Ieri, sabato 22 gennaio, alle ore 11:00, presso l’ingresso della sede comunale di “Palazzo Farnese” la cittadinanza è stata chiamata a commemorare i drammatici fatti di “Piazza Spartaco”, avvenuti il 20 gennaio del 1921. Presenti, sotto una pioggia insistete, le delegazioni de “L’Italia dei Valori”, di “Sinistra e Libertà”, Biagio di Ruocco per il Prc, il segretario del PD Nicola Cuomo, l’ex Assessore alla Cultura dott. Antonio Ferrara, il presidente dell’Associazione Culturale “Città Viva” Enzo Guadagno, la Signora Barone, vedova dello storico Antonio Barone che con il suo volume “Piazza Spartaco”, edito nel 1974, per primo gettò luce sul doloroso episodio. Il giorno della memoria per le vittime di quel 21 gennaio era stato istituito nel 2001 per volere dell’allora Sindaco Prof. Catello Polito, che fece affiggere una lapide commemorativa sulla facciata del municipio a memoria dell’avvenimento storico ormai svanito anche dalla toponomastica della piazza, oggi rinominata “Municipio”.
Inutile polemizzare. Inutile rinnovare le parole dure di alcuni articoli apparsi nei giorni scorsi tra l’altro saggiamente stemperate nel dibattito odierno. Se una parte dei politici stabiesi, così come buona parte della cittadinanza, per non dire tutta, ha ritenuto di non dover partecipare alla celebrazione purtroppo la sconfitta non è da assegnarsi a questo o quel partito, ma alla cultura che, come sempre, è avvilita dall’ignoranza tracotante. Stamane, tra le altre cose, si ricordava che Stabiae, a parte il Diocesano, non ha un museo, non ha un luogo della memoria. Ed è apparso chiaro a tutti che i morti non possono diventare la bandiera di nessuno: né di chi li celebra, né di chi non li celebra. Essi rappresentano invece un monito costante alla difesa dei valori democratici che sono patrimonio della collettività, come ha ribadito il dott. Nicola Cuomo.
Per i presenti è stato possibile ripercorrere – grazie all’intervento del dott. Antonio Ferrara - la storia di quel lontano 20 gennaio 1921 ed assistere alla deposizione di una corona di fiori in suffragio dei caduti. Stabia nel 1920 insieme a Torre Annunziata aveva eletto una giunta comunale “rossa” di fatto distinguendosi dalla compagine politica della Provincia, ma in linea con il Biennio Rosso europeo. Il 20 gennaio di novant’anni fa la giunta comunale di Castellammare di Stabia, guidata dal sindaco Pietro Carrese, decise di intitolare l’attuale piazza Municipio, sede del governo cittadino, a “Spartaco” in onore del movimento “Spartachista” tedesco e dei suoi animatori Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, assassinati due anni prima a Berlino. La scelta toponomastica non piacque alla fazione fascista stabiese e fu presa a pretesto per iniziare una lotta senza quartiere tesa a destituire la giunta democraticamente eletta nel 31 ottobre del 1920.
Le camicie nere assediarono il Palazzo comunale costringendo i socialisti a trincerarsi all’interno. A quel punto divenne inutile la mediazione del vicesindaco Cecchi e l’intervento dei carabinieri; dopo l’uccisione del maresciallo Clemente Carlino fu scontro aperto. Alla fine del fuoco incrociato, partito ormai da ambo le fazioni, il bilancio delle vittime somigliò ad una vera e propria battaglia. Persero la vita il lattaio Sabato Amato, il marinaio Michele Esposito, e tre operai Vittorio Donnarumma, Raffaele Viesti e Francesco Larusci. Furono arrestate oltre 150 persone tra membri della giunta e militanti di sinistra, poi prosciolti da ogni capo d’imputazione. L’atto di forza – come osserva ancora Ferrara - portò alla chiusura definitiva dell’esperienza socialista anche Castellammare, secondo un copione già sperimentato a Bologna nei fatti di Palazzo D’Accursio.
NICOLA CAROPPO