C´era una volta una piccola isola posta a 3700 km dalla costa occidentale dell’ America del Sud che ospitò una sofisticata società agricola.
L´isola di Pasqua.
Aveva un clima semiarido, mitigato però da una fitta foresta che intrappolava e tratteneva l’ acqua.
I suoi 7000 abitanti coltivavano la terra e allevavano polli, pescavano e vivevano in piccoli villaggi.
Cominciarono, però, a scolpire grandi statue di pietra: alte fino a otto metri, esse venivano trasportate attraverso l’ isola fino ai luoghi cerimoniali facendole rotolare sui tronchi d’ albero.
Presto, l’ isola fu completamente denudata, gli alberi abbattuti per far posto all’ agricoltura, per gli usi domestici, per costruire capanne e canoe, per trasportare le enormi statue Ahu.
A poco a poco la carenza di alberi costrinse molte persone a vivere nelle caverne.
Non si potevano costruire le canoe e le imbarcazioni di canne non erano in grado di affrontare lunghi viaggi.
Il terreno denudato, era ormai soggetto all’ erosione e impoverito.
A partire dal 1600 la civiltà dell’ Isola di Pasqua regredì verso condizioni primitive.
Senza alberi e senza canoe, gli isolani si trovarono intrappolati, incapaci di sfuggire al loro destino.
Consapevoli di essere isolati dal resto del mondo, gli abitanti dovettero sicuramente rendersi conto che la loro esistenza era fortemente a rischio, ma non furono in grado di escogitare un sistema di sopravvivenza che consentisse loro di trovare il giusto equilibrio con l’ ambiente.
Le risorse vitali furono consumate fino all’ esaurimento.

C´era una volta un territorio alle pendici del Vesuvio.
Terra di fuoco e lapilli, ma fertile e generosa.
Gli indigeni cominciarono a coltivarla e ad amarla a dispetto delle eruzioni e l´uva, la frutta e i pomodorini avevano il sapore e il profumo della forza del Vulcano.
L´ingordigia, uno spirito criminale e la ricerca di una ricchezza senza futuro, spinsero però, i capi delle popolazioni ad aprire la poipria terra a veleni e sostanze tossiche di stato e di camorra.
Il Vulcano si riempì di ferite non più rimarginabili.
Le popolazioni tentarono di opporsi e di combattere il progetto per la loro morte certa, ma la repressione fu violenta e senza pietà.
Le risorse vitali furono consumate fino all´esaurimento.
Non furono scolpite enormi statue di pietra, ma costruiti altissimi monumenti di rifiuti ed ecoballe.
Solo ciò rimase....