Quanto accaduto al Sindaco di Torre Annunziata è di una gravità inaudita. Un episodio che deve far riflettere sui rischi che si corrono operando quotidianamente come amministratore pubblico in un territorio di frontiera come il nostro, laddove le difficoltà hanno da tempo lasciato campo alla disperazione, che a sua volta, magari miscelandosi ad una certa “mentalità” criminale pur sempre presente, può degenerare in intolleranza e violenza. Un contesto che merita certamente di essere compreso, ma alla comprensione deve affiancarsi senza riserve il rifiuto e la condanna di qualsiasi atto di violenza, così come pure di qualsiasi forma di protesta o di confronto politico che oltrepassino i limiti propri della democrazia e della civiltà.
Come non esprimere solidarietà e vicinanza al primo cittadino? Come non augurargli di recuperare quanto prima la serenità che tanto è stata turbata dall’accaduto? Come non invitare tutti a riflettere su quanto diventi impotente un sindaco, come un qualsiasi amministratore pubblico, se, al di là dei giudizi politici di merito, lungo il suo percorso viene lasciato solo, senza il supporto dei cittadini e delle forze politiche e sociali?
Alla luce di ciò non può che far piacere il moto di solidarietà venuto dalla cittadinanza e da ogni colore politico. Per una volta la consueta, accesa, dialettica ha lasciato spazio ad un sol coro di sdegno contro la violenza e la criminalità, che ha trovato perfetta sintesi in un documento approvato all’unanimità dal consiglio comunale, nel quale, oltre alla vicinanza espressa a Starita, viene promossa, in una data da immaginare entro il 9 novembre, una giornata di impegno civile contro la camorra. Tutto giusto. O quasi.
Per quanto grave sia stato l’episodio incorso al sindaco, per quanto alto sia stato il rischio corso, per quanto le minacce proferite volevano trovare sostanza e forza nell’appartenenza a un clan, diciamoci la verità, quella perpetrata ai danni di Starita non è un’azione della camorra. O, almeno, risulta difficile pensare a un gesto che rientri in una precisa strategia dell’organizzazione criminale. La camorra, come ha già notato qualcuno, opera in modo diverso e di certo non minaccia col commissariato di P.S. a pochi metri.
Il riferimento alla criminalità organizzata, il cui contrasto pure dovrebbe essere un tema sempre centrale nell’azione amministrativa, rischia pertanto di essere improprio. Tanto più se si pensa alle molteplici circostanze in cui l’evocata mobilitazione civile poteva essere promossa e non lo è stato fatto, né l’Istituzione cittadina si è profusa in particolari attività.
Diversi, nel recente passato, sono stati gli episodi che avrebbero meritato la stessa enfasi del momento. Nell’agosto scorso, ad esempio, l’omicidio di un giovanissimo si consumava proprio in quell’angolo di Torre Annunziata dove soltanto un paio di mesi prima altri giovani, non asserviti a logiche criminali e pervasi unicamente da speranza e voglia di riscatto, con un’iniziativa dal basso si riappropriavano, in un clima festoso e di fiducia, di spazi da troppo tempo regalati al degrado e all’incuria. Quell’omicidio, dunque, finiva per avere, indirettamente, una forte valenza simbolica. E, con altrettanto vigore simbolico, ad esso bisognava rispondere. Chi scrive auspicò che l’Amministrazione promuovesse una qualche forma di mobilitazione che vedesse coinvolta la cittadinanza in uno sforzo collettivo di riappropriazione degli, uso un’espressione cara a Starita, “spazi di agibilità democratica”. Niente di niente.
E, ancora, come non ricordare la circostanza del 23 settembre u. s., quando, nel giorno in cui ricorre il suo assassinio, Giancarlo Siani venne ricordato facendo sfilare per le strade di Napoli la sua Mehari, guidata dallo scrittore Roberto Saviano? Furono in molti a chiedersi, con non poche polemiche, perché nulla fosse stato fatto per tentare di far coinvolgere anche Torre Annunziata, comune dal quale Siani era corrispondente, nell’iniziativa.
Qualcuno potrebbe dire: ma se non ora, quando? Quando, se non ora che ad essere minacciato è stato il rappresentante dello Stato sul territorio, sarebbe giusto ed opportuno fare appello alla cittadinanza e chiederne una mobilitazione, un impegno accanto alle Istituzioni? Ma, forse, il vero interrogativo è un altro: perché proprio ora? Ed è qui che potrebbe nascere la tentazione di fornire risposte maliziose.
Perché il pur grave episodio consumatosi ai danni di Starita potrebbe avere un risvolto positivo ed insperato per il primo cittadino. Perché capita nei giorni in cui si è posta fine, anche se senza troppe garanzie per la tenuta della maggioranza, ad una crisi politica durata quasi tre mesi, che in certi momenti ha assunto contorni tragicomici e dalla quale certamente la Città non ha tratto giovamento. Perché rappresenterebbe uno “spot” importante per un’Amministrazione che, va ricordato, è pur sempre oggetto di indagini volte ad accertare se vi siano state in essa infiltrazioni di natura criminale. Perché, quindi, è un tema che può consentire, almeno momentaneamente, di sottrarsi alla gragnuola di polemiche dell’ultimo periodo.
Sono certo, però, che Giosuè Starita voglia essere il primo a sottrarsi al gioco di un’eventuale manipolazione strumentale degli autentici sentimenti di solidarietà e vicinanza che, sulla spinta emotiva di queste ore, gli sono giunti da più parti. Così come sono certo che Lei, prof. Izzo, nella sua nuova veste di assessore alla Cultura del comune di Torre Annunziata, abbia contezza dell’importanza anche della “cultura della memoria” e di quanto contino certi simbolismi.
In una data non molto lontana, il 23 novembre prossimo, ricorre il triste anniversario dell’omicidio di Raffaele Pastore, un figlio della nostra terra che ha osato ribellarsi ai soprusi della malavita, un’autentica vittima della camorra. Facciamo di quel giorno, al riparo da qualsiasi possibile lettura strumentale, un giorno di autentico impegno civile. Anzi, facciamo di quella data la giornata in cui Torre Annunziata, ogni anno, scende in campo contro la criminalità e ricorda tutte le vittime innocenti della camorra. Con la speranza che questa mia proposta, che trova il pieno sostegno dell’associazione Centro Comune, di cui faccio parte, e del relativo gruppo consiliare, possa rappresentare uno spunto per il suo primo provvedimento da assessore e che possa presto essere “istituzionalizzata” dal consiglio comunale.

Claudio Bergamasco
Membro direttivo Centro Comune