto. La fuga di gas, però, è continuata in queste settimane”.



Il momento più drammatico l’hanno vissuto i familiari di Aurelio Venditto che, allettato ed attaccato ad un respiratore, è stato calato giù dal balcone sul retro dai ragazzi del quartiere. “Mio marito non può muoversi dal letto – ha raccontato la moglie – e nonostante questo, mentre le fiamme lambivano casa, abbiamo dovuto aspettare tanto tempo prima dell’arrivo dell’ambulanza. È solo grazie a questi ragazzi che Aurelio è ancora vivo. Potevano avvisarci qualche giorno prima di questi lavori che si sono rivelati pericolosi, così avremmo provveduto a trovare una soluzione per mio marito”.


Raffaele Perrotta