È difficile parlare di produttività economica quando si ha a che fare con un Bene Culturale. Lo è soprattutto per chi è abituato a pensare ai Beni Culturali come a “testimonianze del fare umano aventi valore di civiltà”. Ma la parola “cultura” spesso impaurisce, molto meglio parlare di economia da far girare, di management. Ed ecco che il Casino di Quisisana, una delle più antiche residenze reali del Regno di Napoli, dopo ingenti fondi stanziati per la sua completa ristrutturazione sembra paradossalmente in cerca di un’identità. Dopo aver sfidato più di otto secoli di storia, dalla Domus de loco sano, di antica fondazione angioina, ricordata dal Boccaccio nel Decamerone, alla radicale trasformazione settecentesca, quando fu meta fissa di Ferdinando IV di Borbone, la Reggia sembra essersi purtroppo persa al varco del nuovo Millennio.
Cosa farne? Per anni la risposta a questa domanda è stata chiara nell’indirizzo di fondo di trasformare la reggia in un centro culturale qualificato che facesse da volano allo sviluppo di un territorio distrutto dal terremoto degli anni Ottanta e dilaniato da numerose faide di camorra. E dunque si era pensato ad una destinazione museale ed alla fondazione di una scuola di alta formazione in restauro archeologico in collaborazione con l’Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa” di Napoli. La duplice destinazione avrebbe di certo risposto a due esigenze fondamentali per il territorio: un museo archeologico dove collocare dignitosamente le migliaia di reperti oggi stivati in scantinati inaccessibili e una scuola di restauro, dove formare chi un giorno sarà in grado di prevedere e prevenire i crolli di Pompei. Su questa linea l’Amministrazione Comunale nel 25 gennaio del 2010 firmava un accordo con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa e la Regione Campania.
Queste le premesse. Ma ora emergono problemi economici, costi di mantenimento, fondi depauperati. Il quindici gennaio scorso il Sindaco di Castellammare Luigi Bobbio ha dichiarato che la sola manutenzione della struttura costa alle casse comunali mezzo milione di euro, mentre costerebbe un milione di euro annui il mantenimento di un museo allestito al suo interno. E allora? La soluzione migliore, almeno la più immediata, è sembrata quella di affittare la Reggia per una kermesse di abiti da sposa intitolata “Tra sogni e realtà” che aprirà i battenti dal 28 al 30 gennaio prossimi. Evento che prevede nel suo programma anche un percorso storico-artistico di valorizzazione del monumento e dei prodotti tipici dell’economia locale inserendosi – come chiarisce l’organizzatore Mario Ziino - in un modello già avviato in altre residenze prestigiose dislocate nel resto della Penisola.
Così sono scese in campo le associazioni culturali riunite nel “Coordinamento per la Cultura”, per dimostrare il loro dissenso non all’iniziativa in sé, che di certo darà nuova linfa all’imprenditoria locale, ma al fatto che verrà ospitata in una Reggia di inestimabile valore storico-artistico. In prima linea “Idea Città”, il “Centro Cultura e Storia di Gragnano e dei Monti Lattari”, “Archivio Fotografico Parisio” di Napoli, “Comitato per gli Scavi di Stabia” Fondato nel 1950, “Archeoclub d’Italia – sezione di Castellammare”, “Associazione Nazionale Insegnanti Lingue Straniere”, “Associazione Italiana di Cultura Classica – delegazione di Castellammare”, “Gruppo del Liberoricercatore.it”, Gruppo “Achille Basile – Le Ali della Lettura”, Associazione “Arsnea Didattica e Cultura”, Associazione “Musearte”, Associazione “GragnanoOltre” e Associazione “Il Didrammo – Museo della Fotografia di Nocera Superiore”.
Il mese di dicembre è trascorso così in una serie di rimpalli senza conclusioni tra l’Amministrazione comunale e le Associazioni culturali. Il consiglio comunale del 13 dicembre non ha sfiorato il problema della Reggia ed in generale della situazione dei Beni Culturali stabiesi. Risultato? La kermesse di abiti da sposa ci sarà e purtroppo nessuno potrà farci niente, ma il dopo? Tolte le bomboniere e dismessi gli abiti da sposa?
Il 15 gennaio scorso il Sindaco Luigi Bobbio ha dichiarato di voler abbandonare “L’idea predicata e, purtroppo, praticata da una certa sinistra di considerare il patrimonio artistico di Castellammare come un costo fisso e improduttivo, incapace di rientrare a pieno titolo in un’azione di marketing territoriale se non sottoforma di stanchi e ripetitivi rituali simbolici”. Prosegue il Sindaco “Il dibattito sulla possibilità di destinare una parte della Reggia di Caserta a resort di lusso, sul modello di quanto si sta già sperimentando a Versailles, offre interessanti spunti di riflessione sugli utilizzi “produttivi” dei beni culturali che possono essere estesi, per analogia, anche alla Reggia di Quisisana di Castellammare di Stabia”.
E’ bene concludere dicendo che la conservazione di un Bene Culturale non può avere colorazione politica, non può essere di destra o di sinistra, perché se fosse “di parte” perderebbe uno dei suoi cardini fondamentali: il riconoscimento del Bene Culturale come espressione della cultura collettiva di una civiltà anche laddove sia il prodotto di una sparuta minoranza. In altre parole, preservare il Casino Reale di Quisisana da macchinose trame economiche che ne avviliscono l’essenza e l’identità non è trincerarsi in astrusi e desueti simbolismi di parte, ma è frutto del riconoscimento unanime del suo imprescindibile valore storico-artistico.
NICOLA CAROPPO