Siamo a Torre Annunziata, è il 26 agosto del 1984. Un commando composto da almeno quattordici sicari arriva a bordo di un pullman e di due auto, entra nel circolo dei pescatori, nei pressi del porto e apre il fuoco. Muoiono sette persone appartenenti al clan Gionta e ne restano ferite altrettante. Quanti avranno sentito o letto questa storia? E’ la nota strage di Sant’Alessandro. Se ne occupa Giancarlo Siani quando è ancora un inviato, un “precario”. Comincia così la sua carriera di giornalista de “Il Mattino”. Dalla sede di Castellammare di Stabia viene trasferito a Napoli. Ma continua ad interessarsi alle faide camorristiche di Torre Annunziata, da lui ribattezzata “Fort Apache”. La sua condanna a morte, decisa al vertice dei clan, si consuma al Vomero nei pressi della sua abitazione, nel 23 settembre del 1985, all’età di soli ventisei anni.
Da allora il deserto della paura ha soffocato la voglia di vivere di uno dei quartieri più disagiati del comune vesuviano e di tante altre realtà “sensibili” locali. La morte e la barbarie hanno spento le intelligenze sane ed incrementato il degrado sociale. L’omertà con il suo “silenzio assordante” ha gettato nel buio senza fine un’intera popolazione.
Ma è scritto: “Il deserto rifiorirà”. Ed è doveroso riprendere la profezia di Isaia citata dal Mons. Raffaele Russo perché è per dare ossigeno alla speranza che venerdì 25 marzo 2011, a due passi dai luoghi dell’orrore, nel teatro di San Francesco di Paola, è stata ospitata la presentazione del libro “La ferita. Racconti per le vittime innocenti di camorra” a cura del drammaturgo napoletano Mario Gelardi.
La serata, condotta da Catello Germano, giornalista e direttore de “Lo Strillone” è nata grazie all’impegno di Mons. Raffaele Russo presidente dell’Associazione “Madonna della Neve e San Francesco di Paola”, un sodalizio pluriennale impegnato in prima linea nel recupero della cultura alla legalità. Dopo l’overture del brano “Il camorrista” del maestro Ignazio Scassillo, che ha meritato l’inserimento nella “Biblioteca digitale sulla camorra” attivata dall’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, Il talk ha visto protagonisti il regista Luigi Pingitore, Mons. Raffaele Russo e gli artisti Giuseppe Miale di Mauro, Giuseppe Gaudino e Pina Balzano che hanno offerto un reading di passi scelti dal libro. E’ intervenuta inoltre Beatrice Federico, vedova Pastore, portavoce della legalità e di quella che definisce la “piccola parte” avuta dal suo Lello, brutalmente assassinato per la sua integerrima onestà. Presenti le autorità cittadine, il Sindaco Giosuè Starita e l’Assessore alla Cultura Maria Elefante.
Come chiarisce Mario Gelardi “La ferita” è una raccolta di storie di vittime innocenti della camorra. Vite spezzate per un tragico scambio d’identità, come nel caso di Annalisa Durante, di Gigi Sequino e Paolo Castaldi. Persone colpevoli solo dell’essersi trovate per puro caso sulla traiettoria di un proiettile, di aver assistito da testimoni ad un’esecuzione, oppure oggetto di un fatale scambio di identità. In altri casi si racconta di magistrati, giudici, giornalisti e piccoli imprenditori che non hanno voluto piegarsi al turpe ricatto della camorra. Eroi del nostro tempo, che, consapevoli del rischio, hanno difeso fino all’ultimo respiro la propria libertà, cercando fino al martirio di portare a termine il proprio dovere.
Il progetto, di cui è attesa una trasposizione per il grande schermo curata da Luigi Pingitore, è nato dal teatro per ragazzi, in collaborazione con Roberto Saviano, giornalista e scrittore, e Conchita Sannino, inviata de “La Repubblica”, ed ha rappresentato un importante luogo di scambio d’idee per comprendere il nuovo volto della criminalità organizzata.
