E´ l´acqua il nuovo petrolio? Se l´acqua è il nuovo tipo di bene prezioso che è stato il petrolio nel 20esimo secolo, la produzione di acqua pulita avrà la stessa forza politica del movimento ambientalista in un´epoca di cambiamenti climatici?

E in tempi di scarsità d´acqua, ci sono soldi da fare?

La risposta a queste domande, secondo gli attivisti ambientalisti che partecipano a un forum mondiale sull´acqua, è sì.



La conferenza di una settimana organizzata annualmente dalle Nazioni Unite conclusasi il 22 marzo con il Giorno Internazionale dell´Acqua, a Istanbul, fa il punto sulla gestione sostenibile delle risorse di acqua fresca.

La conferenza riconosce l´acqua come un bisogno umano assoluto: le persone possono vivere anche 30 giorni senza cibo, ma solo una settimana senza acqua. Quanto può vivere una persona senza petrolio?

Oltre un miliardo di persone non hanno accesso ad acqua pulita, e 2 miliardi e mezzo sono prive di acqua per uso igienico, e l´80% delle malattie sono causate da acqua sporca.

Potrebbe sembrare un´ironia, dato che la Terra è davvero un pianeta blu, vista dallo spazio, in gran parte ricoperto dall´acqua. Ma quello di cui gli umani hanno bisogno è acqua fresca e pulita, e la maggior parte dell´acqua sulla Terra è invece salata e sporca.

Quel che è chiaro, in questa edizione del World Water Forum di Istanbul, è la nozione che la disponibilità di acqua pulita e fresca è in calo, a causa del riscaldamento globale.

"Mentre il cambiamento climatico accelera e vediamo un ciclo idrologico che muta, diminuendo l´accesso alla risorse, ci sono impatti umani diretti legati all´acqua", dice Jonathan Greenblatt, professore alla University of California di Los Angeles, che ha fatto da consulente al team di transizione alla Casa Bianca di Barack Obama alla Casa per quel che riguarda l´impegno civile e il servizio nazionale.

Se il livello del mare salirà, come gli scienziati prevedono, le regioni costiere potrebbero vedere aumentare il livello di salinità delle falde acquifere, cosa che colpirà l´accesso all´acqua fresca in quelle zone, spiega Greenblatt.

AGENDA "BLU"

In alcune aree, come la Cina centrale, la desertificazione si sta verificando praticamente alla periferia di Pechino, e le condizioni semi-desertiche cominciano ad estendersi a zone un tempo fertili, dice lo scienziato.

"Così come il cambiamento climatico è diventato parte della conversazione... credo che il blu debba diventare parte dell´agenda dei legislatori e di chi decide in politica", dice Greenblatt che usa "blu" come sinonimo di acqua.

I progetti di investimento in acqua pulita hanno un ritorno alto, dice l´Organizzazione Mondiale della Salute (Who): ogni dollaro speso in acqua e misure igieniche può portare un beneficio economico compreso tra 7 e 12 dollari.

Le agenzie sanitarie potrebbero risparmiare 7 miliardi di dollari l´anno, e i datori di lavoro potrebbero guadagnare 320 milioni di giorni produttivi l´anno per i lavoratori che hanno tra i 15 e i 59 anni, e si potrebbero anche registrare 272 milioni di giorni in più di frequenza scolastica all´anno, oltre a un miliardo e mezzo di giornate di buona salute per i bimbi che hanno meno di cinque anni, dice il Who.

Un investimento di 11,3 miliardi di dollari l´anno potrebbe generale un ritorno di 83 miliardi annui in migliore produttività e salute, dice il Consiglio di Difesa delle Risorse Naturali nel suo blog concepito per il forum (http://switchboard.nrdc.org/worldwaterday.php).

"Come molti hanno indicato nei dibattiti di questa settimana, questo ritorno costituisce un argomento molto forte a a favore della promozione della sicurezza idrica in questi difficili tempi finanziari", ha scritto Melanie Nakagawa.

Il forum sull´acqua però non è abbastanza perché il tema diventi una priorità nell´agenda politica, accusa il Wwf, secondo cui le dichiarazioni ministeriali a Istanbul sembrano più una raccolta di luoghi comuni che un piano d´azione.

Dunque il mondo ha davvero bisogno di una Giornata dell´acqua?

Forse no, dice Susan Keane, un´esperta di salute pubblica che lavora nel Consiglio di Difesa delle Risorse Naturali.

