“Non ho intenzione di entrare nel merito della questione politica e non mi lascerò trascinare dalle polemiche che in queste ore stanno dividendo l’Ncd. Invito, tuttavia, chi continua a rovistare nel passato della mia famiglia, a guardare unicamente alla mia storia personale. Sia a livello umano che politico”. Lo dichiara il senatore Pietro Langella (Nuovo Centrodestra-Gal), dopo che alcuni organi di stampa, nei giorni scorsi e anche questa mattina, hanno riportato, con enfasi, la notizia che a lui, “figlio e nipote di due boss uccisi dalla camorra, è stata assegnata la carica di coordinatore provinciale per il partito di Alfano a Napoli”.

“A 54 anni - spiega Langella - ho compiuto un percorso di vita molto più integerrimo di tante altre persone che pure oggi fanno finta di storcere il naso. E non mi vergogno di dire che ho iniziato a lavorare a 14 anni, mentre ancora andavo a scuola, onestamente e in piena autonomia. Certo, anch’io, come tanti altri su questa terra, posso aver commesso degli errori. Ma non sono mai stato coinvolto in inchieste giudiziarie o di altra natura e la mia fedina penale resta limpida e pulita”.

“Nessuno può scegliere la famiglia in cui nascere - prosegue il senatore dell’Ncd - ma il proprio percorso sì. Perché a ciascuno è data la possibilità di non commettere gli stessi errori commessi dai propri padri”. “Nessuno - continua Langella - è umanamente in grado di spezzare i legami di sangue, né tantomeno ci è dato di poter cancellare il peso di cognomi che rimandano, inevitabilmente, al ricordo di fatti ed episodi di cronaca di cui il nostro Paese avrebbe fatto volentieri a meno. Ma il mio percorso di vita parla da solo: non ho fatto nulla di cui oggi debba pentirmi. E quanto messo in atto, in passato, dai miei familiari (l’ho detto e ribadito più volte), al pari delle loro storie, non mi è mai appartenuto. Quando nel 1995 decisi di impegnarmi in politica, lo feci anche per riscattare il nome della mia famiglia, eppure, personalmente, non mi ero sporcato le mani con nulla, né avevo cose di cui farmi perdonare. Di quali errori mi si accusa, dunque? Di quali colpe? Sono figlio ‘di’, e allora? Che c’entrano mio padre e mio zio con la mia storia di uomo prima e di politico poi? Perché questa gogna terribile? Perché tutta questa sofferenza provocata a me, a mia moglie ed ai miei figli, come se non fossimo già stati penalizzati abbastanza dalla vita? Perché questa dannazione eterna?”.

“Perché – incalza ancora il sen. Langella - ogni qualvolta vado a ricoprire un incarico di responsabilità, c’è chi tira in ballo, in maniera cinica e strumentale, la storia della mia famiglia e non parla invece degli sforzi profusi dal sottoscritto per il territorio? E’ accaduto quando fui eletto consigliere provinciale a Napoli, quando fui nominato assessore provinciale. Quando diventai Senatore. Ed oggi, che mi si offre l’incarico di coordinatore provinciale nell’Ncd”. “Sono stufo, credetemi. E chiedo solo una cosa - conclude - di essere giudicato per i fatti, non per la mia parentela. Perché non è giusto che le colpe dei padri debbano ricadere in eterno sui figli. E magari anche sui nipoti”.