Avevano fatto dell´inquinamento una fonte enorme di guadagno: sette imprenditori sono stati arrestati oggi dalla Guardia di Finanza con l´accusa di traffico illecito di rifiuti, pericolosi e non. Più di sessanta le persone indagate a piede libero. I sette ritiravano liquami (acque residuali della lavorazione del vetro, ma soprattutto acque nere) che poi sversavano nelle condotto fognarie o direttamente sui campi; i militari del comando provinciale, coordinati dal colonnello Gabriele Failla e dal generale Giuseppe Grassi, hanno fotografato e filmato gli scarichi. I clienti dell´organizzazione erano centinaia: hotel, bar, ristoranti, piscine, aziende avicole; c´erano persino canili e la casa discografica del cantante Carmelo Zappulla. Il motivo per cui le richieste di intervento erano tanto numerose sta nel fatto che nel Giuglianese, zona nella quale la banda agiva in prevalenza, sono migliaia gli immobili costruiti abusivamente e dunque non collegati alla rete fognaria. Per poche centinaia di euro gli autotrasportatori consentivano ai clienti di svuotare vasche e pozzi neri: 100.000 tonnellate, secondo i calcoli degli investigatori, i rifiuti liquidi smaltiti in pochi anni, nonostante i molteplici sequestri di automezzi subiti. I profitti realizzati in questo modo vengono calcolati intorno ai 10 milioni di euro. In altri casi i clienti ignoravano che lo smaltimento dei liquami fosse illegale e pagavano tariffe più alte, come se i rifiuti venissero portati in discariche autorizzate. Sono anche stati accertati casi in cui i liquami ritirati in precedenza siano stati versati nei pozzi neri non ancora colmi di altri clienti, i quali anziché farseli svuotare se li trovavano ulteriormente riempiti. Migliaia le conversazioni telefoniche intercettate e sintetizzate dai militari. Leggendole si comprende bene il vorticoso giro di affari della banda, spesso così oberata di "lavoro" da avere difficoltà a sversare i liquami. In alcuni casi gli autisti, conversando con i datori di lavoro, mostravano preoccupazione per il rischio di venire fermati e denunciati o addirittura di venire picchiati da chi avesse assistito alla scena. Per questo compito disgustoso e anche rischioso per la salute venivano spesso impiegati immigrati africani pagati pochi euro. Nell´ordinanza di custodia cautelare, i giudici sottolineano la pervicacia della banda e l´ostinazione nel commettere il reato: "Innegabilmente tutti i soggetti risultano inseriti in una stabile e persino plurigenerazionale attività svolta con i metodi sfacciatamente irregolari... Non può essere sottaciuto che costoro abbiano dimostrato una particolare pervicacia delinquenziale risultando del tutto indifferenti rispetto ai controlli e conseguenti sequestri operati per analoghe attività nel corso degli anni, che non hanno mai attenuato di fatto la loro illecita attività ed i loro traffici illeciti". Per queste ragioni, ai giudici è apparso "doveroso" e "persino inevitabile" accogliere le richieste di custodia cautelare in carcere avanzate dai pm.