L´identikit di Giuseppe Maresca. Il ras che sapeva fuggire
06-05-2014 - Archivio Storico de Lo Strillone
Un uomo che sapeva fuggire. Tanto agli arresti quanto agli agguati. Questo lidentikit ideale di Giuseppe Maresca, 47 anni, pluripregiudicato del clan Gallo Cavalieri, freddato stamattina in pieno centro città.
Stavolta la vittima, ritenuta elemento di spicco nel controllo delle estorsioni e del traffico di stupefacenti per conto del clan, in eterna lotta contro i Gionta, non è riuscito nella cosa che faceva meglio. Fuggire ad un destino quasi sempre segnato. Come in quella notte dell11 marzo 2012 quando, allinterno della centralissima Pizzeria Stella Verde, Maresca scampò dun soffio la morte, raggiunto da un colpo di pistola al torace esplosogli contro da un sicario, poi datosi alla fuga. Lagguato provocò anche il ferimento di un avventore abituale del locale, centrato al gluteo da un proiettile vagante. Per lex ras dei Gallo, al contrario, la folle corsa in ospedale, un delicato intervento chirurgico, la prognosi riservata ed un esito insperato: la salvezza. Allinterno del clan rivale serpeggiava rammarico e nervosismo per lesecuzione fallita. Non siamo riusciti ad ammazzarlo, leloquente commento trascritto nellordinanza di custodia cautelare che, di lì a breve, smantellerà la nuova cupola dei rampolli dei Gionta. Maresca, insomma, era considerato una sorta di ras fortunato. Quella stessa fortuna che gli consentì, la sera del 29 settembre 2012, di sfuggire al blitz che portò in cella cinque dei suoi complici. I cosiddetti Colonnelli della cosca. Lui, al contrario, iniziò una lunga latitanza, interrotta però bruscamente, 168 giorni dopo, il 16 marzo 2013. Quella sera Maresca si arrese, scovato dopo 5 mesi di indagini serrate in un appartamento al primo piano di via Diaz, a Boscoreale. A quellepoca, lAntimafia lo etichettò come uno dei massimi esperti nel controllo del traffico degli stupefacenti in città. Poi la scarcerazione e la successiva sottoposizione al regime di sorveglianza speciale. "Sorveglianza" che, stavolta, non gli ha però evitato una triste sorte da tempo segnata.
Salvatore Piro
Stavolta la vittima, ritenuta elemento di spicco nel controllo delle estorsioni e del traffico di stupefacenti per conto del clan, in eterna lotta contro i Gionta, non è riuscito nella cosa che faceva meglio. Fuggire ad un destino quasi sempre segnato. Come in quella notte dell11 marzo 2012 quando, allinterno della centralissima Pizzeria Stella Verde, Maresca scampò dun soffio la morte, raggiunto da un colpo di pistola al torace esplosogli contro da un sicario, poi datosi alla fuga. Lagguato provocò anche il ferimento di un avventore abituale del locale, centrato al gluteo da un proiettile vagante. Per lex ras dei Gallo, al contrario, la folle corsa in ospedale, un delicato intervento chirurgico, la prognosi riservata ed un esito insperato: la salvezza. Allinterno del clan rivale serpeggiava rammarico e nervosismo per lesecuzione fallita. Non siamo riusciti ad ammazzarlo, leloquente commento trascritto nellordinanza di custodia cautelare che, di lì a breve, smantellerà la nuova cupola dei rampolli dei Gionta. Maresca, insomma, era considerato una sorta di ras fortunato. Quella stessa fortuna che gli consentì, la sera del 29 settembre 2012, di sfuggire al blitz che portò in cella cinque dei suoi complici. I cosiddetti Colonnelli della cosca. Lui, al contrario, iniziò una lunga latitanza, interrotta però bruscamente, 168 giorni dopo, il 16 marzo 2013. Quella sera Maresca si arrese, scovato dopo 5 mesi di indagini serrate in un appartamento al primo piano di via Diaz, a Boscoreale. A quellepoca, lAntimafia lo etichettò come uno dei massimi esperti nel controllo del traffico degli stupefacenti in città. Poi la scarcerazione e la successiva sottoposizione al regime di sorveglianza speciale. "Sorveglianza" che, stavolta, non gli ha però evitato una triste sorte da tempo segnata.
Salvatore Piro