"Non so perché qualcuno debba avere bisogno di farselo ricordare, dato che è così ovviamente importante e così facilmente risolvibile", dice Keane al telefono. "La risposta è che le persone sono cieche rispetto alle cose ovvie. Non hanno fascino".
di DEBORAH ZABARENKO (Reuters)




Il Water Forum
Buco nell´acqua internazionale
Per la conferenza di Istanbul l´oro blu è un bisogno fondamentale, non un diritto
CARLO GRANDE (la Stampa)

Trentamila congressisti, una ventina di capi di Stato, 180 tra ministri e vice-ministri dell’Ambiente: ma il quinto Forum mondiale sull’acqua, meeting a cadenza triennale che si è chiuso ieri a Istanbul, non è nemmeno riuscito a raggiungere una definizione comune su cosa sia il prezioso liquido. Dopo una settimana di discussioni non c’è stato accordo, l’acqua non è un diritto ma soltanto «un bisogno fondamentale», con buona pace per quel miliardo di persone e anche più che secondo le Nazioni Unite soffrono la sete, cioè che hanno difficoltà di accesso all’acqua potabile. E soprattutto per gli otto milioni di morti l’anno provocati dalla carenza di acqua e di servizi igienico-sanitari.

Un allarme del genere - il rapporto delle Nazioni Unite, lanciato in parallelo al Forum, dice che il rischio per la Terra è che nel 2030 metà della popolazione mondiale sia assetata, ovvero che resterà al di sotto della soglia minima, primo fra tutti i continenti l’Africa – secondo molti ambientalisti andava affrontato più drasticamente. Non c’è tempo da perdere: 2,5 miliardi di uomini hanno problemi igienico-sanitari, quasi 4 mila bambini muoiono ogni giorno per la mancanza di acqua, l’inquinamento dei fiumi e delle falde aumenta a ritmi impressionanti.

Va da sé che molti esponenti della comunità scientifica internazionale riconoscono l’interdipendenza di fondo tra la carenza d’acqua e il cambiamento climatico, così come sottolinea anche il Gruppo Intergovernativo sul cambiamento climatico, l’Ipcc.

Ma il documento finale siglato nella capitale turca, nonostante sottolinei il carattere di «urgenza» nel combattere il dramma dell’«oro blu», e nonostante riconosca il diritto a «un miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie» per compiere un importante «passo verso la diminuzione in tutto il mondo dei decessi legati alla scarsità d’acqua», ignora la nozione di diritto dell’accesso all’acqua, reclamata con forza da numerose Ong (Organizzazioni non governative) e da parecchi Paesi.

Al World Water Forum è andato in scena il solito compromesso, insomma. Le associazioni ambientaliste e i gruppi d’interesse che si battono contro la mercificazione dell’acqua erano fuori dalle stanze dei potenti: nella città turca hanno però tenuto un forum alternativo e varie iniziative di protesta. Nei giorni scorsi ci sono stati anche alcuni arresti tra i manifestanti. Il Forum Mondiale dell’Acqua, d’altra parte, è organizzato dal Consiglio Mondiale dell’Acqua, «un think-tank privato – così afferma ad esempio il Forum italiano dei movimenti per l’acqua (www.acquabenecomune.org) - strettamente legato alla Banca Mondiale, alle multinazionali dell’acqua (come Suez o Veolia) e alle politiche dei governi più potenti del mondo».

Non stupisce che il testo della risoluzione non contenga una critica nei confronti delle catastrofiche privatizzazioni che – così promettevano le multinazionali - avrebbero dovuto garantire l’accesso all’acqua a tutti, né che tenga conto delle raccomandazioni espresse da molte risoluzioni del Parlamento Europeo. Di più: nel documento si parla dell’uso dell’acqua per produrre energia idroelettrica attraverso faraoniche e dannosissime dighe, dell’aumento della produzione di biocarburante: entrambi modelli economici che riproducono iniquità e ingiustizie, specialmente nelle nazioni più povere.

Ma anche nei Paesi industrializzati c’è da stare poco allegri: un ulteriore allarme è stato lanciato dalla Coldiretti, nel corso del «G8 Farmers Meeting» organizzato proprio in occasione della Giornata dell’acqua: nonostante un aumento della domanda di cibo dell’1,5% l’anno un quarto della produzione alimentare mondiale potrebbe andar perso entro il 2050, proprio per l’impatto combinato del cambiamento climatico, il degrado dei suoli, la scarsità di acqua e le specie infestanti.

«Di fronte alla crisi e ai cambiamenti climatici, se si vuole continuare a sfamare una popolazione che aumenta vertiginosamente, alle agricolture di tutto il mondo - dice la Coldiretti - devono essere garantiti credito ed investimenti adeguati, anche per la raccolta e distribuzione dell’acqua, si devono applicare regole chiare per evitare che sul cibo si inneschino speculazioni vergognose e occorre garantire trasparenza e informazione ai consumatori sui prezzi e sulle caratteristiche degli alimenti».

L’acqua insomma, dovrebbe essere considerata come un diritto umano fondamentale e inalienabile, per tutti gli uomini e le donne, i bambini del pianeta, garantito per tutti. Il controllo sull’acqua, anziché privato, dovrebbe essere pubblico, sociale, cooperativo, equo e non destinato a creare profitto; dovrebbe inoltre rispettare l’ecosistema, essere in grado cioè di preservare l’integrità del ciclo dell’acqua, comprese naturalmente le sorgenti e le falde. Principi difficili da realizzarsi, quando si considera – così è avvenuto finora - l’ambiente come un business, un deposito infinito di materie prime.