Durante la serata torrese non poteva mancare il ricordo delle vittime cittadine. Innanzitutto di Giancarlo Siani, la cui storia è stata affidata alla penna del giovane scrittore Angelo Petrella e per l’occasione alla voce di Giuseppe Gaudino. Poi di Raffaele Pastore, brutalmente trucidato nel novembre del 1996, ricordato nel racconto “Cani sciolti” scritto ed interpretato da Giuseppe Miale di Mauro. Infine di Matilde Sorrentino “Mamma coraggio”, che l’Amministrazione comunale commemora proprio in questi giorni, immortalata dalla giornalista Conchita Sannino e interpretata dall’attrice Pina Balzano. Il reading è stato accompagnato dalle note al pianoforte di Ignazio Scassillo il cui intervento musicale finale con brani dei film "Il postino", "Nuovo cinema paradiso" e "La vita è bella" è stato salutato da un lunghissimo applauso.
Nelle conclusioni del Sindaco Giosuè Starita un appello al cambiamento di rotta, che in parte sta già avvenendo negli ultimi anni, nonostante il degrado cittadino e lo spaccio per le strade. Dove ci si accorge che la repressione non basta è necessario condividere “le ferite” di chi ha subìto perdite per mano della criminalità organizzata. Tuttavia per anni la politica corrotta ed eletta con un sistema democratico fiaccato dai favoritismi ha contribuito al silenzio su certi argomenti. Si è evidentemente creato un vuoto di potere. Uno iato profondo scavato tra le coscienze della popolazione e il loro senso della legalità. Alla legge s’è sostituita la prepotenza, all’assenza dello Stato s’è sostituita la Chiesa. In un gioco di parti, che ha riconfigurato un quadro politico non diverso da molti altri centri campani e siciliani. Come ha chiarito mons. Russo, là dove la camorra e la mafia si autoproclamano come Stato, là dove esiste una zona “franca”, è la comunità ecclesiastica a riprogettare una possibile diffusione del senso di legalità, sprezzando i soprusi e vincendo le riluttanze.
Concludiamo dicendo che tra l’assenza della legalità e la prepotenza di chi si ritiene assoluto da ogni modello di Stato di diritto, l’esperimento di gestione delle comunità parrocchiali rimanda ad uno schema di controllo del territorio che va avanti dal Medioevo ed è forse l’unica alternativa possibile in realtà colpite dalla sfiducia nelle Istituzioni. Ebbene, in questa linea, come non ricordare l’apporto di Don Pino Puglisi, come dimenticare Don Peppe Diana e le attività che porta avanti l’Associazione “Libera” di Don Ciotti. Così come il contributo costante di Mons. Raffaele Russo e dell’ Associazione “Madonna della Neve” che con questa presentazione ha voluto dare ulteriore continuità ad un progetto di rieducazione alla legalità che prosegue da anni e che vede partecipare molti giovani provenienti da situazioni difficili. Con queste forze è stato possibile far rifiorire il deserto di “Fortapàsc”, ma la strada è ancora lunga.

“La Ferita. Racconti per le vittime innocenti di camorra”, a cura di Mario Gelardi edito da “Ad est dell’equatore”, testi di Riccardo Brun, Raffaele Cantone, Daniela De Crescenzo, Rosario Esposito La Rossa, Mario Gelardi, Ciro Marino, Giuseppe Miale di Mauro, Angelo Petrella, Peppe Ruggiero, Roberto Russo, Conchita Sannino, Daniele Sanzone, Roberto Saviano. Il testo vanta una prefazione del magistrato Raffaele Cantone, impegnato nella lotta ai Casalesi, dal titolo significativo “Eroi per caso” e una postfazione a cura di Don Tonino Palmese, intitolata “Per non dimenticare tutti gli altri”. I ricavati delle vendite del libro, già insignito del premio “Nisida”, saranno devoluti alla cooperativa “Le terre di Don Peppino Diana”.
NICOLA CAROPPO