La notizia di un vasto ed importantissimo insediamento archeologico, scoperto da qualche anno a poche centinaia di metri dagli scavi di Pompei, di fatto sacrificato per la costruzione di un centro commerciale, se confermata in tutti gli incresciosi dettagli sin qui emersi anche attraverso documenti fotografici, evidenzierebbe gravissime e continuate responsabilità da parte della soprintendenza archeologica di Napoli e Pompei che ha autorizzato e seguito i lavori, ma non avrebbe applicato tutte le opportune azioni per la tutela della totale integrità del territorio archeologico vincolato da precise leggi e dichiarato patrimonio Unesco.
Lo scempio dell’inedita area archeologica del suburbio pompeiano, che sorge in territorio di Torre Annunziata al confine con Pompei, è ampiamente documentato da un servizio pubblicato nei giorni scorsi dal settimanale “L’Espresso”.
E’ necessario che la Procura della Repubblica di Torre Annunziata avvii un’indagine per chiarire la sconcertante vicenda, accertando le eventuali responsabilità sui gravi fatti, anche per scongiurare altri danni al patrimonio archeologico individuato nell’area, nota in antichità come “Pagus Augustus Felix Suburbanus”.
Siamo preoccupati che lo scempio compiuto in quest’area archeologica, notoriamente ricca di insediamenti extraurbani sia produttivi che residenziali, tra cui la vicina “Villa dei Misteri” e la “Villa di Poppea” ad Oplontis, possa infliggere un ulteriore elemento negativo alla valutazione dell’Unesco riguardo la permanenza di Pompei e Oplontis nei siti dichiarati patrimonio dell’Umanità.

Antonio Irlando

Osservatorio Patrimonio Culturale